Gabriele Virgilio, dalla Puglia al palco dell’Elodie Show 2023: leggi l’intervista

Diventato virale sui social, il ballerino Gabriele Virgilio si racconta per la prima volta a Gay.it!

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Gabriele Virgilio
Gabriele Virgilio e Elodie - Foto: Instagram @gabrielevirgilio
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Diventato virale sui social come protagonista di alcuni video POV, Gabriele Virgilio è oggi uno dei ballerini più amati – e dovremmo dire anche invidiati – dal pubblico italiano che negli ultimi mesi lo ha visto calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del nostro bel Paese al fianco di Elodie, nel tour tutto sold-out Elodie Show 2023.

Raggiunto dai nostri microfoni, a ridosso dalla fine di questa splendida avventura, Gabriele ci ha raccontato non solo la sua vita scandita a passi di danza tra Puglia, Hong Kong, Milano e Roma, ma anche del suo rapporto con la propria sessualità.

Dal coming out alla relazione con amici e parenti: nella nostra chiacchierata c’è stato spazio per approfondire con coraggio e sincerità diversi temi, anche quelli più complicati come quello dell’affermazione del sé partendo da un Paese dove bisognava essere “maschi”. Un viaggio fatto di alti e bassi dove la danza, però, non è mai mancata.

Gabriele, infatti, ha imparato che con costanza, dedizione e passione ogni sogno è raggiungibile; basta solo crederci perché come diceva Victor Hugo “la danza è la forma più nobile di arte. Esprime interamente ciò che non può essere detto con le parole e su cui è impossibile restare in silenzio”, e questo Virgilio lo ha capito e ha fatto sì che i suoi passi parlassero per sé.

Leggi l’intervista a Gabriele Virgilio subito dopo la foto…

 

Gabriele Virgilio
Gabriele Virgilio e Elodie – Foto: Instagram @gabrielevirgilio

 

Quando hai scoperto il mondo della danza?

Ho cominciato a danzare molto tardi, prendendo spunto da mia sorella più grande che faceva danza già da tempo. Prima era po’ strano che il maschietto facesse danza; doveva fare calcio o sport ritenuti più maschili. Io però non l’ho mai fatto; non faceva per me. Tra i 17 e i 18 anni mi sono avvicinato a questo mondo proprio nel mio Paese d’origine e poi pian piano ho iniziato a conoscere diversi insegnanti che venivano da fuori e lì ho cominciato a stabilire una rete di persone che mi volevano bene e soprattutto che mi apprezzavano come ballerino. La danza mi piaceva ma non avrei mai pensato potesse diventare il mio mestiere.

 

Quando hai capito che sarebbe stato il lavoro della tua vita?

Ad un certo punto, anche grazie al supporto di chi credeva in me, ho deciso di proseguire in quella direzione con tutto quello che comporta lasciare casa e stare lontano dagli affetti. Essendo del sud sarebbe stato un po’ complicato vivere lì di questo.

 

C’è un episodio in particolare che è stato fondamentale nella tua carriera?

Un giorno un mio amico che viveva a Roma mi dice di andare lì a fare un’audizione. Nonostante fossi consapevole delle mie capacità decido di andare lo stesso e provare peccato non avessi letto si trattasse di un’audizione per acrodancer [acrobati, ndr.]. In ogni caso, avevo 23 anni e mi sono buttato e non so come io non mi sia rotto la testa. Ovviamente non ho superato l’audizione.

 

Come ti sei sentito in quel momento? L’hai vissuto come una sconfitta oppure no?

Avevo 23 anni e nonostante sapessi che avrei avuto poche occasioni ci ho messo tutto me stesso e questo mi ha permesso di tornare in Puglia con una grinta maggiore perché, nonostante tutto, mi ero sono sentito abbastanza forte.

 

E poi cosa è successo?

Dopo qualche tempo mi richiama quel mio amico per fare un’altra audizione. Inizialmente titubante poi decido di presentarmi e lì sono stato preso: si trattava di partire per Macao, in Cina, vicino Hong Kong. Questa cosa mi fa ridere perché una delle canzoni di Elodie porta proprio questo titolo. In quel momento, accettando di partire, ha preso il via la mia carriera come professionista. Sono rimasto lì per un anno e tre mesi.

 

Che ricordi hai di quell’esperienza?

Mi ha stravolto totalmente la vita. Ho avuto modo di lavorare con Veronica Peparini e venendo dal sud Italia, dove vivevo con i miei genitori, di punto in bianco mi sono ritrovato a convivere con altre persone e a trasformare la mia passione in un vero e proprio lavoro che come tale richiedeva ogni giorno nuovi risultati. Non c’era spazio per l’indecisione. Ho vissuto emozioni fortissime.

 

È in quel momento che hai capito che la danza poteva diventare il tuo lavoro?

Sì, grazie a quell’esperienza e a tutto quello che è venuto dopo ho avuto la consapevolezza che la danza sarebbe potuta diventare il mio lavoro e che dunque potevo continuare a credere nel mio sogno, e che fondamentalmente potevo riuscirci. Dopo Macao ho avuto modo di viaggiare molto e di crescere come ballerino. Sono stato a Los Angeles, Roma – dove nel frattempo mi sono trasferito per raggiungere alcuni amici -, Milano e Berlino.

