A inizio 2023 in grado di vincere un Premio Oscar e due Screen Actors Guild Awards grazie a Everything Everywhere All at Once, Jamie Lee Curtis è tornata a sostenere pubblicamente i diritti LGBTQIA+ nel corso di un evento che l’ha vista ritirare il premio Advocate of the Year. L’iconica Scream Queen di Halloween, madre di una figli trans, Ruby Guest, si è rivolta direttamente ai leader politici conservatori e iperreligiosi, che stanno inondando gli Stati d’America con proposte di legge omobitransfobiche.
“Prego che l’omofobia e la transfobia sostenute dalla destra in nome della religione vengano smascherate e messe a tacere, perché amore e umanità sono il centro della nostra comunità gay e trans”, ha detto l’attrice. Parole che arrivano sulla scia dell’elezione del repubblicano Mike Johnson a presidente della Camera. Secondo costui, che aveva proposto di bandire il sesso gay, l’impero romano sarebbe caduto a causa degli omosessuali.
Curtis si è poi soffermata sulle responsabilità che hanno le persone famose, su come possano e dovrebbero puntare i propri riflettori sulle comunità più emarginate.
“Soprattutto per le persone che si sono sentite nascoste per tutta la vita e che hanno avuto lo straordinario coraggio di affermare la propria verità. Come la mia bellissima figlia, Ruby. Onoro il suo coraggio, qui stasera”. “Come donna so fin troppo bene che la verità ti renderà libera. La libertà è l’obiettivo di tutti gli esseri umani LGBTQIA+”.
Ruby Guest, 26enne figlia di Jamie Lee, ha dichiarato di essere una donna transgender nel 2020, per poi posare al fianco di sua mamma per un’intervista nell’ottobre 2021. Da quasi 40 anni moglie dell’attore, regista e musicista Christopher Guest, Curtis, figlia dei celebri attori Tony Curtis e Janet Leigh, ha voluto fare una dedica sia a Ruby che a sua sorella Annie, entrambe adottate. “Come madre, è mio compito aiutarle e proteggerle, e spero di insegnare loro che questo è quello che devi fare quando sei genitore”.
Da tre anni a questa parte Jamie Lee Curtis sostiene continuamente la comunità trans, soprattutto dopo il coming out di sua figlia. In ogni occasione la star di Everything, Everywhere, All At Once ha voluto esprimere parole di vicinanza all’amata Ruby, editor di videogiochi, utilizzando la propria voce per condannare la retorica omobitransfobica veicolata dalla politica a stelle e strisce e dai media.
Parole, quelle di Curtis, pronunciate nella settimana in cui sono arrivate le critiche all’omobitransfobia a stelle e strisce da parte di The United Nations Human Rights Committee (HRC).
Gli Stati Uniti hanno ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) nel 1992. Ogni quattro anni, l’HRC esamina le leggi e le politiche dei paesi che hanno ratificato il trattato per valutare se sono conformi al trattato e dove eventualmente non lo siano. La revisione degli Stati Uniti era stata rinviata durante la pandemia di Covid-19. Quella andata in scena il 3 novembre è stata la prima revisione USA in nove anni.
Prima della revisione il Programma per i diritti LGBT di Human Rights Watch, The University of Miami School of Law Human Rights Clinic e le organizzazioni partner avevano presentato un rapporto al comitato sottolineando come la Florida e altri stati degli Stati Uniti si fossero comportati in modo aggressivo nei confronti dei diritti LGBTQIA+. Tutto questo con leggi che limitano l’accesso alle cure di affermazione del genere, leggi che vietano ai bambini transgender di poter partecipare a sport scolastici e/o di utilizzare bagni coerenti con alla propria identità di genere, leggi che vietano i libri, che vietano l’insegnamento in classe relativo ad orientamento sessuale o identità di genere, sulle persone LGBT e sulle loro famiglie. Leggi che mettono a repentaglio una serie di diritti civili e politici, compresi i diritti alla non discriminazione, all’espressione, all’informazione, alla privacy, alla sicurezza della persona, alla vita e alla libertà tramite trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
Nelle sue osservazioni conclusive, il comitato ha espresso preoccupazione per tutte queste leggi che limitano l’accesso delle persone transgender all’assistenza sanitaria, allo sport e agli alloggi pubblici e che limitano le discussioni su etnia, schiavitù, orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole. Ha sottolineato la prevalenza della discriminazione contro le persone LGBT negli Stati Uniti, anche in ambito abitativo, lavorativo, penitenziario. La commissione ha inoltre condannato i discorsi dispregiativi rivolti alle persone LGBT, anche da parte di funzionari pubblici, e la violenza contro le persone LGBT e i membri di altri gruppi minoritari.
I risultati del Comitato dovrebbero suonare come un campanello d’allarme per i legislatori statali e federali degli Stati Uniti. Ma ad un anno dalle elezioni nazionali, con Trump e DeSantis che si sfidano a suon di omobitransfobia, così non è.