Una cosa che non si può imputare a Fausto Puglisi è l’incoerenza. Il debutto della collezione uomo è il naturale contraltare di quanto visto finora sulla donna. Non si può parlare di concettualismo o riferimenti alti, ma di un’immagine potente, familiare e riconoscibile. A modo suo rivoluzionario, perché orgoglioso dell’indicibile. E parlandoci chiaro, si inserisce in quell’estetica italianissima, (nazionalpopolare?) che ha fatto guadagnare gloria e un impero a Gianni Versace prima e Riccardo Tisci poi, diventando reference globale di moda maschile più di quanto certe ricerche masturbatorie idolatrate dagli addetti ai lavori potranno mai sperare.
Nel casting si mescano modelli di professione ed ex detenuti, riflessione questa sì interessante e forse azione etica, in cui ci si chiede questo circo della moda a chi serva. Il business to consumer è solo un modo di dire o ci dev’essere veramente un rapporto quasi end-to-end tra chi crea e chi fruisce? E quanto è grande lo scarto?
Un metrosexual per scelta, usando una parola ormai antica, felice del proprio essere, verrebbe da dire Born this way, e nella moda oggi forse minoranza da proteggere e coccolare in questo mondo di street style intersessuale e ironie DHL.
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