Il movimento gay italiano ha ormai superato i trent’anni di vita, e in prossimità del mese del Gay Pride potrebbe essere interessante celebrare il primo vero attivista gay del fumetto italiano: Gary, il maggiordomo tuttofare della vampira Sukia. Se i nomi di Gary e Sukia non vi dicono niente non dovete spaventarvi: parliamo di un fumetto che venne pubblicato dal 1978 al 1986 (e la cui ultima ristampa in edicola risale all’ormai lontano 1989), senza contare che la comunità gay italiana non è mai stata particolarmente brava a conservare una memoria storica della propria cultura pop. Per capire la piccola rivoluzione rappresentata da un personaggio come Gary, che sarebbe decisamente audace anche per gli standard di oggi, è però necessario inquadrare meglio il contesto in cui nasceva. Era ormai dalla fine degli anni ’60 che le edicole italiane erano state invase dai fumetti tascabili "per adulti", che gradualmente (e nonostante numerosi interventi giudiziari) erano diventati l’unico media in cui tutto era consentito (dall’horror estremo alla violenza splatter, passando ovviamente per il sesso e la nudità). In un’epoca in cui anche i videoregistratori erano ancora fantascienza, i fumetti di tipo erotico e pornografico divennero estremamente popolari, anche perché spesso e volentieri si ispiravano alle mode e alle star dell’epoca.
Renzo Barbieri, sceneggiatore ed editore della Edifumetto, pensò bene di varare un tascabile dedicato ad una vampira con le fattezze dell’attrice Ornella Muti (vero e proprio sogno proibito del periodo), la chiamò Sukia e a partire dal numero nove della serie le affiancò anche un cameriere gay: Gary. La cosa interessante è che Renzo Barbieri aveva già provato a lanciare personaggi omosessuali, ma basandosi su informazioni di seconda mano e su una buona dose di pregiudizi non era mai riuscito a distaccarsi da stereotipi e macchiette, tanto più che nei tascabili erotici italiani era buona prassi presentare i gay in maniera odiosa e facendogli incontrare una brutta fine dopo poche pagine, per venire incontro alla diffusa omofobia (anche interiorizzata) del pubblico italiano dell’epoca. Con Gary, stranamente, le cose andarono in maniera diversa. Accompagnando Sukia nelle sue avventure in giro per il mondo Gary finiva regolarmente vittima delle libidini di brutti ceffi e mostri di ogni sorta: probabilmente l’idea iniziale era quella di renderlo la vittima predestinata delle peggiori umiliazioni per suscitare l’ilarità del pubblico etero.
Tuttavia, numero dopo numero, qualcosa cambiò: in primo luogo Gary iniziò a prenderci gusto, e se il sesso non veniva da lui era lui che lo andava a cercare, riuscendo sempre più spesso a "corrompere" anche gli etero più insospettabili. Inoltre, strada facendo, Gary iniziò a farsi portavoce delle rivendicazioni della comunità omosessuale e a dare prova di un orgoglio, di una determinazione e di una sicurezza senza precedenti (e con pochissimi successori). A titolo di esempio basta ricordare che, quando Sukia gli chiede come faccia a portarsi a letto tanti uomini (numero 54 del 1980), lui le risponde candidamente che non è merito suo, ma del fatto che il 99% degli uomini ha voglie omosessuali represse! Inoltre, nello storico numero 63 della serie, ambientato in Russia, Gary coglie l’occasione per fare una protesta nudista nella Piazza Rossa, per sensibilizzare il mondo nei confronti delle condizioni dei gay russi! Da notare che Gary fa anche parte dell’associazione gay “Dentro” (omaggio neanche tanto velato al “Fuori”, la prima storica associazione gay italiana).
Col tempo Gary e la sua voglia di liberazione omosessuale ebbero sempre più spazio nella serie (al punto di guadagnarsi un posto fisso sulle copertine, che in alcuni casi diventarono persino gay friendly!), e non stupisce che questo fumetto sia ancora ricercatissimo da tanti collezionisti gay di fumetti. Quello che spiace è che Gary non sia mai stato valorizzato proprio dal movimento gay italiano di cui si era fatto portavoce in tempi non sospetti, al punto da essere molto più celebrato nei paesi di lingua spagnola in cui il fumetto di “Sukia” venne tradotto. Il suo successo in Messico, ad esempio, fu tale che un gruppo di rock alternativo degli anni ’90 decise proprio di chiamarsi “Sukia” e di incidere un pezzo dal titolo "Gary Supermacho", e a tutt’oggi negli USA sono ancora convinti che Sukia e Gary provengano dalla terra dei sombreri e non dalla patria della pizza. Il tutto mentre le avventure di Gary e Sukia, in Italia, si possono recuperare solo nel mercato dell’usato. Sicuramente le storie un po’ pretestuose e i disegni alquanto approssimativi non fanno gridare al capolavoro, ma è innegabile che si tratta di un momento importante per la storia del fumetto italiano a tematica gay.
Non sarebbe ora di valorizzarlo come si deve?
di Valeriano Elfodiluce
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