E’ stata presentata al Parlamento nel febbraio scorso, come prescrive la legge 135 del 1990, la relazione annuale relativa al 2014 sulle attività svolte dal Ministero nell’ambito dell’informazione, prevenzione, assistenza e attuazione di progetti relativi all’ Hiv/Aids, che riporta, inoltre, le attività svolte dalla Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids e l’attività svolta dall’Istituto superiore di sanità, in particolare le iniziative in tema di sorveglianza dell’infezione da Hiv e dell’Aids, di ricerca e di consulenza telefonica (Telefono Verde Aids e Malattie sessualmente trasmesse).
Nel 2014, sono state segnalate 3.695 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a un’incidenza di 6,1 nuovi casi di HIV positività ogni 100.000 residenti. Il dato è in linea con gli anni precedenti, segnale evidente che i casi di HIV non stanno aumentando ma neppure diminuendo. Tra le nazioni dell’Unione Europea, l’Italia si colloca al 12° posto in termini di incidenza Hiv. Le regioni con l’incidenza più alta sono state Lazio, Lombardia ed Emilia-Romagna mentre quelle con l’incidenza più bassa sono Calabria, Basilicata e Campania. Le persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nel 2014 sono maschi nel 79,6% dei casi, hanno un’età mediana di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti).
Il dato che però salta agli occhi è che il numero delle persone eterosessuali colpite dall’HIV supera quello delle persone gay o bisessuali (MSM, maschi che fanno sesso coi maschi): la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è infatti attribuibile a rapporti sessuali senza preservativo, che costituiscono l’84,1% di tutte le segnalazioni, tra i quali si contano il 43,2% di contagi eterosessuali ed il 40,9% di maschi che fanno sesso con maschi. Questo dato però è “drogato” dai dati relativi ai cittadini stranieri scopertisi sieropositivi, che rappresentano ormai il 27,1% del totale. Come si evince dalla figura a fianco, infatti, tra gli italiani la percentuale dei MSM (gay o bisex) scopertisi sieropisitivi è purtroppo, negli ultimi anni, in netto aumento.
Rimane infine ancora molto alta la percentuale di coloro che scoprono di essere diventati sieropositivi con un numero di linfociti basso, segnale che la pratica del test HIV ogni sei mesi – in caso di attività sessuale frequente – non è messa in pratica come si dovrebbe: nel 2014, infatti, il 34,9% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV è stato diagnosticato con un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL e il 53,4% con un numero inferiore a 350 cell/μL (si tenga conto che con numero di linfociti CD4 inferiore a 200 i protocolli indicano di iniziare subito il trattamento antivirale insieme alla terapia preventiva per altre infezioni).
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I maschi che fanno sesso con maschi non sono solo gay e bisex, ma anche uomini che hanno un comportamento omosessuale pur essendo eterosessuali. Bisogna sottolineare che le infezioni aumentano per i comportamenti a rischio e non in base agli orientamenti.
Che ci siano più maschi etero colpiti che gay/bisex colpiti è ovvio, il numero assoluto è notevolmente più elevato! Sapere che quasi il 41% delle segnalazioni proviene da persone che hanno rapporti MSM è preoccupante se pensiamo al fatto che in Italia ci siano solo 1 milioni di omosessuali (Rapporto sulla popolazione omosessuale, Istat, 2012). I numeri relativi sono quelli che contano in questo caso.