Poche ore dopo l’infelice sortita dell’avvocato Carlo Taormina ai microfoni della Zanzara, un altro personaggio noto del centrodestra italiano lancia un altro strale contro la comunità lgbt italiana. “Io non giudico gli omosessuali. Basta che stiano ad un metro da me”. A pronunciare queste parole è stato Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale che ha scelto il salotto di Domenica In, una delle trasmissioni domenicali più seguite dal pubblico italiano. Del resto, spesso e volentieri dalle pagine del quotidiano che Feltri dirige sono partiti pezzi non certo benevoli né tanto meno friendly. Solo un anno e mezzo fa, però, recensendo il libro di Paola Concia “La vera storia dei miei capelli bianchi. Quarant’anni di vita e di diritti negati”, lo stesso Feltri aveva avuto parole non solo tolleranti, ma addirittura di apertura nei confronti delle coppie gay.
A maggio del 2012, infatti, scriveva: “Tutti teniamo a passare per evoluti, ma quando si tratta di parlare di omosessuali, bene che vada ricorriamo a logori luoghi comuni, banalità sconce da caserma, frasario da bar. Nel linguaggio corrente mancano perfino le definizioni appropriate: frocio, culattone, busone, orecchione, finocchio eccetera. Un vocabolario meschino, oltre che triviale, totalmente inadeguato a un discorso non dico serio, ma almeno sereno, per discutere di una questione vecchia come il mondo”. “In redazione, quando l’attualità propone temi quali i Dico, i Pacs, i matrimoni tra persone dello stesso genere – continuava Feltri -, non c’è giornalista che si offra volontario per scriverne. La categoria, pur zeppa di gay e lesbiche, al pensiero di vergare un articolo sulla materia, si nasconde sotto i tavoli per evitare l’incombenza”.
Qualcosa deve avergli fatto cambiare idea, da allora, se ieri ha deciso, invece, di dimostrare intolleranza e perfino ribrezzo per gay e lesbiche.