Lettera a Claudio Martini: “Io ho scelto di essere lesbica”

Silvia, dipendente della Regione Toscana, scrive al presidente criticando l'immagine scelta contro l'omofobia. Martini: "Dovevamo andare al cuore del problema. L'omosessualità non è contronatura".

Lettera a Claudio Martini: "Io ho scelto di essere lesbica" - martini silviaBASE - Gay.it
3 min. di lettura
Gentile Presidente Martini,

le scrive una sua dipendente, funzionaria, precaria, donna, intelligente, piacevole alla vista e all’udito, stamattina agghindata con dei bei tacchi rosso radicchio, ottima cuoca, amante della musica popolare e attualmente "molto innamorata di una donna" e quindi lesbica.

Insomma Presidente io mi chiamo Silvia, ed oltre ad essere lesbica sono tante altre belle cose e ci terrei proprio a tenermi il mio bel braccialettino con scritto il mio nome. L’omosessualità è solo una parte di me come lo è la mia musica, le mie gonne colorate, la mia faccia bella svegli di stamani mattina, la mia croce sulla scheda elettorale.
Ma quale scienziato dell’età vittoriana le è venuto a dire che l’omosessualità è uno sbaglio della natura? Le donne combattano da millenni contro la strumentalizzazione della natura che le ha costrette ad essere madri perchè questo era il loro ruolo assegnato da madre natura, a non lavorare e guadagnare quanto gli uomini perchè madre natura le aveva dato un cervello più piccolo di quello degli uomini, a non svolgere certi lavori perchè madre natura le aveva dato muscoli più deboli di quelli degli uomini.

Ad un certo punto ci si è messa pure la chiesa che le ha volute madonne e angeliche. E invece no: le donne sono arrabbiate e le omosessuali, meno political correct, incazzate. Io sono omosessuale perchè lo voglio. Perché, dopo una vita etero, a 30 anni ho incontrato una donna e mi sono innamorata perdutamente. Adesso ho 37 anni e se questa storia finirà, nel mio futuro ci potrà essere un uomo, una donna, non ‘importa, ci sarà la persona di cui mi innamorerò.

Io sono omosessuale e mi prendo le responsabilità di questa mia scelta. Non mi nascondo dicendo che è stata "madre/padre/zia" natura a farmi questo scherzo. Mi sono innamorata e ho scelto di vivere un amore.

Io voglio essere omosessuale perchè con le donne sono felice, ho un dialogo più profondo, una sessualità più soddisfacente che mi da immenso piacere, una infinita comprensione e quando andiamo all’ikea ci divertiamo come pazze.

Se domani mi innamorerò di un uomo quale braccialettino mi metterà? Quello del transgender? Mi chiamerà "esposito" o "innocenti" perchè senza identità? Invece di fare manifesti dica ai suoi dipendente di avere un linguaggio più rispettoso delle differenze e punisca certi linguaggi. Sappia che io convivo quotidianamente con persone che parlano di "schifosi finocchi" o di "donne così brutte che son diventate lesbiche perchè nessuno se le trombava".
Ovviamente non mi firmo perchè, come il suo manifesto dice chiaramente, c’è ancora troppo da fare e da capire. L’omosessualità è un fatto personale e ognuno ci approda da un percorso diverso ed è quindi impossibile pretendere di stabilire regole e norme.

Gentile Presidente le auguro di innamorarsi presto di un uomo così da capire che l’omosessualità potrà avere per lei un significato addirittura diverso dal mio. Allora perché voler dare un’unica spiegazione ad una questione che nasce da motivazioni sempre diverse, personali, talvolta, ma solo talvolta naturali?
Mi sa che la sua casella postale si intaserà in questi giorni e così forse capirà quanti diversi percorsi portano donne e uomini a scegliere di voler vivere rapporti omosessuali.

Un abbraccio lesbico
Silvia

Carissima Silvia,

le risponde un uomo di cinquantasei anni, tunisino di nascita, amante della musica classica, temporaneamente presidente di regione e casualmente eterosessuale.
I percorsi di ciascuno di noi, si sa, sono unici e irripetibili: c’è chi a pochi anni manifesta un orientamento di tipo omosessuale, chi esplode nell’adolescenza, chi arriva a scoprirlo in età avanzata, chi sceglie di non scoprirlo e se lo reprime per tutta una vita, chi opta legittimamente per la bisessualità, chi non vuole definirsi.

Le campagne di comunicazione, invece, per essere efficaci, devono andare al cuore del problema, che in questo caso è rappresentato dall’argomentazione anti-gay tipica: l’omosessualità è una precisa scelta dell’individuo, fatta in nome di un "vizio", dal quale si può uscire o con una rigida moralità, o ancor peggio reprimendolo e magari sposandosi. E devono scalfire l’opinione dei più riottosi, di quanti non vogliono saperne di prendere in onsiderazione altri punti di vista.

È una questione di natura.

Quante volte nel dibattito sull’omosessualità, magari in televisione, ha sentito espressioni del tipo "contronatura"?

Scommetto che le ha sentite. Che male c’è ad affermare che la stessa natura, quella che alcuni vorrebbero matrigna, è invece madre? E non perché quel bambino sia geneticamente omosessuale – nessuno sa ancora davvero quale è l’origine – ma perché quando si scoprirà tale, non sarà perché lo ha scelto, ma perché ha deciso di vivere una parte importante di sé.
In Italia, e pure in Toscana l’omofobia è un problema sociale: ce lo dicono gli insegnanti ed i video di Youtube, ce lo raccontano i dipendenti ed i precari di tante aziende anche pubbliche, ce lo urlano le associazioni gay e lesbiche, ce lo dice il fatto che non abbiamo diffuso una cultura che permetta a Lei di firmare la sua lettera. E questa campagna credo che colga nel segno la questione.

Cara Silvia, anch’io la voglio abbracciare. Un abbraccio solidale a lei e a quante, come lei, vivono una bella storia d’amore lesbica. E per quel bambino su venti – ce lo dice l’Oms – che in Toscana sarà omosessuale.

Claudio Martini

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