Milano: la bandiera arcobaleno torna in Zona 2

Abbiamo sentito Yuri Guaiana, segretario nazionale di "Certi Diritti", che ci ha spiegato perché l'azione di Piscina era illegale e come hanno agito per ripristinare la rainbow flag.

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All’indomani della parata del Milano Pride, la spiacevole vicenda che ha visto protagonista il nuovo consiglio di centrodestra della Zona 2 e la comunità LGBTQI (rappresentata in questo caso dall’Associazione Radicale Certi Diritti) si è conclusa nel migliore dei modi: la rainbow flag sarà esposta durante tutta la durata del Pride e del Festival Mix (30 giugno – 3 luglio). Il presidente di Lega Nord Samuele Piscina, a pochi giorni dall’insediamento, aveva infatti stralciato la delibera votata dalla maggioranza precedente nel 2014 che lo impegnava a esporre la bandiera arcobaleno.

Dopo l’annuncio, subitanea la mobilitazione dei Radicali: è stata presentata una diffida dall’avvocato Andrea Bullo, che minacciava di procedere per vie legali qualora non si fosse fatto dietrofront sulla decisione. In segno di dissenso anche gli abitanti di quartiere avevano organizzato una protesta, martedì: si sono ritrovati in tanti per porre le bandiere fuori dalla sede del Municipio, in viale Zara 100. Non solo: ai balconi sono state appese tantissime bandiere, condivise sui social con l’hashtag #coloriamozona2.

Piscina si è visto quindi costretto a rispettare la delibera e a consentire l’affissione dell’arcobaleno, esposta proprio da questa mattina: nonostante ciò ci ha tenuto a precisare la sua contrarietà alla decisione in un comunicato stampa su Facebook, nel quale egli afferma di aver agito in modo democratico e che “la vittoria, se si può considerare tale, non sarebbe della legalità, da sempre rispettata, ma delle lobby di potere”.

COMUNICATO STAMPA: #PRIDE, Samuele Piscina Presidente Municipio 2 di Milano, “Esposizione #bandiera decisione autonoma…

Pubblicato da Samuele Piscina su Venerdì 24 giugno 2016

 

Abbiamo intervistato Yuri Guaiana, segretario nazionale di “Certi Diritti”, che si è impegnato attivamente per la questione, per alcuni chiarimenti.

Perché Samuele Piscina dice di aver rispettato la legalità? Per quale motivo la sua affermazione non è corretta?

Per cambiare una decisione presa collegialmente da un Consiglio di zona bisogna votarla di nuovo collegialmente. Il Consiglio di Zona 2, visto il recentissimo insediamento, non si è ancora riunito formalmente, figuriamoci se avesse potuto discutere di un provvedimento in modo collettivo.

In che modo vi siete mobilitati concretamente per contrastare la decisione del Consiglio di Zona 2?

L’avvocato da noi incaricato, Andrea Bullo, ha semplicemente presentato una diffida al Municipio (qui per leggerla integralmente) nella quale si dava un ultimatum di 24 ore al Consiglio per la ricollocazione della bandiera. Decorso questo termine, avremmo iniziato un’azione legale nei confronti della Zona 2, che non è stata necessaria. Sono stato personalmente contattato da Piscina nel pomeriggio di ieri per cercare una mediazione, prontamente rifiutata: questa mattina l’annuncio del dietrofront, che dimostra anche l’infondatezza del loro gesto.

Piscina afferma di non aver intrapreso l’azione legale “al fine di non sperperare denaro pubblico in una inutile e pretestuosa causa che avrebbe portato comunque a una vittoria certa dell’istituzione”. Cosa ne pensa?

Questa frase si tradisce da sola: dimostra il perché non hanno proseguito nella loro “battaglia”. Erano nell’illegalità e avrebbero perso: tra l’altro, in caso di vittoria le spese legali sarebbero state a carico della parte vinta. Sono stato io a ricordare alla Giunta del provvedimento, per assicurarmi che se ne ricordassero: invece ne hanno approfittato per fare partitocrazia. Ma gli abitanti del Municipio non ci sono stati e, etero o gay, hanno manifestato per ripristinare la bandiera.

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