La Corte europea dei diritti umani (Cedu) ha emesso una condanna nei confronti della Russia per violazione dei diritti genitoriali dei suoi cittadini.
La sentenza è legata alla discriminazione inflitta dai tribunali russi ad una mamma transgender, alla quale è stata negata la possibilità di vedere i 2 figli perché entrata in transizione. Secondo quanto riportato dalla Corte di Strasburgo le autorità russe hanno violato “in modo manifesto” il suo diritto alla vita familiare e a non essere discriminata. La giustizia russa, precisa la Corte europea, non ha provato in alcun modo che la transizione di genere della mamma potesse arrecare un danno ai figli.
La donna trans, nota come A.M., si è separata dalla moglie dopo sette anni di matrimonio e ha cambiato sesso legalmente nel 2015. Nel 2016, la moglie le ha negato le visite ai propri figli, nati nel 2009 e 2012, con un tribunale distrettuale che ha affermato l’anno successivo che le visite di A.M. avrebbero avuto un “impatto negativo sulla salute mentale e sullo sviluppo psicologico” dei bambini. Ora, dopo 4 anni di battaglie legali, la sentenza della Corte che condanna la Russia ad un misero risarcimento, pari a 9.800 euro.
L’ufficio stampa presidenziale russo non ha rilasciato commenti. Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato fuori legge il matrimonio tra persone dello stesso sesso lo scorso aprile, a seguito della legge ‘contro la propaganda gay’ del 2013.
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