Multa, reclusione, ergastolo per “chiunque abbia volontariamente rapporti carnali contro l’ordine della natura”. È stata la frase ancillare della Corte Suprema Indiana che considerava l’omosessualità un reato dal 1860. Il 6 settembre 2018, (ve lo avevamo raccontato qui) solamente quattro anni, fa cambiò tutto; o meglio, migliorò. Infatti, la Corte Suprema indiana cancellò la sezione 377 del Codice penale indiano che da ben 157 anni puniva ogni tipo di comportamento omosessuale in quanto “offese contro natura”.
Un coro a più voci recitò delle sentite scuse nei confronti di chi, fino a quel giorno, venne penalizzato per amare.
“La storia deve scuse a queste persone e alle loro famiglie. L’omosessualità fa parte della sessualità umana. Hanno il diritto alla dignità e alla libertà di non essere discriminati. Sono consentiti atti sessuali consensuali di adulti della comunità LGBT”.
(Indu Malhotra, giudice in pensione e consigliera senior della Corte Suprema indiana)
“È difficile correggere un errore della storia. Ma possiamo impostare il corso per il futuro. Questo caso coinvolge molto più della depenalizzazione dell’omosessualità. Riguarda le persone che vogliono vivere con dignità”.
(Dhananjaya Y. Chandrachud, giudice della Corte Suprema indiana)
Cos’è successo dallo storico 2018 ad oggi?
Le occlusioni mentali si sono ammorbidite al punto che la Corte Suprema indiana ha presentato la candidatura di Saurabh Kirpal come giudice dell’Alta corte di Delhi. Nulla di insolito fino ad ora.
Ma chi è Saurabh Kirpal?
Avvocato meticoloso e stacanovista, dal 2017 è presente nella lista per il posto da giudice tanto ambito. C’è però un dettaglio che, sebbene l’auspicio è che venga percepito come irrilevante, pesa ancora troppo nel contesto indiano – e non solo: è dichiaratamente gay. L’oblio sceso finora sul suo nome ha inevitabilmente suscitato critiche negli ambienti legali, con la consapevolezza che la sua posizione fosse compromessa a causa del suo orientamento sessuale. Altra virgola dissonante – ma questa è finora sembrata soltanto una scusa – il suo partner, per il quale il governo avrebbe ripetutamente parlato di conflitto di interessi, rischio per la sicurezza, in quanto l’uomo è europeo e lavora con l’ambasciata svizzera.
Pian piano però le virgole cadono, o subiscono modifiche che le trasforma in punti esclamativi. E dopo lunghe esitazioni, la candidatura di Saurabh Kirpal all’Alta Corte di Delhi è stata ufficialmente presentata dalla Corte Suprema. Il messaggio all’esecutivo è chiaro: il governo non deve in alcun modo ostruire quella che sarà la luce, dopo una lunga sequenza di interruttori rotti nella realtà indiana dei diritti LGBTQ+.
Bottiglie da stappare non possono ancora essere preparate; ad oggi Saurabh Kirpal non è ancora giudice. E, sebbene non ci sarebbe nulla da festeggiare all’idea di un giudice gay, se il governo non esiterà, l’India potrà essere orgogliosa di avere il primo giudice apertamente omosessuale. Ebbene sì, è una notizia.
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