Sabato notte Loreen ha vinto il suo 2° Eurovision, facendo la storia come prima persona dichiaratamente bisessuale a riuscirci nonché prima donna di sempre a fare doppietta, mentre Marco Mengoni sfilava con la bandiera Progress Pride e veniva inondato dall’omofobia social.
La diretta di Rai1 è andata benissimo sul fronte Auditel, con quasi 5 milioni di telespettatori e il 34% di share, ma durante la ‘telecronaca’ di Mara Maionchi e Gabriele Corsi quest’ultimo è andato incontro ad una narrazione abilista duramente criticata dalla scrittrice nonché giornalista Valentina Tomirotti.
Sam Ryder, un anno fa a Torino arrivato 2° in rappresentanza del Regno Unito, ha cantato il suo nuovo singolo nel corso della finale, come super ospite britannico. Sul palco, insieme a lui, tanti artisti. Corsi, a detta di Tomirotti, avrebbe tenuto “in modo finto aggressivo a mettere in luce che si esibivano sia ballerini “normodotati” (cit.), che ballerini “portatori di handicap“, per poi cedere ad una narrazione che la giornalista ha definito “pietistica, che piace molto al mondo standardizzato“.
“Se questo numero non vi commuove siete delle brutte persone“, ha rimarcato Gabriele Corsi, definito da Tomirotti “forse un po’ bigotto, abituato a quello che gli viene servito sul copione, perché altrimenti quelle parole non le avrebbe nemmeno pensate o si sarebbe scusato per aver cementificato l’inspirational porn per eccellenza: il disabile che fa cose da persona normale deve far piangere tutti, deve ispirare, motivare, deve essere eroico“.
“Non è accettabile che in un evento come l’Eurovision venga diffuso un messaggio così offensivo e stereotipato della disabilità, sia come esseri umani, sia come professionisti impegnati in una kermesse di quella portata“, ha proseguito la presidente di Pepitosa In Carrozza. “Non devono più esistere occasioni di comunicazione così fuorvianti e lontane dal rispetto dei diritti delle persone con disabilità. Il commentatore doveva badare meglio alle parole da utilizzare o cambiare il copione, ma non prestare il fianco ad una narrazione di questo tipo: lesiva e discriminatoria”. Le persone con disabilità su un palco sono professionisti come chiunque altro e non sono, e non devono, essere strumentalizzati come merce empatica per far leva sulle emozioni del pubblico. Anzi, si dovrebbe far luce come questi eventi siano ancora troppo pochi e tanto maltrattati nelle finalità“.
Da parte di Gabriele Corsi, per ora, nessuna replica.
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