Sono partito per New York proprio a una settimana dal Natale. Nonostante mi sia scampato il delirio collettivo da regalo a tutti i costi non sono potuto comunque sfuggire al mio destino e a pochi giorni dal mio rimpatrio (nel termine c’è un’accezione di forzosità che si addice benissimo al mio desiderio frustrato di restare in America), con più calma e sfruttando i saldi, mi sono sottoposto comunque a una maratona di shopping per i regali post natalizi.
Nella celeberrima Christopher street resistono ancora alcuni negozietti che mostrano in vetrina obsoleti DVD porno gay, bustini in lattice e vibratori vintage tanto naive da suscitare più tenerezza che eccitazione.
London è un negozio dedicato esclusivamente agli amanti del lattex, del rubber, del sado del maso e di altre graziose pratiche di umiliazione tant’è che non mi stupisce vedere sui suoi scaffali un libro di poesie di Sandro Bondi. Si trova in un sottoscala: location direi quantomeno appropriata. L’odore entrando è un misto di gomma, pelle, popper svanito e moquette (malcostume endemico degli americani) che non vede sostanze detergenti dai tempi della rivolta dello Stonewall. Entro con un amico anche lui in cerca di souvenir per una coppia di amici comuni amanti dell’estremo (e per questo non intendiamo il rafting nelle rapide di un fiume) e invece di una boule de neige da scuotere agitando una tempesta di neve sull’Empire ne usciamo con una gogna. Esatto, quel ceppo di legno con le fessure blocca-polsi visti ne “Il nome della rosa” usato per estorcere confessioni ai frati omertosi. Ce la infila in una busta di plastica nera per la mondezza e non è chiarissimo se sia per una scelta di stile o per l’esaurimento scorte di shopping bag personalizzate.
Quando lo consegniamo ai nostri amici il loro entusiasmo sarebbe potuto sembrare una reazione di pura cortesia se il fine settimana successivo non avessimo trovato il nostro presente appeso in bella mostra sulla testiera del loro letto al posto della statuina di gesso della Madonna.
Passando dal nuovo al nuovissimo mondo, arriva dall’Australia uno studio fondamentale per il progresso dell’umanità (al pari di quello fatto per valutare se durante la pioggia ci si bagna di più correndo o camminando elaborato dell’università del Nuovo Galles del Sud) che ci rassicura sul fatto che le pratiche sessuali sadomaso e bondage non sono dannose per la salute mentale, semmai per quella fisica perché se la gogna non dovesse reggere cadendo sulla testa di uno dei mie amici sicuramente una settimana in traumatologia se la fa. Insomma ci si sono messi fior di professori per garantire che cuoio, gatti a nove code e catene lubrificate non alterano la psiche tanto già compromessa nel momento in cui alla cena a lume di candela preferisci la cera bollente di questa versata sullo scroto. Questo risultato sorprendente è stato pubblicato sul Journal of Sexual Medicine (giuro che è vero perché credendola una bufala sono andato a verificare sul loro sito on line).
Su un campione di 20mila adulti, è risultato che il 2% pratica il sesso sadomaso e i ruoli di dominazione o sottomissione, ma ci tranquillizzano: questo non dipende da abusi o mancanze sessuali, quindi sono solo degli sporcaccioni senza traumi alle spalle. I risultati – dice la dottoressa Juliet Richters facendo scoccare una scudiscia sul culo del giornalista – confermano che bondage, disciplina e s/m sono semplicemente un interesse sessuale o una sottocultura che attrae una minoranza proprio come i concerti di musica da camera o le sculture di pasta di sale. Queste pratiche sarebbero inoltre più comuni tra gay, lesbiche e bisex, dato che per gli eterosessuali sopportare un marito o una moglie del sesso opposto è già in terminis una pratica estremamente masochista.
Inoltre, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, dice sempre la Richters, i ‘praticanti’ "non hanno maggiore probabilità di essere costretti all’attività sessuale e non hanno una tendenza maggiore ad essere infelici o ansiosi". Chi sceglie queste pratiche è più in armonia con se stesso, del resto è un piacere venir inguainati in una tuta di lattice per ore sviluppando porcini in ogni fessura recondita del proprio corpo mentre qualcuno ti grida "sei una merda!!". Anzi, dalle analisi psicologiche gli uomini risultano anche più felici della media, soprattutto se paragonato con il tasso di soddisfazione medio della comunità di minatori di San José in Chile.
Perciò, interpretando liberamente la ricerca, se vi doveste sentire depressi per il lavoro o tristi per la sospensione della vostra serie televisiva preferita cosa c’è di meglio che infliggersi una decina di frustate per sopportare tanta frustrazione?
di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti
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