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Francesco, parla il ragazzo napoletano cacciato di casa perché gay: ‘ora sono felice, finalmente un arcobaleno dopo la tempesta’

Francesco, parla il ragazzo napoletano cacciato di casa perché gay: ‘ora sono felice, finalmente un arcobaleno dopo la tempesta’

Francesco, parla il ragazzo napoletano cacciato di casa perché gay: 'ora sono felice, finalmente un arcobaleno dopo la tempesta' - dirittigay - Gay.it
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Cacciato di casa insieme al compagno Giuseppe perché omosessuale, Francesco dovrà essere ora mantenuto dalla madre (150 euro mensili) e dal padre (250 euro), colpevoli di averlo buttato in mezzo ad una strada.

Una vittoria in tribunale che è finita sulle prime pagine di tutti i giornali, dopo che questa storia era andata in onda anche all’interno del Grande Fratello Vip grazie a Cristiano Malgioglio, che si era detto scioccato per quanto avvenuto.

Intervistato da LaRepubblica, il 18enne ha così festeggiato l’ordinanza emessa ieri dal giudice.

Siamo felici, finalmente un arcobaleno dopo mesi di tempesta. Essere messo alla porta da mia madre è stato il dolore più grande. Siamo finiti in strada tutti e tre, a dormire sulle panchine dei giardinetti. Io, mia sorella grande di 22 anni e Giuseppe. Noi vivevamo soli, mia madre se n’era già andata con un altro uomo. Ma prima, quando eravamo minorenni in affido, eravamo insieme nella stessa casa col suo compagno. A 18 anni compiuti siamo tornati nella stessa casa: io, le mie sorelle e Giuseppe. Ma è durato poco. Mia madre disse che la mia omosessualità poteva rovinare la mia sorellina. Che era una malattia contagiosa. Ma io non ho mai nascosto la mia natura, mi sono sempre sentito libero‘.

A quel punto Francesco, il fidanzato e la sorella più grande si sono ritrovati in strada, dal giorno alla notte, senza più un tetto dove vivere.

La prima sera abbiamo dormito in strada. Ci siamo anche rivolti alle forze dell’ordine, nessuno ci dava retta. Da febbraio ad agosto abbiamo vissuto cercando ospitalità e vagabondando da una casa all’altra. Per poco tempo abbiamo affittato un monolocale, io lavoravo in una bottega di parrucchiere e Giuseppe faceva apprendistato in una pasticceria. Ma la casa era gelida e spesso non magiavamo. Finii in depressione, persi 10 kg e andò in crisi per qualche tempo anche la nostra relazione. Rimasi di nuovo in strada, da solo, mi feci forza, mi occupai in Puglia come animatore. Poi mi rivolsi ad Arcigay Napoli. Il presidente Antonio Sannino ci ha ospitati entrambi per due settimane. Ma ci ha anche dato una mano dal punto di vista legale. Adesso siamo a Roma, in una casa di accoglienza per persone LGBT vittime di violenza di genere. Viviamo insieme, alla luce del sole‘.

Tutto è bene quel che finisce bene, si potrebbe pensare, se non fosse che Francesco abbia giustamente un cruccio.

Mia sorella, la piccola. Vorrei incontrarla. Ma la legge non lo prevede. Ed è un’ingiustizia. I genitori hanno diritto a vedere i figli, per i fratelli dovrebbe valere la stessa cosa‘.

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