Quando si supera la linea sottile tra realtà e finzione? Quanto influisce quello che vediamo sullo schermo sulla percezione di noi stessə? Esplorare la tua identità può diventare un trip allucinogeno, un incubo ad occhi aperti, ma anche un incredibile coming of age. Proprio come I Saw The TV Glow.
In una valanga di titoli queer presentati al Sundance Film Festival 2024 (che potete leggere in anteprima qui), il secondo film dellə regista Jane Schoenbrun ha messo d’accordo chiunque, promettendo di diventare il prossimo grande cult del nuovo anno.
Impossibile classificarlo: sci-fi adolescenziale? Body horror? Racconto di formazione queer? Scheonbrun si è presə ogni libertà narrativa possibile per raccontare il cosiddetto “egg crack moment“ ovvero quando “l’uovo si schiude” e per quanto hai cercato di negarlo, ammetti a te stessə che sei trans*.
È quello che succede a Owen (interpretatə sia da Ian Foreman che da Justice Smith) e Maddy (Brigette Lundy-Paine), adolescenti solə e spaesatə tra le casette a schiera della periferia americana, che trovano sollievo e connessione in The Pink Opaque, show televisivo che nel bel mezzo della notte, li fa sentire vistə. Una sensazione così viscerale da tenerlə incollatə allo schermo, a tal punto da distoglierne la realtà circostante. Tutto accompagnato da una colonna sonora che alterna tra lə tantə, lo zampino di Phoebe Bridgers, amatissima cantautrice queer della girlband Boygenius, e la regina dell’hyper-pop d’oltreoceano, Caroline Polachek.
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In un’intervista con Variety, Schoenbrun racconta che il ‘guscio’ della sua identità si è ‘rotto’ quando aveva 32 anni, e di aver iniziato a scrivere la sceneggiatura durante i primi step della sua transizione: esplorando, in un turbinio di pensieri contraddittori, quelle parti di sé mai conosciute prima, “ma che sono sempre state lì”.
Il film pesca a piene mani dagli show che hanno formato la sua adolescenza, da Buffy L’Ammazzavampiri (incluso un cameo di Amber Benson, l’attrice che interpretava Tara in Buffy, fidanzata di Willow e tra i personaggi apertamente queer della serie) a X-Files fino a Piccoli Brividi, Hai Paura del Buio?, e Twin Peaks. L’unione tra televisione anni 90 e surrealismo è per Schoenbrun una lettera d’amore a quegli show che quando era adolescente diventavano via di fuga e compagnia magica che “con un accenno di amore e bellezza” riusciva a farti sentire meno solə e isolatə. Ma al contempo, ti nascondevano da una realtà che prima o poi guarderai in faccia. Nelle parole di David Ehllrich su Indiewire: “Le cose che guardiamo talvolta ci guardano a loro volta. Guardano perfino parti di noi stessə da cui ci nascondiamo o non sappiamo ancora nominare“.
Arriverà mai in Italia? La strada dei titoli indipendenti è imprevedibile nel nostro paese. Potremmo ritrovarcelo ovunque grazie al passaparola o lasciarlo passare in sordina (come l’iconico Bottoms di Emma Sellingman, disponibile da poco su Prime Video). Sembrerebbe che i nostri distributori non sanno ancora come ‘maneggiare’ prodotti queer che non siano facilmente vendibili al grande pubblico, se non piazzandoli nel mucchio di qualche piattaforma streaming.
Ma oltre al timone A24, I Saw The TV Glow è stato prodotto da Fruit Tree, casa di produzione fondata da Emma Stone insieme al marito Dave McCary. Proprio la star di Povere Creature dichiara di essere rimasta colpita dalla visione innovativa e anticonformista di Schoenbrun, definendolo un film ‘bellissimo e profondamente personale.
“Credo che per molte persone trans* l’inizio della transizione è un periodo davvero sbalorditivo, dove tutto quello che hai accettato come realtà viene gettato dentro un flusso, e richiede un atto di fiducia incredibilmente bello e coraggioso, talvolta completamente incatalogabile, come se non avessi una mappa su dove e come la tua vita andrà” dice lə regista a Deadline “Volevo fare un film che catturasse quell’esperienza e lo facesse con onestà, perché non penso che molte persone hanno l’opportunità di fare film su questo”.
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