Il 19 novembre prossimo Andrew Garfield, indimenticato Spider-Man, sarà su Netflix con l’atteso “Tick, Tick… BOOM!“, musical diretto da Lin-Manuel Miranda nonché biopic in musica di Jonathan Larson, autore che ha rivoluzionato il mondo del teatro come ideatore di Rent, capolavoro queer anni ’90.
Il film narra la storia di Jon (Andrew), un giovane compositore di teatro che fa il cameriere in un diner di New York nel 1990 mentre scrive quello che spera diventerà il prossimo musical americano di grande successo. Pochi giorni prima di dover presentare il suo lavoro in un’esibizione decisiva, Jon è sottoposto a pressioni da ogni direzione: dalla fidanzata Susan, che sogna una vita artistica al di fuori di New York e dall’amico Michael, che ha abbandonato il suo sogno a favore della sicurezza finanziaria. Il tutto nell’ambito di una comunità artistica piagata dall’epidemia di AIDS. Il tempo scorre e Jon si trova davanti a un bivio, ponendosi la stessa domanda di tutti: cosa dobbiamo fare con il tempo che ci rimane?
Intervistato da Attitude, Garfield ha preso di petto la discussione che incombe da anni ad Hollywood, legata a “chi” dovrebbe interpretare personaggi LGBT al cinema. In “tick, tick… BOOM!” Garfield interpreta come detto Larson, compianto (ed etero) compositore e drammaturgo di Rent: “Larson era così attento alla comunità LGBT“, ha ricordato Andrew. “Sentiva un tale allineamento con queste persone che non erano solitamente incluse, supportate, amate nel modo in cui è diritto di nascita di tutti. Sapete, vedere Ronald Reagan non menzionare, non parlare di Aids per tutto quel tempo, per quanti anni e per i danni che ha provocato… Jon sentiva tutto questo come l’artista sensibile che era, ed è stato tutto quel dolore, angoscia e sofferenza ad aver creato una delle grandi opere musical del secolo scorso, che è Rent.”
“Ricordo di aver sentito questa storia che, quando aveva scritto Rent, era molto nervoso perché era preoccupato che non fosse la sua storia da raccontare perché era bianco, maschio e attratto dalle donne, ma poi ha chiesto a due suoi amici gay che lavoravano in ambito teatrale e ha detto loro: “Sentire, voglio suonarvi qualcosa in privato e voglio sapere cosa ne pensate, se dovrei tirarmi indietro o no”. Ha fatto l’intera versione one-man show di Rent per tipo tre ore, solo per loro. Ovviamente entrambi si sono ritrovati a piangere, e gli hanno detto: ‘No, devi essere il nostro portavoce, tu sei una persona, non importa chi scopi, fai parte della nostra comunità, sei un grande artista, cantautore e narratore, quindi per favore'”.
In un tragico scherzo del destino, Larson è morto all’età di 35 anni per un aneurisma aortico la mattina del primo spettacolo off-Broadway di Rent. In seguito è stato insignito del Premio Pulitzer postumo. Garfield, che qui interpreta per l’appunto un uomo eterosessuale, ha in passato interpretato a teatro Prior Walter, omosessuale, in Angels of America. Una discussione, quella degli attori etero chiamati ad interpretare personaggi omosessuale (quasi mai avviene il contrario), così affrontata dal divo.
“Ora le cose sono diverse, ovviamente, rispetto a come erano tre anni fa. Ma sì, Tony Kushner… mi ha chiesto di farlo e quella era davvero l’unica rassicurazione di cui avevo bisogno, quella era la benedizione, veniva da lui. Questo ha la meglio su qualsiasi altra cosa per me, uno scrittore del suo calibro che ha scritto questa cosa e ha avuto quell’esperienza vissuta, ha pensato che fossi la persona migliore in quel momento per comunicare le idee del suo spettacolo a un pubblico. Abbiamo fatto un’intervista insieme e la sua risposta a quella domanda è stata: ‘Beh, prima di tutto, è illegale per me chiedere ad Andrew con chi va a letto mentre lo assumo per un ruolo. Quindi, non sono affari miei con chi Andrew stia facendo sesso, vedo solo un attore che penso potrebbe interpretare la parte al meglio. Se ci limitiamo, se limitiamo gli artisti a fare solo arte, questo è in linea con il loro propria identità, allora è la morte dell’immaginazione empatica”. Io sono davvero d’accordo con questo.”
Andrew, oggi 38enne, è convinto che la discussione dovrebbe virare su un altro aspetto, ovvero sulle opporunità offerte agli artisti LGBT, ai quali da sempre i grandi studios evitano i ruoli eterosessuali. “Potrebbe esserci una persona fantastica, sconosciuta, che si identifica come omosessuale, che è un attore che ha l’età giusta, il tipo di fisico giusto e ha ancora più da offrire in quella parte del sottoscritto, ma non ci sarebbe modo di sapere che quell’attore esista. Ecco dove la conversazione diventa davvero importante, sull’opportunità, sulla rappresentazione e sulla rottura di questa sorta di limitazione bigotta e omofobica che persiste ancora. Capisco che se un attore etero fa suo il ruolo di un gay, potrebbe essere percepito come un problema. È complicato. Ma io mi chiedo, come possiamo creare uno spazio culturale, creare una cultura in cui le opportunità siano davvero uguali e non così squilibrate?“.
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