Gabriele Virgilio
Gabriele Virgilio – Foto: Instagram @gabrielevirgilio

 

Gabriele Virgilio, dall’infanzia in Puglia al coming-out

Che ricordi hai della tua infanzia?

La mia infanzia me la ricordo serena perché fondamentalmente non ho mai avuto bisogno di nessuno. Essendo l’ultimo di tre fratelli [una sorella di 8 anni più grande e un fratello di 5 anni più grande, ndr.] vedevo in loro gli adulti e mi creavo i miei mondi. Avevo la mia fantasia e ho sempre trovato lì il mio spazio dove stare. Mi ha aiutato a sviluppare la mia immaginazione. Poi amavo i cartoni e disegnare, tanto che alle superiori ho fatto grafica pubblicitaria.

 

Che bambino sei stato?

Sin da piccolo sono sempre stato un po’ solitario perché nella mia famiglia non c’era nessuno che avesse la mia età quindi o stavo con i più grandi oppure con i miei cuginetti più piccoli. Non mi è mai dispiaciuto perché in realtà mi piaceva essere a volte il grande, a volte il piccolo. Diciamo che non sono mai stato una peste quindi mi hanno sempre voluto tutti bene. Ero un bambino molto attento, guardavo tutto, quindi riuscivo a capire quando era il momento di smetterla. I miei genitori erano già grandi quando mi hanno avuto e questo, è una mia idea, mi ha fatto sviluppare quella modalità che ti permette di vedere le cose in maniera diversa e di inquadrare subito le situazioni.

 

Cosa ti porti dietro dal te bambino?

Da sempre sono molto recettivo. Mi basta un attimo per capire se c’è qualcosa che non va o qualcosa che va benissimo. Sono sempre stato molto sensibile alle sensazioni che mi trasmettono le persone e questo a volte è un bene, altre volte un po’ meno.

 

Ti sei mai sentito soffocato dal luogo dove vivevi e dagli stereotipi che potevano esistere?

Quando ero più piccolo mi dicevano “Fai il maschio”. Ma attenzione, non era una questione sessuale ma piuttosto del ruolo che avrei dovuto rappresentare secondo gli stereotipi sociali. E questo scenario spesso si riproponeva anche nella danza. Per fortuna adesso questa situazione non la viviamo quasi più.

 

Quando hai fatto coming out?

Io ho fatto coming out a 35 anni, cioè lo scorso Natale [2022, ndr.]. Prima di allora non avevo mai sentito la necessità di farlo perché ero sempre stato me stesso e credevo che questo non avrebbe aggiunto o tolto nulla al rapporto con i miei genitori, che nel frattempo avevano smesso di farmi domande. Si trattava di un qualcosa della mia vita che non sarebbe andata ad intaccare la loro. Vivo da solo da quando ho 23 anni. Sono cresciuto da solo. Ho vissuto da solo. Sono stato male da solo. Il mio coming out non sarebbe servito a me né tantomeno ai miei genitori da cui mi separavano migliaia di chilometri.

 

Com’è stato?

Mi aspettavo una di quelle tipiche scene da telenovelas spagnole e invece la reazione è stata molto diversa da come me l’ero sempre immaginata, e ne sono stato felice, e forse anche quasi deluso [ride, ndr.]. Dopo il mio coming out non ne abbiamo più parlato ma non dimenticherò mai quando ho iniziato a prendere l’argomento con mia madre che forse in quel momento aveva anche più paura di me e mi ha risposto che aveva mal di testa e che non era il momento di parlarne. E poi invece gliel’ho detto.

 

Come ti sei sentito dopo averlo fatto?

Decisamente meglio. Dopo il coming out mi sono sentito libero ma attenzione non perché prima non lo fossi ma perché finalmente le persone che realmente tengono a me, che sono la mia famiglia, conoscevano una mia parte intima, sensibile. Più diventi grande più diventa complicato farlo e proprio per questo ammiro le nuove generazioni perché già a 18/19 anni sono molto più consapevoli, vanno dritti al sodo e non hanno paura di raccontarsi per quel che sono, succeda quel che deve succedere. Li ammiro perché io, invece, ho passato dei travagli assurdi ma poi arriva un momento in cui devi fare i conti con te stesso, ed è giusto farlo più che altro per se stessi.

Gabriele Virgilio e Elodie
Gabriele Virgilio e Elodie – Foto: Instagram @gabrielevirgilio

 

Gabriele Virgilio, l’esperienza sul palco dell’Elodie Show 2023

Com’è condividere il palco, e più in generale questa esperienza, con Elodie?

È bellissimo perché hai accanto una superstar che però prima di tutto è una persona che è disposta a condividere quel palco con te, e anzi non vede l’ora di farlo. Per lei, come per noi, si tratta di un lavoro e dunque tutti insieme abbiamo la responsabilità di portare a termine nel migliore dei modi lo show. È una persona tenace, rispettosa del lavoro altrui e delle persone che collaborano con lei. È energia pura. Se dovessi descriverla con un colore sarebbe sicuramente un fucsia, luminoso, anzi luminosissimo.

