Le Olimpiadi invernali di Pechino sono ufficialmente iniziate da 5 giorni, con la prima medaglia d’oro ad un’atleta dichiaratamente queer già assegnata. Gli occhi del mondo intero sono rivolti su Pechino, con la comunità LGBTQ+ del Paese da tempo sotto attacco. Banditi gli “uomini effemminati” dalla tv e i “personaggi effeminati” dai videogiochi, anche Grindr è scomparsa dagli store cinesi, mentre la scorsa estate un’università ha chiesto di stilare una “lista” degli studenti gay.
“Le persone LGBT+ cinesi affrontano enormi ostacoli e discriminazioni sul lavoro“, denuncia oggi All Out, con aziende multinazionali come la Coca-Cola, ovvero uno dei principali sponsor dei Giochi Olimpici, che non riescono a proteggere i propri dipendenti LGBT+ in Cina. Ma in realtà non si tratta solo di Coca-Cola, perché anche aziende come Starbucks, H&M, L’Oréal e TikTok, che hanno adottato politiche a favore della diversità e dell’inclusione per proteggere il prorpio personale LGBT+, non riescono a fare altrettanto in Cina.
«In Cina, le persone LGBT+ affrontano enormi ostacoli e discriminazioni sul lavoro. Anche le aziende internazionali, che affermano di sostenere globalmente i diritti LGBT+, in Cina non proteggono i loro dipendenti LGBT+. Con questa campagna, stiamo dando ad aziende come Coca-Cola, Starbucks, H&M, L’Oréal, e TikTok, l’opportunità di dimostrare che sono veramente alleate globali delle comunità LGBT+», ha sottolineato Yuri Guaiana, Senior Campaigns Manager di All Out, movimento globale che ha collaborato con attivisti cinesi per lanciare una campagna globale e sfruttare la mediaticità dell’evento olimpico per denunciare la discriminazione che i lavoratori LGBT+ subiscono nel Paese.
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