L’amore non è solo per pochi eletti, intervista a Vale LP

Da X Factor 2021 a Sanremo Giovani, la cantautrice ventiquattrenne ci accoglie nel suo mondo fatto di limpidezza, profonda intimità, e nuove consapevolezze.

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Vale LP non vuole impartirci nessuna morale.

Me lo dice senza giri di parole: è solo una ragazza di ventiquattro anni che prova un amore spasmodico per la musica e vuole continuare a suonare finché può. Per lei scrivere canzoni è un momento di discussione con sé stessa ma anche d’incontro e scambio con l’altro: che sia per una, cinquanta, o diecimila persone, è come “coltivare un bel giardino, aperto a chiunque vuole entrarci“.

Classe 1999 e cresciuta in un piccolo paese casertano, Vale LP (nome d’arte di Valentina Sanseverino) ha cominciato a caricare demo dei suoi brani su Soundcloud nel 2018. Dal duetto Fumo Freestyle con la super amica e collega Lil Jolie, a quello con il rapper napoletano CoCo in Non Mi Capirai Mai, nel novembre 2020 arriva il primo singolo ufficiale, “Carini”, prodotta insieme a Rosario D-Ross e Sara StarTuffo, seguita da AMERIKA.

 

 

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Che sia hip hop, soul, R&B, o electro-pop, il suo percorso musicale è scandito da una penna onesta e autoironica dove l’emotività non è un deterrente, ma un veicolo per comprendersi e mettersi ancora più in gioco. Lo (ri)conferma nel 2021, quando supera le audizioni di X-Factor 2021 con l’inedito Cheri e anche i bootcamp con Porcella, un’adorabile dichiarazione d’amore senza peli sulla lingua: “Vado con una donna e dico, cuore a me, sono senza ombrello, coprirsi se fa freddo, vieni a casa dai facciamo presto, apri il rubinetto delle gambe tue”.

Lo mette già in chiaro davanti Emma Marrone: “Io voglio creare un fatto, come si dice giù da me“. Che sia un paesino di ottomila persone o l’Italia intera, per lei cantare significa esprimere la parte più vera di sé stessa, e non può fare altrimenti.

Dopo l’ep E sono felice, oggi apre i concerti di Madame (con prossimo opening act il 16 dicembre al Teatro Palapartenope di Napoli) e lancia il nuovo singolo Stronza, preparandosi a chiudere l’annata con un nuovo grande capitolo: martedì 19 Dicembre sarà tra i finalisti di Sanremo Giovani, con tanto di debut album pronto per il 2024. Nella nostra chiacchierata mi ha parlato di questo, ma anche di come gestire le insicurezze, del potere terapeutico della scrittura, e come smettere di essere str*nzi.

Congratulazioni per Sanremo Giovani. Come ti senti davanti questo prossimo step?

Mi sento benissimo. Ogni giorno che passa è sempre meglio. Pensavo di accusare ansia e tensione, ma più si avvicina il momento più si sta sgonfiando quel piccolo palloncino che in questi mesi abbiamo gonfiato di duro lavoro e aspettative. Ma sta andando bene e sono super entusiasta, perché è davvero uno step importante per me. Sono emozionata, ma il giusto.

A proposito di step importanti, tu hai iniziato con X-Factor. Cosa ti porti dietro da quell’esperienza e come si è evoluto il tuo percorso artistico fino ad oggi?

Per me quell’esperienza è stata sicuramente formativa, perché ti interfacci con una buona dose di giudizio ed esposizione, e se vuoi fare questo mestiere devi un po’ farci i conti. Mi ha dato la giusta motivazione per ricordare a me stessa cosa voglio fare, ossia buona musica. Sono stati gli anni più produttivi per me a livello artistico, dove ho unito passione e consapevolezza. Mi ha permesso di maturare un linguaggio e una quadra che fosse solo mia, e sono super felice di averla trovata oggi. Sento di aver lavorato bene e non vedo l’ora che anche altre persone lo vedano.

È super bello che ti stai approcciando a questa nuova fase con un entusiasmo che precede la paura. Cosa consiglieresti allə nuovə artistə o artistə più giovani che vogliono approcciarsi a questo mondo ma sono bloccati da ansia di prestazione, insicurezze, o pensieri intrusivi vari?

