“Se la Rai è ancora la casa di tutti, lancio una proposta: diamo gli stessi minuti nella stessa fascia oraria di Fedez, non so, a Povia. Vorremmo conoscere il suo libero pensiero sul DDL Zan e sul PD. O quando le idee non vi piacciono è più democratico non farle esprimere?“. È il grido disperato, accorato, quasi straziato di Giorgio La Porta, giornalista e già assistente parlamentare, divenuto virale nelle scorse ore su Twitter. A distanza di un paio di giorni dal Concertone del Primo Maggio, infatti, non si placa la polemica sul discorso di Fedez a favore della legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, polemico con esponenti della Lega. Nuovo protagonista, diretto e indiretto, della querelle? Il cantautore Povia, appunto.
Evidentemente avvertito come nemesi del rapper, Povia è stato evocato non solo da Giorgio La Porta, ma anche da Franco Zanetti di Rockol, che ha proposto “un esercizio di onestà intellettuale”. Un rovesciamento à la sliding doors, in cui sul palco dell’evento fosse salito proprio il cantautore di “Vorrei avere il becco”. Ecco la chiosa dell’articolo:
Provate a immaginare se lo stesso, identico episodio di cui è stato protagonista Fedez fosse accaduto con un protagonista diverso – Povia, tanto per fare un nome controverso – e con una collocazione ideologica opposta, cioè con una presa di posizione contraria al DDL Zan. Secondo voi staremmo assistendo a una beatificazione del coraggio e dello sprezzo del pericolo di Povia, o sarebbe in corso la sua lapidazione mediatica e social?
Se ogni opinione è legittima, finché si rimane nell’ambito del confronto civile, è necessario ricordare che Povia ha dato prova di conoscere poco – quasi per nulla – la legge in discussione. Si ottiene parola e magari anche il consenso con maggior efficacia, se si sdoganano verità nascoste, piuttosto che millantare false credenze. Per il cantautore, ad esempio, l’omofobia non esisterebbe (ci sta scrivendo anche una canzone a tal proposito). “Con questa legge Luca era gay sarebbe censurata”, ha dichiarato alcune settimane fa, ma purtroppo no. Il disegno di legge Zan, vale ribadirlo, espande la Mancino del 1993, che già condanna l’incitamento all’odio e alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. NON ESISTE alcun reato di opinione al suo interno.
Anche Povia stesso, stimolato dai tweet e dai commenti sui social, ha deciso di intervenire, parlando di vera censura attuata nei suoi riguardi, che si era proposto per salire sul palco del Concertone. Non stuzzicar il can che dorme, ma nemmeno il piccione, che all’Adnkronos ha cinguettato:
Mi sarebbe piaciuto salire sul palco del Concertone del 1° maggio, mi sono proposto, ma neanche mi hanno risposto. Questa è una forma di censura. Se su quel palco ci fossi stato, mi avrebbero prima insultato poi applaudito. Chi decide di ascoltarmi poi capisce che uso la ragione oggettiva e documento tutto ciò che dico e canto. Avrei cantato “Italia Ciao”, il mio ultimo singolo e quindi attaccato Bruxelles che è il nostro vero potere. Ma avrei cantato, non parlato.
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Caro Povia, sii gentile, deciditi a frequentare un corso - magari accelerato - di cultura generale, migliorerebbe le idee che non hai e, chissà, magari potresti finalmente aver successo, certo dovresti migliorare anche la lingua italiana, magari leggendo dei libri seri? Che ne dici? Uno che ha pietà di te! Coraggio, datti da fare! Segui il mio consiglio!