Un caso complesso che mescola elementi di ricatto, estorsione e problemi di identità personale, tutto incastonato in un contesto eticamente delicato e moralmente intricato, i cui personaggi ricordano un po’ i protagonisti della vicenda accaduta in Polonia qualche settimana fa.
L’intera situazione ha avuto inizio su una chat gay, dove un frate e un escort albanese di 32 anni si sarebbero conosciuti online prima di decidere di incontrarsi a Perugia.
L’escort sosterrebbe di non essere stato informato, in principio, che il suo corrispondente era un uomo di Chiesa (si stima comunque che la ratio preti/omosessualità sia a 8 su 10, anche se non tutti hanno il coraggio di vivere allo scoperto).
Nel corso dell’incontro fisico, l’escort avrebbe fatto riprese video dell’interazione con il frate, senza apparente consenso. Filmato diventato poi l’elemento centrale di una serie di eventi drammatici. Nei giorni successivi, l’escort avrebbe infatti iniziato a richiedere somme di denaro al frate, minacciandolo di divulgare il video.
Proprio com’era successo circa un anno fa al padre di famiglia ricattato da un giovane con cui aveva avuto rapporti.
Spaventata dalle ripercussioni che tale situazione avrebbe potuto avere sulla sua vita e reputazione, la vittima ha scelto di presentare denuncia, innescando un’indagine condotta dalla procura di Perugia.
Con lo scopo di cogliere l’escort in flagranza di reato, i carabinieri hanno orchestrato un incontro controllato tra le due parti coinvolte, che si è concluso con un arresto immediato.
Tuttavia, la sua permanenza in detenzione è stata breve, poiché un giudice ha successivamente ordinato il suo rilascio, imponendo al contempo l’obbligo di presentazione quotidiana presso gli uffici della polizia giudiziaria.
Le indagini sono ancora in corso, ed entrambi i soggetti sono rappresentati da consulenti legali nel tentativo di determinare la veridicità delle rispettive affermazioni.
L’escort afferma che le richieste di denaro erano semplicemente legate al pagamento concordato per la prestazione sessuale e non rappresentavano un tentativo di estorsione. Dal canto suo, l’Ordine dei Frati Minori sostiene il frate, dichiarando che quest’ultimo si configura come unica parte lesa nell’intera vicenda.
La vicenda è intricata e non chiara. Attualmente, la storia è tutt’altro che conclusa. Con le indagini ancora attive, è possibile che emergano a breve nuovi dettagli a far luce sulla vicenda.
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