Una carriera artistica decennale con molteplici mostre, apprendistati e una laurea di Belle Arti in pittura. Amy Sherald è definita come una delle artiste contemporanee più influenti, senza paura di far sentire la propria voce attraverso i suoi dipinti. È stata anche la prima donna afro-americana a vincere, nel 2016, il primo premio dell’Outwin Boochever Portrait Competition.
Durante l’accademia di Belle Arti Amy si specializza nella pittura, ma non abbandona la sua passione per la fotografia. Sono questi i due mezzi che usa per realizzare i suoi quadri, pregni di un profondo messaggio sociale che sfocia nell’attivismo per le persone nere. Prima organizza dei photoshoot nel suo studio, dove fa posare i modelli dei suoi soggetti e scatta fotografie che poi sviluppa a grandezza naturale. Poi arriva il momento di dipingere: i suoi quadri hanno pochi dettagli, una tavolozza di colori pieni ben definita, spesso con uno sfondo a tinta unita.
I suoi soggetti si trasformano in un racconto della quotidianità delle persone nere in America, ma anche di quei personaggi che, in un modo o nell’altro, hanno concentrato il discorso dell’opinione pubblica sui loro problemi. Ad esempio, un primo forte slancio alla sua carriera è arrivato quando ha avuto l’onore, così lo descrive, di realizzare un ritratto di Michelle e Barack Obama poco dopo l’elezione presidenziale che li ha visti vittoriosi.
Ma ancora, un altro suo dipinto è stato definito una delle opere d’arte fondamentali del XXI secolo. Si tratta del ritratto di Breonna Taylor, la 26enne afro-americana che il 13 marzo 2020 è stata ingiustamente uccisa da tre agenti di polizia che avevano fatto irruzione nel suo appartamento per una perquisizione.
L’obiettivo di Amy Sherald è quello di portare le persone afro-americane al centro dell’arte, nello specifico dei quadri che, per secoli, non le hanno viste dipinte. Anche per questo, spiega, è così importante per lei continuare ad affiancare alla pittura la fotografia. Quando la pittura era l’unico mezzo artistico, le persone di colore non sono mai state i suoi soggetti. È stato l’avvento della fotografia a dare agli artisti e alle famiglie nere un modo per rappresentare sé stessi e le loro comunità.
«A causa del modo in cui la storia dell’arte si è evoluta senza la voce o l’immagine dell’artista nero, penso che il mio lavoro sarà sempre quello – non credo che cambierà. È quasi come il mio manifesto. È prendere spazio, reclamare tempo e cercare di creare un cambiamento nel mondo attraverso il lavoro che realizzo. Penso che le immagini siano viste dagli occhi, ma si sentono anche col cuore.»
La più recente opera di Amy Sherald ha già fatto parlare di sé per aver rappresentato in un solo colpo la comunità nera e LGBTQ+. Si tratta di un rifacimento di una delle fotografie più celebri della storia: un marinaio che bacia una ragazza in mezzo a una Times Square in festa per la notizia della resa del Giappone e la conseguente fine della Seconda Guerra Mondiale. La fotografia, scattata da Alfred Eisenstaedt, ha fatto il giro del mondo e riempito i libri storia, ma Amy ha voluto dare il suo tocco alla narrazione.
Il suo quadro rappresenta due uomini neri, due marinai, che si scambiano un tenero bacio nella stessa posa della foto. Solo che qui niente è nascosto: a differenza della foto originale, in cui la ragazza copriva parzialmente il volto con un giornale, qui i visi dei due protagonisti sono completamente visibili.
Raccontando il quadro, Amy Sherald ha spiegato: «Siamo in uno spazio sociale in cui i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono minacciati e dove, spesso, c’è una violenza fatale contro le persone transgender e non binarie. L’affetto all’interno di quella comunità è controllato, e così entra in gioco la politica del piacere pubblico. C’è una lunga storia di censura e cancellazione che ha appesantito il bacio gay, che spesso è escluso dalla vista. Penso che stiamo vivendo un momento in cui il dispiegamento di un bacio – e in particolare un bacio gay – potrebbe essere usato come un colosso».
Sotto un altro punto di vista la foto di Eisenstaedt, o meglio il momento che immortala, è stato recentemente anche oggetto di diverse critiche. Nonostante negli anni molte coppie si siano fatte avanti sostenendo di essere i due soggetti ritratti, tutte le ricerche sembrano confermare che il marinaio e la ragazza siano George Mendonsa e Greta Zimmer Friedman. La donna, intervistata nel 2019, ha raccontato come quel momento in realtà non abbia avuto niente di romantico e che nemmeno conosceva il ragazzo: «Non è stata una mia scelta essere baciata. Il ragazzo si è solo avvicinato a me, mi ha afferrata e mi ha baciata».
Nel pieno dell’uragano del #MeToo, la storia ha scatenato non poche polemiche su consenso e molestie, distruggendo così un’immagine considerata un’icona di un tempo. Amy Sherald è riuscita a reinterpretarla dandole tutto un altro significato e rendendola parte di una conversazione tanto necessaria quanto importante. Nel frattempo, l’artista è pronta a portare in Europa le sue opere con la mostra “The World We Make”: prima tappa la Hauser & Wirth di Londra, fino al 23 dicembre.
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