Ballo Ballo: la recensione del musical con le canzoni di Raffaella Carrà. Ed è subito cult

Dal 25 gennaio su Amazon Prime Video, Ballo Ballo è un musicarello che racconta la Spagna franchista attraverso le canzoni della Carrà!

Ballo Ballo
4 min. di lettura

Un musical. Una storia semplice ma di grande impatto. La Spagna degli anni ’70 al tramonto del regime franchista. Colori pastello. Ironia. Libertà. Risate e le musiche di Raffaella Carrà. Queste sono le caratteristiche principali di Ballo Ballo, film diretto da Nacho Àlvarez, prodotto da Indigo Film e Rai Cinema, in arrivo su Amazon Prime Video dal 25 gennaio. A causa delle chiusure di tutte le sale cinematografiche, come la maggior parte dei film prodotti nel 2020, anche questa pellicola arriva direttamente in streaming.

Così facendo, il colosso dell’e-commerce arricchisce ancora di più il suo catalogo, e lo fa con un film da non perdere. Volutamente trash e smaccatamente queer, Ballo Ballo è un musical allegro, divertente e spensierato che attraverso le musiche di Raffaella Carrà, racconta il declino della Spagna Franchista e il passaggio a mondo più liberale e meno conservatore.

La Spagna oggi è terra di tradizioni, ma è anche terra di cultura, socialità e buon cibo. È la terra delle soap-opera in costume. È la patria dei Goya, dell’arte, della buona musica, ed è uno tra i paesi più gay-friendly di tutta l’Europa. E oggi questo suo stile così anti-conformista ha influenzato, da vicino, anche la nostra pop culture. Prima, però, almeno fino al 1975, lo Stato Spagnolo era sotto la stretta di un regime tradizionalista, conservatore e nazional-cattolico, ispirato (seppur senza una vera ideologia) al fascismo.



Ballo Ballo, un musical all’epoca del regime del Generale Franco

Lo Stato Franchista è stato istituito dal Generale Franco nel 1939, al termine della guerra civile spagnola. Ed è rimasto in vigore fino all’anno della sua morte. La Spagna è passata da una dittatura militare a un sistema monarchico. Sono stati anni terribili per la cultura. La letteratura, come il cinema e poi la tv, sono stati pesantemente censurati solo per mantenere intatti i valori del regime. E proprio verso al fine dello Stato Spagnolo si è aperto uno spiraglio di innovazione.

Durante questo fermento socio, politico e culturale, Nacho Alvarez con il suo Ballo Ballo racconta una pagina di una Spagna sull’orlo della crisi e di un cambiamento epocale. E lo fa attraverso la storia di Maria (Ingrid García Jonsson). È una giovane donna solare e piena di vita, che fugge da Roma e da un matrimonio infelice, per tornare a Madrid. Grazie a un colpo di fortuna e spinta da Amparo (Verónica Echegui), amica e sua compagna di stanza, la giovane si trova catapultata nel mondo dello spettacolo come ballerina (di riserva) de “Las Noches de Rosa”, programma di successo della rete di Stato.

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Qui conosce tutta una serie di personaggi che popolano il mondo del piccolo schermo. Dal coreografo, al cameramen che nasconde la propria omosessualità; dal responsabile di produzione che seduce quasi tutte le ballerine del programma, fino ad arrivare a Pablo (Fernando Guallar). Figlio del temibile censore dello show, tra i due nasce un amore puro e semplice, osteggiato però dalle convenzioni dell’epoca.

Lui è un tipo tutto d’un pezzo, bello, affabile e dai profondi occhi azzurri. Lei, invece, è una donna tutto pepe con la voglia di vivere la vita e di remare contro una società gretta e falsamente perbenista. Due pesi e due misure. Due mondi che si scontrano e che collidono quasi subito. E la storia di Ballo Ballo viene scandita (e arricchita) dalle canzoni di Raffaella Carrà, le quali diventano un collante necessario e sufficiente per regalare lo sprint alla storia.

Un ritratto di una colorata Madrid

Sì, perché, seppur Ballo Ballo ha un intreccio molto semplice a tratti prevedibile, ciò che rende il musical degno di nota è quello stile fresco e deciso, e quella sagacità di saper raccontare la storia moderna attraverso uno sguardo schietto e sincero. Tutto grazie a quella regia luminosa, al ritratto di una Madrid dai colori fulgidi e vivaci, e tutto grazie alle acconciature cotonate e a quei vestiti così variopinti. E poi  grazie a tutte le hit più celebri di Raffaella Carrà, come “Rumore”, “Tuca Tuca”, “A far l’amore comincia tu”, “Fiesta”  e tante altre, il musical diventa un vero e proprio quadro in movimento.

Un film che va ben oltre il semplice musical. Ballo Ballo non solo è un omaggio a una pagina di storia ancora oggi molto controversa, ma è un regalo di cuore e pancia a un mito indiscusso del mondo della musica e dell’intrattenimento. In Italia, come in Spagna e nel resto del mondo, Raffaella Carrà è una vera icona di moda e stile, è una donna che ha calcato le mode, giocando con la sua femminilità e con quella voglia di  stupire a tutti i costi.

Il regista ha diretto questo film pensando proprio alla sua iconicità e alle sue canzoni, solo per rendere giustizia alla mitica Carrà. Dovevo inventare una storia e Raffaella ha dato voce a tutto quello che avevo in mente. Lei rappresenta la libertà, l’audacia, il futuro. È una donna che in passato, molto spesso, è stata censurata per quello che faceva o diceva. Invece, doveva solo essere ascoltata, afferma il regista in merito alla realizzazione di Ballo Ballo.

E anche Raffaella Carrà è della stessa idea. In un’intervista che ha rilasciato al Corriere della Sera, poco dopo l’uscita di una monografia sul The Guardian, ha rivelato di sentirsi lusingata per questo omaggio e, oltretutto, ha apprezzato il modo in cui il regista ha inserito le musiche nella storia.

E aggiunge: Il film è leggero e divertente, e riesce a raccontare un periodo storico molto importante, conclude. Unico rammarico? Non aver visto questo piccolo gioiello sul grande schermo. Ma non è detta l’ultima parola. Presentato al Torino Film Festival del 2020, oltre a un cast di stelle ispaniche, nel spunta anche Giuseppe di Maggio (divo di Baby), nel ruolo di Massimiliano. Lui è l’ex fidanzato della protagonista.



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