Le strategie di marketing del 2024 sembrano ormai non conoscere più confini, né etica: Grindr è oggi accusata da migliaia di utenti di aver venduto i loro dati sensibili – tra cui anche lo status HIV – alle agenzie pubblicitarie con cui aveva stretto accordi.
Stando alla denuncia presentata dallo studio legale che oggi assiste gli utenti vittime del data breach, l’app avrebbe violato più di un regolamento sulla protezione dei dati, determinando la condivisione dei dati sensibili di migliaia di persone solo in Gran Bretagna. Gli stessi dati che sarebbero poi a loro volta stati venduti ad altre compagnie private per scopi di marketing.
Fino ad ora, la class action ha raccolto 670 adesioni, ma un numero crescente di utenti sta mostrando interesse nel parteciparvi nelle ultime ore. Gli intervalli temporali di riferimento per la causa sono due: il primo precede il 3 aprile 2018, mentre il secondo va dal 25 maggio 2018 al 7 aprile 2020, data in cui Grindr ha apportato modifiche sostanziali alle proprie politiche sulla privacy.
La big tech, con base a Los Angeles, aveva infatti annunciato che avrebbe smesso di condividere lo status HIV dei propri utenti con agenzie pubblicitarie e terze parti a inizio 2018, dopo la denuncia da parte di un istituto di ricerca Norvegese evidenziante un profondo problema di privacy nelle policy dell’app.
Nel 2021, il garante della protezione dei dati norvegese aveva poi emesso una multa da quasi 5 milioni di sterline (il 10% del fatturato globale di Grindr), sostenendo che l’app avesse violato i regolamenti nazionali a tutela della privacy degli utenti.
Grindr ha difeso la propria posizione in quell’occasione, e continua a farlo anche di fronte alle recenti accuse, affermando che queste ultime derivino da un’errata interpretazione di normative precedenti. Tuttavia, questa difesa non altera gli effetti del data breach, che ha gravemente influenzato la vita di migliaia di persone.
“I soggetti da noi assistiti hanno subito un eccessivo stress dopo aver scoperto la condivisione non autorizzata delle loro informazioni personali. Molti di loro continuano a vivere stati di paura, imbarazzo e ansia, conseguenze dirette del trauma vissuto”.
Lo studio legale afferma che numerosi utenti potrebbero avere diritto a un risarcimento economico consistente, nell’ordine delle cinque cifre. Tuttavia, Grindr mantiene una posizione ferma e non mostra segni di cedimento.
“Abbiamo molto a cuore la privacy e la tutela dei dati dei nostri utenti” – ha dichiarato un portavoce . “Siamo orgogliosi delle nostre politiche e prendiamo queste cose molto sul serio. Risponderemo a queste accuse, che non sono altro che una malinterpretazione di regolamenti risalenti a più di quattro anni fa, a inizio 2020”.
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