 

Quanto è importante il rapporto con il pubblico?

Fondamentale. Noi balliamo per il pubblico e se non riceviamo nulla in cambio, quella è sicuramente la sensazione più brutta. Ma siamo noi in primis che dobbiamo concederci al 100%, dare tutto noi stessi. Nel nostro caso, noi siamo riusciti a creare una sintonia pazzesca con il pubblico; ci divertiamo tantissimo. Noi, con il nostro show, proviamo a regalare un po’ di leggerezza a chi ci guarda. Oserei dire che gli regaliamo la possibilità di sognare un po’ come quando io da bambino guardavo con gli occhi a cuore i ballerini delle mie popstar preferite, che di fatto diventavano per me dei veri e propri idoli. Noi, ora, svolgiamo un po’ quel ruolo e ne sono fiero.

 

La tua famiglia quando ha capito che la danza poteva diventare il tuo lavoro?

Io vengo da una famiglia che, senza alcun tipo di cattiveria, quando ero piccolo mi diceva sempre: “Quando ti trovi un lavoro serio?”. Io ci restavo davvero male perché come in molti casi, anche in questo lavoro bisogna fare molti sacrifici. Però, come ti dicevo prima, se lo si fa con piacere prima o poi le ricompense arrivano e ti ripagano di tutto quello a cui hai dovuto rinunciare. Ad un certo punto, quindi, anche loro hanno riconosciuto tutti i sacrifici che facevo e hanno capito che per me la danza era un vero e proprio lavoro.

 

In questi mesi sei diventato virale sui social con dei video POV: che effetto ti ha fatto ottenere tutta questa attenzione mediatica?

È stato molto sorprendente perché non me lo aspettavo. Non è il mio primo lavoro, ne ho fatto anche tanti altri ma anche questo conferma quello che dicevamo poco fa. Il nostro show è arrivato a tuttə e questo è uno di quei risultati che me lo ha fatto capire. Certi video mi hanno davvero fatto sorridere e allo stesso tempo, se devo essere sincero, mi hanno scaldato il cuore perché mi sono sentito molto amato. Per l’occasione ho persino rispolverato Twitter dove è successo il delirio. Ho scoperto delle persone molto carine.

 

Sei fiero di dove sei arrivato fino ad ora?

Assolutamente sì, mi sono trasferito da poco a Milano ed è stato un anno pieno di cambiamenti. Ti dico la verità: dopo un anno di travagli assurdi questa esperienza al fianco di Elodie è stata quella carezza che mi meritavo e di cui forse avevo anche bisogno. Questo, però, mi ricorda che il bello della mia vita – che di certo non definirei stabile – è che ho un po’ di famiglie sparse per il mondo e quella con cui ho condiviso il palco dell’Elodie Show 2023 è un’altra di queste.

 

Cosa significa per te esibirti sul palco?

Per me è pura magia. Appena metto piede sul palco si accende il fuoco dentro ed è come se mi trasformassi e lasciassi cadere tutte le mie insicurezze e paure, e tirassi fuori la parte migliore di me. Per me la danza è quasi terapeutica.

 

Secondo te com’è cambiato il modo di percepire la danza in Italia?

Grazie al lavoro portato avanti da Elodie il mercato dei concerti sta riprendendo piede. I ballerini per lungo tempo dovevano essere tutti uguali, alti, magri. Adesso, per fortuna, questo stereotipo sta cambiando e anche grazie al nostro lavoro, i ballerini e le ballerine sono tornati ad essere l’anima dello show insieme all’artista con la quale condividono il palco. Sembra un po’ scontato dirlo – ma lo penso davvero – grazie ad Elodie si sono risvegliati tutti quei comparti che ruotano attorno alla musica, e questo non può che far bene a tutti.

 

Sul palco tuttə voi trasudate libertà: quale messaggio volete mandare a chi vi guarda?

Sul palco dell’Elodie Show 2023 noi ballerini siamo gli uni diversi dagli altri. Ognuno di noi è libero di essere sé stesso, in tutti i suoi colori. Ogni nostra peculiarità, anche grazie alle coreografie di Irma Di Paola, viene valorizzata e resa unica per offrire uno show indimenticabile a chi ci guarda e soprattutto nel quale ogni persona possa riconoscersi.

 

C’è un messaggio che vorresti mandare ai nostri lettori?

Sì, una cosa la vorrei dire. Molto spesso ci si sente in ritardo rispetto a chi ci circonda, perché magari non siamo nell’età giusta, nel tempo o nel luogo giusto rispetto ai canoni cui siamo abituati o che ci impone la società. Io credo, invece, che anche se il mondo e le persone non ci fanno sentire nel tempo giusto, se si è tenaci alla fine, in qualche modo, si riesce a raggiungere ogni obiettivo. Quindi credeteci sempre e non mollate mai.

 

 

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