Pubblicato ad aprile dall’editore Piemme, il libro "Sex and the Vatican" del giornalista di Panorama Carmelo Abbate ha fatto molto parlare di sé. Fuori dal’Italia.
Nato dall’ormai famosa inchiesta del settimanale di Mondandori intitolata "Le notti brave dei preti gay", il libro di Abbate va oltre l’inchiesta stessa ed affronta temi de sempre taboo oltre e mura del vaticano, come le donne che diventano amanti dei preti, i figli che nascono da queste relazioni e anche di quelli che non nascono. Parla di violenze sessuali di alcuni preti sulle suore per arrivare a conclamare una realtà che aleggia da sempre: la doppia vita di alcuni ambienti cleicali che nasce dall’imposizione della castità e del celibato. E per raccogliere testimonianze e informazioni, Abbate si è finto utente della chat gay di Me2, dove ha incontrato persone che avevano avuto relazioni con prelati, si è avvalso dei risultati di sondaggi, come quello diffuso da Gay.it subito dopo l’inchiesta di Panorama, oltre ad essersi "infiltrato" in feste e battuage per constatare di persona.
In Francia, si legge sul The Guardian, il libro è andato a ruba schizzando in dodicesiam posizione tra i titoli più venduti su Amazon.fr. Lo stesso Abbate è stato ospite di trasmissioni televisive e protagonista di interviste dei quotidiani. In più c’è in produzione un documentario basato sulle rivelazioni del suo libro.
"In Italia, al contrario, la pubblicazione di Sex and the Vatican è stata accolta da un muro di silenzio imbarazzato – scrive in un articolo su The Guardian il giornalista John Hooper -. E’ come se non fosse mai successo. Prima di scrivere questo articolo, ho fatto una ricerca sul Factiva newspaper database per verificare l’impressione soggettiva che mi ero fatto. Di certo ci saranno coloro che considerano il libro un polverone sensazionalista. Ma i suoi meriti e demeriti non sono nemmeno stati discussi in Italia. Questo è inquietante per almeno una ragione, possibilmente due".
"Dimostra – sostiene il giornalista britannico – che, nonostante il collasso della democrazia cristiana, la vita pubblica italiana continua a essere influenzata dalla Chiesa cattolica in un modo che è profondamente malsano. La questione, che senza dubbio non sarà mai risolta, è se il silenzio che ha avvolto Sex and the Vatican sia il risultato di auto-censura e di un malriposto senso di rispetto da parte dei giornalisti italiani, oppure di un intervento diretto della gerarchia ecclesiastica". "Se è stato un intervento della gerarchia ecclesiastica – ipotizza Hooper -, allora il libro di Abbate è stato trattato in un modo che rispecchia esattamente il capo d’accusa principale contro la Chiesa cattolica nell’ambito degli scandali sugli abusi sessuali degli ultimi anni: invece di affrontare le cause del problema, i leader della chiesa lo coprono per poter fingere che non esista. (…) Le accuse sono state contestate e gli accusatori screditati, perché l’obiettivo più importante non era estirpare le mele marce, ma proteggere la reputazione della fattoria dalla quale provenivano".
"Qualunque sia il livello del coinvolgimento della Chiesa nell’affossamento mediatico di Sex and the Vatican – conclude Hooper -, l’ipocrisia che comporta è la stessa che la chiesa ha dimostrato nell’ignorare, per decenni, i vescovi e i preti conosciuti come predatori, o sospettati di esserlo. Settimana prossima il Vaticano scriverà un nuovo documento per i vescovi in cui si stabilisce come devono affrontare i casi di abusi sessuali. Ci si aspetta che specifichi come comportarsi con le vittime, come collaborare con le autorità civili, come proteggere i bambini e preparare i seminaristi alla vita da prete. Ma tutto questo avrà un’efficacia limitata se la mentalità dei leader della chiesa rimane invariata. E la storia di Sex and the Vatican dà motivo per credere che sia così".
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