Divide et Impera. Questo è quel che fa il terrorismo per estendere il proprio dominio. Frammentare i popoli e fomentare le discordie. Dividere all’infinito fino a trasformare gruppi coesi in ammassi sparpagliati di guerrieri spaventati. Lo fa da sempre. L’adagio programmatico è attributo a Filippo II di Macedonia. Era il 300 a.C.
E vista i quest’ottica non è difficile capire dove e chi il terrorismo sceglie di colpire di volta in volta.
Negli anni ’70 le bombe erano nei cestini della spazzatura delle piazze dove si riunivano le manifestazioni degli studenti e dei sindacati. Erano gli anni degli -ismi. Quel che univa le persone era l’associazionismo politico. Poi il riflusso, l’edonismo reaganiano. Gli anni ’80 e poi i ’90. Il mercato che ci regola e si auto-regola, il mercato spirito dell’occidente che si conclude con due aerei dentro il World Trade Center, Financial District, Manhattan.
Poi Lehman Brothers, la crisi. Il mercato che si sgretola e diventa iniziative individuali e start up. Internet che diventa interconessione ed iperconessione. L’individualismo diventa consapevole. Ed oggi, quel che abbiamo ad unirci è solo la nostra sacrosanta frivolezza. E il terrorismo attacca i concerti, gli stadi e le celebrazioni per l’anniversario della Presa della Bastiglia: momento-simbolo che ci ha portato ad essere quel che siamo, a separare stato e religione, a poter fare quel possiamo fare. Che ci ha dato il diritto di vivere e di godere, che ci ha dato la responabilità di essere cittadini e la libertà di essere frivoli.
Senza la Francia e senza i francesi, adesso, saremmo altro. Certamente qualcosa di peggio.
Questi sono dieci motivi molto francesi per cui non dobbiamo smettere mai di essere frivoli:
1. L’Hotel Negresco, gioiello liberty che si affaccia sulla Promenade Des Anglais a Nizza e il lampadario chandelier di Baccarat nella Royal Lounge composto da 16.309 cristalli. E come dimenticare il leggendario spot di Jean Paul Goude del 1990 per il lancio del profumo Égoïste di Chanel, in cui sulle note della Danza dei Cavalieri di Prokofiev una serie di donne si affacciava alle finestre di un hotel gridando la propria rabbia contro un uomo misterioso. La silhouette di quell’hotel era quella del Negresco.
2. La Promenade des Anglais, strada-lungomare simbolo di Nizza e microcosmo a sé. Luogo di struscio e di show-off. A piedi come in auto. Le sedie blu ormai benchmark da cui osservare la Baia degli Angeli con quello sguardo melancolico chic che solo in Francia. Ma è anche pista rinomatissima per jogging o pattinaggio di livello e ai tempi che furono anche stradone vitalistico su cui nel 1902 Léon Serpollet conquistò il record di velocità terrestre sul chilometro lanciato toccando la strabiliante punta di 120,8 km/h.
3. Il Blue Boy, di certo non l’unica ma la più celebre e frequentata discoteca gay di Nizza. Dove giovanotti che hanno appena superato la maggiore età sudano in pista a torso nudo dopo essersi lasciati alle spalle pomeriggi noiosissimi in spiggia coi genitori che leggono Pierre Bourdieu sotto l’ombrellone. E poi le vieille tantes ai tavolini, le drag queen francesi che non sono mica come le altre e i glitter. Che appena entri non puoi, non puoi, non puoi non pensare a La cage aux folles e a Michel Serrault.
4. Saint-Paul-De-Vence. Sulla collina, arroccato ma aperto. I nonni che giocano a bocce più cinematografici che si possano incontrare. Che le bocce qui sono sport nazionale ma anche dichiarazione d’intenti, filosofica. Un palio illuminista. E poi, certo, Picasso, Chagall, Prévert…
5. Caccia al Ladro di Alfred Kitchcock con Grace Kelly e Cary Grant. Lui principe dei ladri, lei principessa vera consacrata qui all’immaginario pop. Gli abiti new look di lei con la vita strettissima indimenticabili, era il 1955, la vita vera non era ancora dolce ma si lasciava assaggiare, la Costa Azzurra stava per essere picconata a colpi di Ye Ye.
6. Yves Klein. Che a Nizza ci è nato. L’artista inafferrabile. Concettuale, nouveau-réaliste, body artist? Forse artista totale come pochi ce ne sono stati. E tutto magnificamente riassunto in quell’International Klein Blue diventato poi una sorta di feticcio radical-chic. Difficile negare che ci sia una relazione tra la ‘più perfetta espressione del blu’ e certi cieli di Costa Azzurra.
7. Brigitte Bardot e gli anni 60. Le camicie vichy annodate all’ombelico. Lo scandalo gioioso scelto come stile di vita e le critiche sublimate da una risata e dai capelli biondi. Je danse, donc je suis.
8. Il sesso bello, libero, goduto e senza alcun senso di colpa.
9. Il Ricard. Il Pastis. Il Pernod. Anice alcoolica e acqua ghiacciata al tavolino. Il tavolino posizionato in faccia a un tiepido sole. Verso le undici del mattino. La sbronza prima di pranzo. Il pranzo che diventa improvvisamente molto ilare. Del resto dopo pranzo si può fare un pisolino.
10. La Libertà. L’Uguaglianza. La Fratellanza. L’illuminismo. La Nouvelle Vague. Lo strutturalismo e il Post-Strutturalismo. Houllebecq. Il linguaggio e l’addio al linguaggio. Buona parte di quello che siamo. Vive la France.
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GAY:IT SIETE SQUALLIDI CON LA VOSTRA CENSURA! QUESTO SAREBBE DIALOGO?????? !!!!!!
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Va tutto bene e siete frivoli. Va tutto male e siete frivoli. Muore qualcuno e siete frivoli. Vi regalano fiori e siete frivoli. Natale a... e siete frivoli. Pretendete di farvi valere sculettando in piazza e siete frivoli. Muoiono decine di persone e siete frivoli. Non sapete come riempire un sito di notizie e siete frivoli. - - - - Se questo è il movimento LGBT italiano oggi, mi sa che non siete frivoli, ma ingenui e ignoranti.
On est tous nissards!