UNISEX CONTRO PLATINETTE

Francesca Mazzuccato dichiara: il futuro è unisessuale. E si sfoga: "Detesto le drag da Costanzo Show, servono solo a se stesse".

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3 min. di lettura

Scrive Martine Rothblatt ne "L’Apartheid del sesso":

"Nel terzo millennio l’orientamento sessuale evolverà verso un modello unisessuale, perché a poco a poco i tipi "maschile " e "femminile" si dissolveranno. Persone con qualsiasi tipo di genitale si sentiranno libere di identificarsi come oliva,magenta, corallo, ebano o bianco,oppure come femme, butch, duri, teneri o trans. Con questo continuum di possibilità sessuali le etichette gay, etero,e persino bisessuale perderanno significato. Le persone si innamoreranno di persone….

Inoltre sarà più facile che i ruoli sessuali siano visti come fluidi, capaci di cambiare da un giorno all’altro, o da un anno all’altro"

Io sono molto d’accordo con queste affermazioni.

Penso a individui capaci di impossessarsi del corpo. Lavorarci sopra, ibridarlo, modificarlo, valorizzarlo. Che cercano il sesso che desiderano, che più gli corrisponde. Oppure si fermano a metà.

Tasselli di puzzle per tutti, donne , uomini, individui non identificati che possono ritrovare le più intime pulsioni accantonate per i condizionamenti culturali. "Segni senza referente" , come li definisce Maria Nadotti.

Io credo che questo sia il nostro potere, che debba essere per tutti un diritto. Soffriamo sotto un’apartheid sessuale che è tanto ingiusta quanto irreale. La divisione giuridica degli individui in maschi e femmine prende il potenziale continuum di identità sessuale di cui godiamo alla nascita e lo forza in un calco binario dove la mascolinità si pone in alternativa alla femminilità. Dall’avvento dell’unisessualità, in cui credo, sorgerà una nuova umanità, una nuova specie più bella e più felice che avrà come scopo fondamentale di garantire a tutti , per diritto di nascita, una vita sana e piena. L’ho dichiarato più volte. Quindi sono al di sopra di ogni sospetto. E allora consentitemi uno sfogo.

Non ne posso più di certe drag queen che imperversano nelle trasmissioni televisive. So che è impopolare dirlo, ma non le reggo. Sono capricciose, permalose, cantano, ballano, sono tuttologhe, psicologhe, politologhe (è recente la notizia che Pannella ha proposto a Platinette di candidarsi alle prossime elezioni, meglio lei di Grillini in parlamento, più folclore e meno contenuto, un po’ come con Cicciolina)

UNISEX CONTRO PLATINETTE - platinette2 - Gay.it

Certo vanno di moda, sono diventate un fenomeno mediatico. Sono le sciamane del nuovo millennio, sono tutte le figliolette di "Priscilla". Ormai anche le commesse le conoscono, le vediamo al Costanzo Show, a "Uomini e Donne", nei contenitori domenicali. Una vera overdose. Le apparizioni di Platinette , secondo voi, hanno fatto del bene al movimento gay, lesbico, bisex, transgender, o sono servite solo al suo portafoglio?

Vederle mi produce ormai la stessa sensazione di una indigestione di zucchero filato rosa. Appiccicose, colorate, inutili. Hanno perduto tutta la carica trasgressiva, il messaggio di libertà di cui erano portatrici. Lo hanno svenduto a Maurizio Costanzo, per un po’ di lustrini, per qualche applauso. E’ di Platinette l’edificante dichiarazione: "Ero uno sconosciuto depresso e obeso, sono diventata un’esperta di comunicazione"

La televisione italiana permette questi deliri e non mi frega se li fa un uomo con la parrucca o uno con la cravatta, sono sempre stupidaggini. E’ la voglia di apparire, apparire e basta, vanificando tutto il resto. Infilarsi una parrucca, scosciarsi ed esserci.

E dire che il fenomeno, nato negli Stati Uniti era forte, potente. Da noi arrivano sempre le rimanenze di magazzino. In America c’era Reagan tanti anni fa, da noi c’è adesso Berlusconi. E le nostre drag sono lontane da Divine o da altre, famose, gloriose. Enfatizzano le caratteristiche sterotipate della femminilità per far contento un pubblico che le vuole così. L’Italietta della domenica applaude uomini che si vestono da donna, sicuramente omosessuali, anzi checche, come pensano le famiglie sedute a tavola mentre le osservano danzare con le parrucche bionde un po’ storte. E nello stesso modo applaudono i tentativi che fa Maria de Filippi di ballare, o i maghi, o Alba Parietti. Tutto quello che la televisione propina allo spettatore medio con encefalogramma quasi piatto, coltivato con cura in questi anni da Berlusconi e da Mediaset, viene accettato. E perde ogni forza, ogni potenza.

Ma non si dovrebbe, tra l’altro, uscire dagli stereotipi tipici della "femminilità" e della "mascolinità"?

In altro modo, per enfatizzarli e parodiarli, occorre ironia, anarchia, potenza sovversiva. Che non c’è. Non esiste. Trovate che le drag queen nostrane siano sovversive? Non credo che facciano un buon servizio al movimento gay. Organizzano feste che servono solo a certi vip in disarmo per riciclarsi e a loro per mettersi in mostra e affilare le unghie laccate contro altre colleghe.

Almeno all’inizio c’era del gusto teatrale. Poi sono debordate ovunque, vischiose, onnivore.

Il sistema le ha assimilate per neutralizzarle. Non dimentichiamoci che esistono situazioni sommerse, diritti calpestati, persone omosessuali che devono nascondersi, transessuali che vivono in condizioni di vero disagio (fate un salto a Genova, nel vico della Croce Bianca). E anche persone transessuali che sul transgender hanno lavorato seriamente, con impegno, hanno scritto libri importanti e sono state delle vere pioniere, come Helena Velena.

E’ lontano dai lustrini televisivi che bisogna andare a cercare la realtà. Per conoscerla, raccontarla, e magari lottare per modificarla.

di Francesca Mazzucato

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