Ieri sera la comunità gay romana ha ricordato il 26enne Francesco Bertolini, assassinato a poca distanza dalle terme di Caracalla. In un silenzio commosso qualche centinaio di persone, con in mano una rosa o un gladiolo bianchi o una candela accesa, ha partecipato a mezzanotte alla manifestazione per commemorare il giovane omosessuale ammazzato e vigliaccamente abbandonato seminudo domenica notte in un cespuglio a Porta Capena. Erano presenti Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario dell’Arcigay, decine di iscritti al circolo di cultura omosessuale "Mario Mieli", che aveva organizzato la veglia, e molte altre persone, tra cui alcuni membri dell’A.Ge.Do., l’associazione dei genitori degli omosessuali. Sono stati momenti intensi e carichi di emozione, organizzati proprio sul luogo del triste delitto.
Tra la folla, turbata o sdegnata, serpeggiava anche un’enorme sconforto, un senso di insicurezza. Andrea Giuliani, del circolo Mieli, ripeteva: "Chi lo ha ucciso odia gli omosessuali, dobbiamo chiedere protezione. Questi fatti si ripetono e noi abbiamo paura." Massimo Consoli, uno dei fondatori del movimento gay italiano, ribadiva che secondo lui l’assassino non è uno straniero ma un italiano.
Wladimir Luxuria ha annunciato che ricorderà Francesco dedicandogli uno spettacolo che si terrà il 23 luglio nei giardini della Filarmonica.
Lo zio della vittima, Luciano Bertolini, è arrivato ieri dalla Maddalena, dove vive la famiglia del ragazzo, per assistere all’autopsia e riportare la salma in Sardegna, e dichiara: "Povero Francesco, è venuto a Roma inseguendo la chimera del successo, senza perdere il suo maggior pregio e difetto: l’ingenuità. Si fidava troppo di chi si mostrava gentile con lui e pensava che non ci fossero pericoli neanche in un rapporto sessuale con persone che non conosceva. Ma Roma non è la Maddalena…"
Intanto la caccia al killer prosegue. Le indagini, condotte dal vicequestore Giovanni Petrocca, hanno portato gli inquirenti ad ascoltare decine di persone, e, anche se non c’è né alcun fermo né una pista certa, non si esclude nessuna ipotesi. Potrebbe essere un indizio di qualche importanza l’auto che alcune coppiette che frequentavano la zona nella notte dell’omicidio hanno visto allontanarsi. Ma sembra che la polizia stia seguendo in particolare un’altra pista: ha annunciato che ha posto sotto sequestro il pc del ragazzo, per sezionare al microscopio i files che contengono le ultime conversazioni di Francesco in chat. Si pensa, infatti, che il giovane abbia potuto conoscere l’assassino in un incontro virtuale. Dalla chat all’appuntamento, che è stato probabilmente la trappola di un maniaco che odia i gay -e, forse, se stesso perché ne è attratto- il passo è stato breve.
Ad avvalorare questa tesi, la testimonianza di Luxuria, che ha dichiarato che Francesco andava spesso in chat, la violenza dei colpi di spranga che hanno devastato la testa della vittima e la sparizione del suo cellulare.
Conoscendo questi fatti, la paura di nuove vittime cresce. Il nostro più grande desiderio è che questo psicopatico sia presto acciuffato.
Oggi la salma di Francesco partirà per tornare alla Maddalena.
La redazione di Gay.it si unisce alla comunità gay romana nel dare il commiato a un giovane e sfortunato amico.
di Debora Alessi
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