Il caso di Checco Zalone e dell’insulto omofobico su Canale 5 anima i social: nel 2017 serve ancora dire “Fr*cio” per fare ridere?
Checco Zalone è probabilmente, almeno stando agli incassi al cinema, il più apprezzato comico italiano degli ultimi anni. Eppure anche lui stavolta sceglie di ricorrere a una banalotta omofobia per solleticare gli umori del pubblico.
Non è la prima volta che i numeri di Zalone giocano sull’omosessualità e quindi non sarebbe una delusione così inattesa il suo scivolone a Music. Eppure stavolta qualcosa è sembrato diverso: il personaggio di Zalone di solito è un guitto, ma in modo strumentale. Con le sue fisime provinciali e i suoi malcostumi ignoranti è lo specchio attraverso cui deridere e mettere alla berlina la grettezza dell’italiano medio.
Anche la canzone “uomini sessuali”, che certamente dice “Sono gente tali e quali come noi normali” appariva subito così surreale e grottesca da irridere non tanto l’omosessuale, quanto chi poteva essere percepito vicino a pensare tali sciocchezze.
A Music, dove un Paolo Bonolis assiste impotente, non c’è nessuno strumento per riscattare la grettezza di Checco, qui c’è un’intera gag costruita su una presunta e schematica omosessualità, ovviamente basata sui soliti cliché, i vestiti, i capelli e l’apparenza, che infine chiama, inevitabile quasi, l’uso della parola fr*cio per dare il via a risatine da quarta elementare.
In fondo è un problema che la comicità, non solo italiana, si porta dietro da sempre: la caduta nello stereotipo, nei bassi istinti per avere una risata facile. Quasi una prassi in Tv: forse Zalone stesso lo sa e per questo non andava sul piccolo schermo da due anni. Forse era meglio così.
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Io non so di quale cultura questo cosiddetto comico, abbastanza insulso e dal linguaggio fortemente dialettale, usufruisca, ammesso che ne abbia una, oltre alla becera ignoranza e all'orrenda inconscia e castrante morale cattolica, di cui in questi giorni abbiamo un chiaro e deprimente esemoio.
A me colpisce anche che oggi Gramellini sul Corriere ci inviti a non dare troppo retta alla cosa un po' per banalizzarla nel quotidiano. Mi piacerebbe sapere se il radical chic Gramellini e il suo Corriere dei buoni sentimenti farebbero lo stesso discorso se un comico avesse fatto lo stesso show sui neri, sugli ebrei, sulle donne, sugli handicappati. Forse no, eh?
Potrebbe venire citato per plagio da Martufello. Mi sarebbe piaciuto che Luca avesse detto qualcosa sui vari episodi di intolleranza avvenuti nella sua Puglia l'estate scorsa.