CITTA’ DEL CAPO – Con la firma del Vicepresidente Phumzile Mlambo-Ngcuka il Sud Africa è ora ufficialmente il primo paese del continente africano ad avere legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, attraverso l’istituto delle Unioni Civili. La firma dell’ufficializzazione è stata posta con un giorno di anticipo rispetto al termine ultimo fissato dalla Corte Costituzionale, che lo scorso anno aveva stabilito che negare a dei cittadini il loro diritto alle tutele del matrimonio a causa del loro orientamento sessuale era una discriminazione alla quale il Parlamento avrebbe dovuto ovviare entro dodici mesi. Il Marriage Act, legge sui matrimoni, è stato modificato con l’introduzione della definizione di «unione volontaria tra due persone», che può essere celebrata attraverso il matrimonio o l’unione civile. Il Sud Africa nel 1994, dopo la fine dell’Apartheid, è stato il primo paese al mondo ad avere una Costituzione che proibisce espressamente ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale delle persone. Su questa base non si può pretendere di trattare tutti allo stesso modo se a tutti non viene data la possibilità di vedere riconosciuta e tutelata la propria vita familiare, col proprio compagno o compagna. La nuova legge è stata approvata dal Parlamento con 230 voti a favore e 41 contrari, lasciando ai pubblici ufficiali il diritto di esonerarsi dall’incarico per motivi di coscienza o di credo religioso.
Il clero cristiano e i gruppi di fede musulmana hanno contrastato con ogni mezzo a loro disposizione questa legge volta all’ottenimento di uguaglianza tra tutti i cittadini, raccontando che avrebbe violato la ”santità” del matrimonio. La Conferenza Episcopale dei Vescovi Cattolici del Sud Africa ha accusato la politica di aver tradito la volontà della maggioranza della popolazione, dimenticando – o facendo finta di non considerare – che questa norma era appunto rivolta a proteggere i pari diritti di una minoranza della popolazione. Nei mesi scorsi questi movimenti religiosi hanno fatto in modo che venissero mandate in onda trasmissioni radiofoniche omofobe sul tema e organizzato numerose dimostrazioni pubbliche di protesta contro il riconoscimento pubblico delle unioni omosessuali. Melanine Judge, portavoce dell’associazione GLBT “Out” ha dichiarato che questo tipo di comportamenti ha costretto l’intera popolazione «a confrontarsi col radicato pregiudizio e intolleranza verso gay e lesbiche. È la realtà di tutti i giorni. È stato un processo abbastanza pauroso vedere quale livello di odio è stato apertamente espresso contro questa minoranza.»
Fortunatamente non tutto lo spettro dei movimenti religiosi e spirituali ha posizioni ancora ferme a mille anni fa. Janine Pressman, un pastore donna della Glorious Light Metropolitan Community Church di Pretoria, spera di poter celebrare le prime cerimonie per coppie same-sex già questo fine settimana se tutta la documentazione necessaria sarà stata presentata per tempo e Deborah Bell della Deo Gloria Family Church, da sempre sostenitrice dei matrimoni gay, ha detto a Peace Reporter che «La questione della percezione dell’omosessualità da parte della società è molto complessa, visto che ogni società in ogni parte del mondo ha una componente di omofobia. È anche vero però che in molte città del Paese, Città del Capo in primis, gli omosessuali sono ormai accettati.» Una realtà ben diversa rispetto a quella di altre zone del continente africano, dove l’omosessualità è in molti paesi ancora perseguita dal codice penale. (Roberto Taddeucci)
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