CERCO ANCH’IO UN BRAVO RAGAZZO

Carlo Guarino, voce gay di Trovati un bravo ragazzo su Radio 24, parla di sé e del suo rapporto con la co-conduttrice Chiara Gamberale. Amici, colleghi e coinquilini. Basta non litigare per Luca…

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ROMA – Uno dei programmi radio più interessanti di questo 2006 è Trovati un bravo ragazzo, condotto dall’accoppiata Chiara Gamberale – Carlo Guarino su Radio 24. Un’ora al giorno, a partire dalle 11, di giorno, o di sera in replica. Chiacchiere, commenti, letture, approfondimenti. Un mix di cultura alta e cultura pop – «offriamo una lettura a strati. Il nostro leit motiv è la leggerezza» – a partire da uno sketch che dà il tema alla puntata e che tanto ricorda i primi sceneggiati radio, quando ancora non esisteva la tivvù. La particolarità della trasmissione risiede nel titolo. Il bravo ragazzo lo cerca lei, ma lo cerca anche lui. Carlo è gay. Alcuni già lo conoscono per il suo impegno in Arcigay, di cui è consigliere nazionale, o per la frizzante conduzione del video sul Pacs day 2005. Ma Carlo è anche uno dei protagonisti di Quarto piano scala a destra, il reality fiction di Raitre della scorsa stagione. E chi era la co-protagonista? “Chiara!”.
Siete una coppia collaudata.
Già, abitiamo pure insieme. Io, Chiara, il pesce rosso Julia e il cane Jonathan. Quarto piano scala a destra era girato davvero in casa nostra, un appartamento all’Eur di Roma.
Coinquilini da quanto?
Dal 7 settembre 2003. Pensa che ogni anniversario festeggiamo al ristorante… roba da Pacs!
Come vi siete conosciuti?…

Come vi siete conosciuti?
In occasione di Gap, un programma condotto da Chiara, al quale io collaboravo. Come Quarto piano scala a destra, faceva parte della grande scuderia di Rai Educational, il canale diretto da Giovanni Minoli. Gap aveva un taglio istituzionale. Venti ragazzi, coordinati da Chiara, intervistavano un ospite della politica o del mondo del lavoro. Per Quarto piano la scelta degli ospiti era più informale. Si voleva fotografare la generazione a cavallo fra i venti e i trenta, parlando di tematiche d’attualità: il corpo, il rapporto con la famiglia, il lavoro, la sessualità. Stiamo lavorando per una nuova serie.
E da gennaio, Trovati un bravo ragazzo.
Siamo parte di un progetto di restyling iniziato con la direzione di Giancarlo Santalmassi. L’obiettivo è quello di intercettare un pubblico nuovo, lavorare ad una radio più fluida e colta, conservando l’impianto news&talk. Santalmassi ha voluto fortemente questo spazio e questa prospettiva. È un’operazione culturale importantissima. Continueremo almeno fino all’estate. La stagione in cui meglio si trovano i bravi ragazzi!
Avete ospitato Franco Grillini alla prima puntata.
Sì, volevamo dare un sigillo alla trasmissione. E da lì abbiamo proseguito in quella direzione. Se c’è lui in Parlamento, io mi sento tutelato. Per il lancio della trasmissione, abbiamo creato l’attesa con Aspettando ‘trovati un bravo ragazzo’, un approfondimento sulle serie tv americane. Volevamo lanciare la nostra trasmissione come sitcom radiofonica. Raccontiamo quello che ci capita tutti i giorni, con un registro quasi da fiction.
Quanti contatti avete al giorno?
Dipende dalla puntata. Ci sono tantissimi ragazzi gay che mi scrivono. Ci rivolgiamo a tutta un’Italia che ha voglia di raccontarsi in maniera diversa, che ha voglia di raccontare le proprie famiglie diverse, i propri sentimenti. Radio 24 è una radio di base economica, ma l’economia è fatta anche di sentimenti, la sua etimologia greca si ricollega anche alla casa.
Ci risiamo…
Trovati un bravo ragazzo riproduce il nostro modo di fare diversamente casa, diversamente famiglia. Il nostro è un appartamento radiofonico, dove tutte le persone entrano e possono dialogare, conoscere cose nuove e mettere a disposizione le proprie esperienze. Quando abbiamo affrontato il tema del perdono, una spettatrice ha pianto in diretta. Un momento emozionante per chi ascoltava, ma anche per noi in studio.
Qualche problema durante la puntata sui Pacs, invece.
È stata terribile! Quella puntata, come tutte le altre, può essere scaricata dal sito di Radio 24. Sul finale, un ascoltatore ha iniziato a scaldarsi contro il Pacs, insultando gli omosessuali come “schifosi” e “malattia del mondo”.
Difficile da gestire.
Oltretutto Chiara era a casa con la febbre ed io ero solo in studio. L’ho lasciato sfogare e poi ho concluso commentando le sue esternazioni. Questo intervento ha ulteriormente creato interazione da casa con gli sms. Ne abbiamo ricevuto un migliaio, un record. Quasi tutti di solidarietà e di appoggio al Pacs.
Com’è iniziata la tua militanza?
Cinque anni fa, a 17 anni, a Napoli. Dal 2003 collaboro con l’Arcigay di Roma. E dal marzo scorso sono consigliere nazionale. Ho grandi soddisfazioni. A Roma stiamo lavorando su una serie di progetti nuovi, fra i quali il primo numero verde antiomofobia in Italia.
Che rapporto hai con la tua famiglia?
Buono. Non ti nascondo che a 17 anni, con il coming out vi furono un po’ di tensioni. Con il tempo si sono appianate. Dipende molto dalla propria maturità, dalla capacità di dialogo e di ascolto con la famiglia. Il coming out porta alla luce una parte, prima nascosta. Bisogna conoscersi, riconoscersi di nuovo.
Sei single da quanto?
Da tre anni. Storie lunghe nessuna, al di là di quelle liceali, che sono anche durate abbastanza. Sono un tipo iperfedele. Adesso mi ci metto di impegno, a trovare il bravo ragazzo.
La trasmissione ti può aiutare?
Sì, può aiutare sia me che Chiara. Lei ha ricevuto anche diverse proposte matrimoniali. Ci sono tantissimi uomini che le scrivono. Anch’io devo dire che sono stato contattato da persone interessanti.
Hai già conosciuto i tuoi fan?
No, conoscere è un passo troppo lungo per me.
Non sei incuriosito?
Sono diversi a incuriosirmi. Però è più bello lasciare un po’ di mistero.
Tu e Chiara, potreste innamorarvi dello stesso ragazzo?
In effetti abbiamo parecchie passioni in comune, una fra tutte è Luca, il ragazzo del supermercato. Ci capita anche di fare la spesa anche due o tre volte al giorno, fingendo di aver dimenticato qualcosa.

di Massimo Provera

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