Per me è stato fondamentale accettare certe dinamiche. Abbiamo anche un’età prematura, dove ti ritrovi a metterti spesso in discussione, anche con commenti altrui un po’ superficiali. Potrebbero farti soffrire, ma è giusto tenere in considerazione quello che è controllabile. Io sono anche in terapia da cinque anni e sto capendo che l’ansia e la paranoia indicano delle paure figurative, ma che hanno a che fare con qualcosa che non è ancora accaduto e forse non accadrà mai. È importante ricordare cosa ci fa stare bene, parlare con il nostro io più fragile, e affiancarlo con quella consapevolezza che acquisisci man mano che cresci. Non dico che non provo tensione, ma è inutile avere paura di quello che non sai se succederà. Concentratevi su voi stessə, condividetelo con chi vi ama, e non abbiate paura di quello che fate. Nel mio caso, la musica è quello che voglio fare nella vita: penso che se avessi paura anche di questo, sarei bella inguaiata!

In ‘Stronza’ sembri quasi fare un’ammissione di colpe davanti un’altra persona che sembra quasi più matura di noi. Che è un paradosso perché la canzone a sua volta è limpidissima e brutalmente onesta. Secondo te quando si smette di essere stronz3 nelle relazioni?

Si smette liberandosi. Lasciando a terra le armi. In questo periodo storico sembra ci sia poco posto per tutto: che sia essere amatə, o trovare il lavoro che ti piace, o addirittura essere considerati degli esseri umani con diritti e doveri pari alle altre persone, pensiamo che è possibile solo per ‘pochi eletti’. Invece non è così, c’è bisogno di condividere le nostre paure, lasciarci andare ma nel rispetto dell’altro, riconoscendo che siamo tuttə piccoli esseri umani fatti di paure ma anche tante emozioni. Parlarne con gli altri può essere terapeutico, e ci aiuta a deteriorare e depotenziare una possibile bomba che potrebbe esplodere e allontanarci ancora di più. Anche questo è un po’ il senso del brano: ci muoviamo prontə ad esplodere da un momento all’altro, ma aiutandoci e aprendoci a vicenda riusciamo a spegnere la bomba e non creare un terremoto.

A proposito di periodo storico, si parla tanto delle nuove generazioni: di quello che stiamo lasciando e delle loro responsabilità. Qual è l’aspetto che ti piace di più della tua generazione e quello che ti piace di meno?

Quello che mi piace di più è anche quello che mi fa storcere il naso. Il fatto che siamo delle persone molto più consapevoli di quelle di 12 anni fa e non dobbiamo avere paura di utilizzare questa consapevolezza nel modo giusto: abbiamo tanti strumenti e possiamo utilizzarli come crediamo meglio. Ma non sempre lo facciamo: che sia il rispetto per l’altro, la gestione dei sentimenti o lo stare bene con noi stessə– mi sembra che ci sia talvolta un po’ di superficialità nel trattare questa consapevolezza, e ognunə pensa al suo. E invece no: se tuttə noi non stiamo bene, che senso ha stare da solə? C’è bisogno di parlare, anche con più è grande di noi, senza creare questa linea divisoria tra giovani e adulti. I mezzi sono cambiati, ma c’è sempre da imparare ed educarsi. È importante stare insieme, senza paternalismi o grandi ribellioni adolescenziali.  Vorrei che usassimo meglio questa consapevolezza: perché ce l’abbiamo, ma almeno sul piano sociale, forse non facciamo abbastanza.

Quando scrivi non hai mai paura che ti stai mettendo ‘troppo’ a nudo e le persone possano giudicarti?

No, mai, anzi quando è troppo mi dico che ho fatto buon lavoro. Forse è anche questo il significato di ‘Stronza’: quando non mi apro e resto sulle mie, mi sento più vulnerabile di quando mi metto a nudo e parlo delle mie cose. Quando sono me stessa e limpida, sto meglio – anche se dipende da una profonda intimità. Forse proprio per questo continuo a scrivere canzoni e salgo su un palco per cantarle. Più vado oltre e più sento di aver fatto bene.

Ti aspetti qualcosa da questo 2024?

No, perché vivo veramente grata di ogni giornata che ho. L’unica cosa che spero è di suonare davvero tanto, perché abbiamo un gran bel progetto in arrivo e abbiamo lavorato tantissimo. Sono contenta e soddisfatta di poter dire apertamente che dopo questi tre anni di scoperta, sia a livello personale che artistico, sono arrivata ad avere un mio linguaggio e una quadra di cui sono molto sicura. Il disco è pronto, e non vedo l’ora che esca, e tutto quello che viene me lo prendo. Quello che verrà dopo, lo vivrò dopo.

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