Il 26 giugno del 1997 le Nazioni Unite proclamarono la Giornata Internazionale a sostegno delle vittime di tortura.
Il 26 giugno del 2017, esattamente vent’anni dopo, si stima che il 25% circa dei richiedenti asilo e dei rifugiati in tutto il mondo, compresi quelli che arrivano in Italia dalle coste del Mediterraneo, siano stati precedentemente vittime di tortura.
Eugene, originario della Nigeria, è stato vittima di abusi e torture perché gay: ha lasciato il suo Paese e ora vive ad Atene, dove è uno dei pazienti della clinica di Medici Senza Frontiere, aperta nel 2014 in collaborazione con i partner locali BABEL Day Center e il Consiglio Greco dei Rifugiati e che ad oggi assiste più di 430 persone. In un video diffuso da La Repubblica, Eugene racconta cosa significa essere gay in Nigeria: “È pericoloso, in Nigeria non hai libertà di scelta: non puoi vivere la vita che scegli di vivere”.
“Sono stato molestato e torturato violentemente, ho cicatrici su tutto il corpo e questo mi ha provocato problemi psicologici che sto ancora affrontando. Lasciare la Nigeria non è stato facile, ma ho detto addio ai miei fratelli piccoli e sono venuto in Grecia. Qui è dove voglio vivere”. Purtroppo, però, la sua iniziale richiesta d’asilo è stata respinta: se altre iniziative legali non dovessero arrivare a buon esito, Eugene verrà rimpatriato in Nigeria.