“La vita che merito. Voci di rinascita LGBTQIA+”, intervista all’autore del podcast Giorgio Umberto Bozzo

Quattro storie che raccontano la realtà dei centri antidiscriminazioni e delle case accoglienza per persone LGBTQIA+.

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La vita che merito. Voci di rinascita LGBTQIA, il podcast
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Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, in partnership con CIRSES – Centro di Iniziativa e di Ricerca sul Sistema Educativo e Scientifico Aps, ha annunciato il progetto LGBTIQ On Air, come parte integrante della campagna di sensibilizzazione e comunicazione sui diritti delle persone LGBTQIA+ e sui Centri Antidiscriminazione e Case di Accoglienza LGBTQIA+ presenti a livello locale e nazionale.

Finanziato da UNAR – Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica, il progetto mira a mettere in luce e a puntare i riflettori sulle iniziative tese a contrastare le discriminazioni che ancora colpiscono le persone LGBTQIA+ in famiglia, nei contesti lavorativi e in ambito sociale.

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LGBTIQ ON AIR si sviluppa su tre direttive principali:

Mappatura dei Centri Antidiscriminazione e delle Case di Accoglienza per persone LGBTIQ, che potrà essere consultata sul sito ufficiale del Progetto WELCOME4RAINBOW, il Centro antidiscriminazione del Circolo Mario Mieli, sempre finanziato da UNAR, con cui dal 2022, insieme alle associazioni CIRSES, CORA Roma, Libellula, Rete Lenford a AVI Agenzia per la vita indipendente, vengono offerti alle persone LGBTQIA+ servizi di supporto psicologico, legale, di orientamento al lavoro e di tutela della salute nel territorio di Roma e nelle altre provincie del Lazio, con attività di rete più ampie, anche di carattere nazionale.

Campagna video rivolta alla cittadinanza con l’obiettivo di far conoscere i diritti delle persone LGBTQIA+ e diffondere un messaggio di rispetto e inclusione.

L’uscita del podcast “La vita che merito. Voci di rinascita LGBTQIA+”, realizzato da Giorgio Umberto Bozzo – una produzione OnePodcast promossa dal Diversity Editor de La Stampa Pasquale Quaranta. Quattro storie che raccontano la realtà dei centri antidiscriminazioni e delle case accoglienza per persone LGBTQIA+ attraverso le esperienze di Logan, Esme, Angela e Jamal, quattro persone che hanno cercato aiuto presso il centro Welcome4Rainbow del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma e che hanno avuto così la possibilità di iniziare a ricostruire la propria esistenza. Il ragazzo che non amava lo smalto, La donna che si riconobbe in un film, L’uomo che non voleva essere lapidato, La donna che uscì dal labirinto incantato: questi i titoli delle 4 puntate che porteranno gli ascoltatori a scoprire come sia possibile affrontare un percorso di autoaffermazione ed emancipazione a partire da contesti discriminanti, per arrivare a quella rinascita in una vita che tutte e tutti meritano per sé.

Ne abbiamo parlato direttamente con il suo autore, Giorgio Umberto Bozzo, già autore di Le Radici dell’Orgoglio.

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Come sei stato coinvolto in questo progetto?

“Sono stato coinvolto da Massimo Farinella, che è il coordinatore di molte iniziative del Mario Mieli. Lui era un fan delle Radici dell’Orgoglio, podcast che ho fatto sulla storia del movimento LGBTQIA. Questo progetto nasce con l’intenzione di raccontare cosa siano i centri antidiscriminazioni e le case accoglienza per persone LGBTQIA+. Centri che in qualche modo negli ultimi 20 anni le associazioni LGBTQIA+ hanno sempre garantito, basandosi molto spesso sul volontariato di professionisti e attivisti. Ora però ci sono dei finanziamenti, riconoscimenti economici, di status. L’idea era quella di far comprendere quale sia il servizio offerto da questi centri, che oggi, ringraziando il cielo, sono assistiti, riconosciuti e aiutati dallo Stato. Non è solo puro volontariato e precariato”.

E come avete raccontato questa realtà?

