Il Comune di Perugia ha incredibilmente deciso di ricorrere in appello contro la decisione del Tribunale di Perugia, che imponeva al Sindaco Romizi di trascrivere integralmente l’atto di nascita del piccolo Joan, il bambino nato in Spagna da due mamme perugine.
E’ ormai da tempo che la questione si trascina, con questo inatteso ricorso, notificato ai legali della coppia, che è arrivato dopo una sentenza che aveva integralmente accolto la richiesta delle due mamme. Sbalordito, e pronto a battagliare, Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos.
«Non abbiamo più parole per descrivere la nostra rabbia e lo sconcerto nell’apprendere questo ulteriore atto discriminatorio del Comune di Perugia, siamo di fronte ad un accanimento senza precedenti sulla pelle di un povero bambino per il solo fatto di avere due mamme. Il Sindaco aveva raccontato alla città che il suo iniziale rifiuto a trascrivere l’atto era meramente tecnico e che in assenza di una legge precisa spettava al Tribunale decidere. Ecco, la scelta di ricorrere anche contro la decisione del Tribunale svela ancora una volta le intenzioni chiaramente discriminatorie di questa amministrazione. Avevamo dedicato al piccolo Joan il Pride dell’anno scorso, mai avremmo pensato di dovergli dedicare anche l’edizione di quest’anno. Mentre in tutta Italia sindaci di ogni parte politica trascrivono e registrano atti di nascita di bambini con due mamme e due papà, a Perugia l’amministrazione si oppone anche alla decisione del Tribunale, spendendo ulteriori soldi pubblici per una battaglia ideologica e discriminatoria. Non ci saremmo mai aspettati questo livello di accanimento da parte di un sindaco che è a sua volta genitore e che dovrebbe meglio di tutti comprendere l’angoscia e la privazione dei diritti più basilari che questa famiglia sta vivendo da un anno a questa parte. Sabato 30 giugno, il Perugia Pride avrà un compito in più, quello di continuare a battersi per il piccolo Joan. Chiamiamo a raccolta tutta la città, ora più che mai, per dimostrare a questa amministrazione che siamo veramente stanchi di disuguaglianze e discriminazioni.»
Il 39enne Andrea Romizi, sindaco di Forza Italia, ha così rovato a difendersi:: “Quel ricorso è stato fatto dall’Avvocatura di Stato, in modo autonomo, per conto del Ministero degli Interni, e l’hanno inviata per conoscenza al Comune di Perugia e alla Prefettura. Perché il sindaco è un ufficiale civile di governo. Io, come sindaco, non ho dato mandato a nessuno per presentare ricorso”. “Per quanto riguarda questa trascrizione, non c’è alcun atteggiamento pregiudiziale. Né mio né dell’amministrazione comunale. Mi sono solo attenuto alla legge. C’è un vuoto normativo e, per rispetto della situazione in cui è coinvolto un bambino, questa amministrazione ha chiesto pareri e approndimenti al Ministero“.
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