Un uomo solo di Christopher Isherwood, la recensione del romanzo poi diventato film grazie a Tom Ford

Edito nel lontano 1964, e nel 2009 sbarcato al cinema, riscopriamo Un uomo solo di Christopher Isherwood, classico della letteratura LGBT.

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Non solo film a tematica LGBT in streaming (ecco i nostri consigli Netflix e Amazon), ma anche libri. Grandi classici letterari da riscoprire insieme ai tempi della quarantena, costretti in casa. Iniziamo oggi questa (ri)lettura collettiva con Un uomo solo di Christopher Isherwood, in Italia edito da Adelphi.

Capolavoro sulla perdita dell’amore e sulla sopportazione della solitudine pubblicato nel 1964, Un uomo solo di Christopher Isherwood è assolutamente un must have in una biblioteca lgbt. Il suo protagonista è entrato a ragione nel mito della letteratura rainbow: George Falconer, azzimato professore universitario californiano di mezz’età che negli anni ’50 perde in un incidente stradale l’amore di una vita, Jim, con cui conviveva. Ma deve continuare come nulla fosse, anche perché non è nemmeno invitato al funerale dell’amato. Così, rispettando un doloroso rituale quotidiano che appare sempre più vuoto a causa dell’assenza assordante di Jim, si reca a scuola, evita i vicini, le telefonate della migliore amica Charlotte con cui ha condiviso tutto, persino il talamo molto tempo prima, esce dalla splendida casa il cui arredamento invaso dai libri, una volta adorati, è diventato di colpo un accumulo opprimente di oggetti inutili.

Profonda riflessione sul senso di un legame sentimentale, Un uomo solo non ha nulla di melò che lo possa associare a certo patetismo di matrice televisiva ma al contrario è una lucida presa di coscienza di un tentativo di ritorno alla vita dopo una separazione definitiva. A scuola George tiene una lezione appassionata su Aldous Huxley, sull’emarginazione e l’esclusione trattate nei suoi libri, e sembra rinascere per un momento. Anche l’interesse per il professore di un giovane studente, l’affascinante Kenny, per motivi inizialmente accademici ma non solo, sembra riportare George alla vita. Ma farà presto capolino la consapevolezza che forse è troppo tardi anche solo per toccare il corpo atletico di Kenny.

Isherwood, come espressamente disse ai tempi del suo romanzo Addio a Berlino, trasforma il suo occhio di romanziere in quello di una macchina fotografica molto attenta ai singoli particolari di ciò che inquadra. Così ogni dettaglio ha una sua importanza e l’universo limitato, quotidiano di George vibra di nuovi significati ogni volta che scorre una pagina di libro. Lo stile si fa così estremamente raffinato e sobriamente elegante.

Nel 2007 lo stilista Tom Ford acquistò i diritti del libro e affermò: “Ora che ho quasi cinquant’anni, il libro risuona in me in un modo completamente diverso. È una storia profondamente spirituale, su un giorno della vita di un uomo che non riesce a vedere il proprio futuro. È un racconto universale su cosa significa affrontare l’isolamento che proviamo tutti, e sull’importanza di vivere nel presente e comprendere che le piccole cose della vita sono in realtà le grandi cose della vita”.

Un uomo solo diventa nel 2009 il film A Single Man diretto proprio da Tom Ford e con Colin Firth protagonista nel ruolo di George Falconer, dell’attrice Julianne Moore in quello della migliore amica Charlotte e Nicholas Hoult nei panni dello studente universitario Kenny.
Presentato in concorso alla 66esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, viene acclamato da pubblico e critica aggiudicandosi la Coppa Volpi e in seguito una candidatura all’Oscar per l’interpretazione di Colin Firth nonché il Queer Lion come miglior film a tematica lgbt.

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