“Abbiamo selezionato quattro storie di quattro persone che sono passate attraverso il centro antidiscriminazione del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli. Quattro storie molto belle, che parlano di persone che avevano sperimentato in modo molto crudo la discriminazione sulla propria pelle, sul proprio corpo. Persone che grazie ai professionisti di questo centro sono riuscite a svoltare la loro vita, a migliorarla, ad avere qualcuno che si occupasse finalmente di loro. Sul piano psicologico, perché la discriminazione incide sulla psiche delle persone, le fa sentire più fragili, deboli, perse, sia in concreto che nel quotidiano, perché sono persone che vengono aiutate a cercare una casa, un lavoro. Attraverso queste storie volevamo far capire, per chi non lo sapesse e per chi volesse capire meglio, che cosa viene concretamente fatto”.

Vuoi farci esempi specifici?

“Io mi sono avvicinato come persona ignorante come tante altre rispetto a questo argomento, e queste storie mi hanno colpito profondamente. C’è Jamal, un ragazzo del Benin scappato dal suo villaggio e arrivato in Italia perché quando la sua famiglia ha scoperto la sua omosessualità volevano lapidarlo. L’hanno chiuso in una stanza nudo, legato, e stavano organizzando questa macabra cerimonia in cui sarebbe stato portato in piazza e massacrato con delle pietre. È una storia che ti tocca, perché quando passi davanti ad un supermercato, attraversi un parco e vedi delle persone di colore buttate lì sulle panchine ti domandi che storia abbiano, ti smuove un po’ di cose. Perdi la superficialità e quel senso di intolleranza che tutti abbiamo e ti domandi, “non è che queste persone scappino da situazioni simili?”. Raccontiamo anche la storia di Esme, donna trans di Cagliari che quando ha finalmente cominciato il percorso di accettazione di genere ha scoperto anche di essere intersessuale. Io di intersessualità non sapevo nulla, ora per me ha un significato. Oggi sono a tal punto incuriosito che probabilmente il mio prossimo podcast sarà sull’intersessualità. Poi ho incontrato persone splendide, volontari empatici, non burocrati, ma persone che hanno un impegno e una dedizione ammirevole. In una società come la nostra in cui tutto sembra fatto di cinismo e interesse personale è stata una bellissima sorpresa. Arianna, Serena, Ilaria, tutte persone che ho incontrato e che sono anche in voce nel podcast, persone che stimo enormemente”.

Storie puntualmente taciute dai media mainstream, ed ecco perché diventa sempre più urgente e necessario raccontarle.

“Esatto, sono storie belle anche da un punto di vista giornalistico. C’è anche Logan, questo ragazzo trans molto giovane che è dovuto scappare di Bologna e da una famiglia che lo opprimeva, che non accettava la sua transizione. La storia di Angela, donna trans adulta con un handicap psichico molto importante ma lei sa di essere donna. Viveva per strada, oltre ad essere protetta a Torino da una casa accoglienza ha ora iniziato la terapia ormonale ed è felicissima. Sono storie che non possono lasciare indifferenti”.

Storie che si intrecciano ad un governo di destra in cui ci sono ministri che negano l’esistenza dell’omobitransfobia nel nostro Paese.

“La nostra fortuna è che l’UNAR può continuare a fare il proprio lavoro indipendentemente dai governi in carica, perché è una volontà europea che ci sia un simile ufficio. Non so se e con quale difficoltà possa lavorare in questo momento, ma so che lavora e sta lavorando anche bene. L’importante è che questi progetti ci siano, vengano portati avanti così bene e che queste persone possano essere aiutate. Sapere che sia possibile grazie anche ad un impegno dello Stato, che sia volontario o meno, è importante. Nel podcast diamo anche tante informazioni, spieghiamo e diamo riferimenti a chiunque sia interessato, a chi avesse bisogno di aiuto”.

Il podcast “La vita che merito. Voci di rinascita LGBTQIA+” è disponibile sull’app OnePodcast, sul sito de La Stampa e su tutte le principali piattaforme di streaming audio.

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