MALEDETTO, GRANDE RIMBAUD

L'omosessuale, il comunardo, il rivoluzionario, il negriero. Scopriamo il poeta. Straordinario: non ci si sazia mai di leggerlo.

MALEDETTO, GRANDE RIMBAUD - rimbaud2 - Gay.it
3 min. di lettura

Su Arthur Rimbaud sono stati versati i classici fiumi d’inchiostro, sulla sua opera è stato scritto di tutto. Alla luce della sua indiscussa popolarità proporre la lettura delle sue poesie potrebbe sembrare superfluo o inutile. Probabilmente è vero, ma forse la fama di Rimbaud è legata più al fascino della sua vita trasgressiva, che alla sua magnifica arte.
Il “poeta maledetto” è diventato un personaggio della fantasia popolare tanto da essere immortalato, addirittura, su una pellicola cinematografica in cui si intuisce appena che fosse un poeta. Il ritratto ha prevaricato il modello, Jean Arthur poeta è stato sostituito, di volta in volta, da Rimbaud l’omosessuale, il comunardo, il rivoluzionario, il negriero. I critici e gli esegeti si sono rincorsi nelle definizioni e nelle interpretazioni filosofiche. Passato praticamente inosservato in vita e stato innalzato a mito dopo la morte, legandone la fama alla vicenda umana, su cui tutti hanno indagato e mistificato, e quasi trascurando la sua opera che tanto ci dice di lui.
In Rimbaud la poesia perde ogni traccia residua di utilità, è arte pura, fatta di immagini e simboli. La poesia, per sua natura linguaggio ermetico, nei simbolisti và oltre, le parole si mutano in immagini, e queste, con maggiore facilità penetrano nell’animo del lettore. Non è più il verso esplicito a comunicare i sentimenti del poeta, ma sono i mosaici in cui le singole tessere non sono altro che immagini tratte dalla realtà, spesso cruda, a tratti volgare, ma innegabilmente vera.
Queste poesie non sono facili, più di molte altre appaiono oscure, se in esse si cerca un messaggio, raramente si trova, se ci appoggiamo alla critica ne usciamo confusi più di prima. Leggerle vuol dire porsi in ascolto, socchiudere l’animo alla percezione della bellezza, lasciarsi trasportare nel mondo disegnato da Rimbaud e compiere un viaggio senza chiedere dove si è diretti ma semplicemente procedendo.
Così facendo non ci si sazia mai di leggerlo, si ritorna più volte sugli stessi versi, non per capirli, ma per riprovare di nuovo quelle sensazioni.
^SPerché leggere questo libro?^s
La versione attualmente disponibile della Newton non è ancora quella nella nuova veste grafica così pregevole, ma questo toglie poco o nulla all’opera. L’introduzione è esauriente ed ha l’impagabile pregio di essere relativamente breve, la traduzione è buona, rende in modo calzante i versi e mantiene una certa musicalità. Essendo una raccolta di tutte le poesie non mancano “Les stupra”, cosa per altro non così scontata; ebbene questi componimenti erotici, ludibrio dei più audaci, pur non essendo la massima espressione poetica di Rimbaud, non mancano di colpire la nostra fantasia. Le immagini si rincorrono in una danza musicata dai versi, il trasporto erotico diviene trasporto poetico.
Per apprezzare a pieno queste poesie dobbiamo accostarci ad esse con rispetto, come se guardassimo dentro l’animo dell’autore; egli s’è messo a nudo per noi, ha tradotto le sue passioni e le sue emozioni in versi e ce li ha donati. Il meglio che possiamo fare e leggerli mettendoci in ascolto, poiché se facciamo tacere la nostra mente, riusciremo ad udire il sussurro della sua voce e a vedere le immagini che ha sognato questo grande interprete del simbolismo.
^SPerché leggere questo libro se si è gay?^s
Se scegliessimo di leggere Rimbaud solo perché era omosessuale faremmo un grande torto a lui e noi, una pessima figura. Dovremmo affrancarci dal naturale esclusivismo nei rapporti e nelle scelte, tipico di chi, come noi gay, è messo ai margini, ed affrontare il resto del mondo con quello che può offrire. La lettura di Rimbaud ci aiuta in questo, le sue poesie sono ritratti di quello che egli vide, visse e provò, immagini di un mondo che non è più, ma che sopravvive in questi versi immortali.
La sua vita fu un romanzo, è vero, ma non dovremmo prenderlo ad esempio, poiché egli scrisse il suo romanzo con le sue azioni. Noi dovremmo scrivere il nostro romanzo, che magari sarà solo un racconto, ma non possiamo vivere della vita altrui. Possiamo elevarlo a musa, possiamo trarre ispirazione da lui come egli stesso fece con Verlaine, che amò come uomo e venerò come poeta, ma egli stesso ci insegna che, una volta colto il lampo di illuminazione da un uomo, dobbiamo andare oltre e tentare di rendere compiuta la nostra opera con le nostre azioni.
^SPer concludere^s
Nella penombra di un pomeriggio freddo, liberiamo lo sguardo a perdersi tra le righe di queste poesie, lasciamo che le immagini affiorino evocate dai versi e scopriremo anche noi di amare Jean Arthur Rimbaud.

di Francesco Sabatini

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