Le parole di Elena Cecchettin, all’indomani della morte della sorella Giulia, hanno aperto una breccia. Per la prima volta dai tempi del #MeToo, ma con un’energia ancora più vigorosa, il dibattito intorno al patriarcato è tornato centrale, ha infranto le pareti della bolla, valicato i confini dei circoli culturali, della stampa e dell’attivismo per sparpagliarsi dappertutto: in tram e negli uffici, sui canali della televisione generalista e a tavola, in famiglia, in coda al panettiere, in tintoria e, soprattutto, nelle piazze. In tutte le piazze che nelle ultime ore hanno accolto il grido «altissimo e feroce» di lotta e resistenza, l’appello di una marea stanca di subire le sevizie del patriarcato, o di assistervi. Soprattutto dalle piazze, dicevamo, perché è da lì che l’ideale può divenire fattuale, che il cambiamento può iniziare a concretizzarsi. Perché, come scrive Nicola La Gioia, «La piazza è per la pratica».
Quello legato ai femminicidi e ai danni del agito patriarcale è un discorso che deve appartenere senz’altro ai femminismi e senz’altro al femminile, alle donne, che ne subiscono in prima istanza le conseguenze. Ma è chiaro che il testimoniare non basta, è chiaro che serve il legiferare, serve la tutela, serve l’ascolto e servono i moto di autocoscienza, serve la decostruzione, soprattutto maschile. Il femminicidio riguarda tutti (e il maschile sovraesteso non è una svista, in questo caso), riguarda tutti i maschi, tutti gli uomini. Se non ne siamo tutti colpevoli, ne siamo tutti almeno responsabili. Perché ognuno di noi è figlio, a suo modo, di un privilegio intrinsecamente maschile: non rendersene conto è dirsi conniventi, non partecipare al fianco delle nostre sorelle è dirsi responsabili. È nel nostro cambiamento la soluzione.
Ecco cinque libri per iniziare a capire quali sono i cardini arruginiti su cui si erge la nostra idea di maschilità per poi decostruirli, appunto, e cambiare significato a questo significante.
1) Fuori le palle!, Victoire Tuaillon, ADD Editore
Autrice e giornalista, Victoire Tuaillon è da anni impegnata nell’indagine profonda del maschile. Il mondo in cui viviamo – scrive – è costruito a misura di uomo: ogni oggetto è declinato in origine al maschile, è pensato al maschile, tanto che ciò che viene spacciato per universale è in realtà un calco dello sguardo dell’uomo. Com’è successo che la costruzione artificiosa di una supposta virilità è arrivata a coprire ogni cosa, a colonizzare il pensiero fino a rendersi universale? Fuori le palle!, edito da ADD, parte da questo presupposto per analizzare le origini del dominio maschile, da un punto di vista storico, filologico, filosofico e sociale. Nulla è cambiato da quando, nel 1949, Simone de Beauvoir nel suo Secondo sesso scrive: «L’umanità è maschile e l’uomo definisce la donna non in quanto tale, ma in relazione a sé stesso». Partiamo da qui, ripensiamo insieme un’altra umanità.
2) Riscrivere la mascolinità, Josep M. Armengol, Odoya
Il titolo parla da sé: Riscrivere la mascolinità di Josep M. Armengol traccia un sentiero utile a considerare tutte le vie che conducono alle maschilità alternative. Da sempre, gli studi di genere si sono occupati e hanno dovuto occuparsi delle donne, delle loro lotte, delle loro istanze, delle loro voci, soprattutto quando queste non vengono ascoltate e anzi subiscono una marginalizzazione costante. Ora, pur occupando sempre una posizione di indubbio privilegio, è anche il maschio, o meglio la maschilità, a dover essere studiata, esplosa e riscritta. La rivoluzione sociale del nostro secolo deve restituirci una prosapia di uomini diversi. Per un futuro più equo, per una vita più felice.
3) La volontà di cambiare, bell hooks, Il Saggiatore
Considerata (giustamente!) una delle principali intellettuali del nostro tempo, bell hooks, scomparsa nel 2021, si è impegnata una vita intera nello studio dell’intersezionalità e nella divulgazione, mai stanca, di quelle che sono le basi della pratica antipatriarcale. Al contrario di molte altre femministe, hooks (scritto proprio così, in minuscolo, perché le idee valgono più del nome, perché la collettività va anteposta alla soggettività) guarda ai maschi come carnefici, certo, ma anche come vittime della loro stessa maschilità, che altro non è che un dispositivo eteropatriarcale di assoluto controllo. In La volontà di cambiare. Mascolinità e amore., la scrittrice svela con grande lucidità il funzionamento dei meccanismi che conducono all’annientamento femminile e all’ingabbiamento dei maschi ai quali la nostra società impone sempre di «diventare e rimanere storpi emotivamente». È solo nella comunione il cambiamento.
4) Uomini non si nasce, Daisy Letourneur, Fandango
Riadeguando l’assunto di Simone de Beauvoir: «donne non si nasce, lo si diventa», la scrittrice Daisy Letourneur osserva il maschile dalla prospettiva transfemminista di donna trans. La sua esperienza personale di decostruzione identitaria viene presa come esempio generale, come punto di partenza per una distruzione universale di tutti i codici del maschile. Chiamando in causa i lavori di altrə colleghə e di più notə pensatorə – da Monique Wittig a Liv Strömsquit, da Judith Butler alla già citata Victoire Tuaillon – Letourner scrive un piccolo trattato, al tempo stesso serio e divertentissimo, che offre chiavi di lettura e parla ai maschi, invitandoli a diventare alleati femministi. Uomini non si nasce!
5) Cosa vuol dire fare l’uomo?, Mica Macho, Sonda Edizioni
Quella di Mica Macho è una community nata sui social con l’obiettivo di ragionare insieme intorno ai lemmi della maschilità. Un gruppo sempre aperto e inclusivo che accoglie chiunque sia convintə (o inizi a dubitare) delle forzature del nostro ideale virile. Cosa vuol dire fare l’uomo?, Esiste davvero un paradigma inequivocabile della mascolinità?: a partire da questi interrogativi, ə ragazzə di Mica Macho intervengono per scardinare ogni stereotipia e creare finalmente un immaginario nuovo. Più libero, più accessibile.
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