LA “DIVERSITÀ” DEI CARCERATI

È in tournée "I Pescecani" della Compagnia della Fortezza: attori-detenuti dalla prorompente mascolinità, pronti a vestire abiti da donna e baciarsi fra di loro. Perché?

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4 min. di lettura

PISA – I detenuti tornano in tournée. Dopo le tante difficoltà incontrate dalla Compagnia della Fortezza di Volterra, finalmente potremo vedere nei teatri italiani l’ultima produzione ispirata a Bertold Brecht, “I Pescecani”, presentata in prima assoluta la scorsa estate nel Carcere di Volterra. Vedere gli spettacoli degli attori-detenuti in carcere non è agevole: occorre prenotare con molti mesi di anticipo per permettere alle forze dell’ordine di effettuare tutti i controlli necessari affinché le porte del carcere possano aprirsi al visitatore-spettatore. Ma a partire dal 23 marzo, fino al 30 maggio, la Compagnia toccherà sei piazze diffuse su tutta la penisola: da Genova, a Reggio Emilia, Castiglioncello, Bari, Napoli e Mantova.
Lo spettacolo, “I Pescecani, ovvero quello che resta di Bertold Brecht”, è un’opera complessa, corale, ricca di musica, di ironia, di tagliente sarcasmo e critica alla “società civile” e non priva di curiose allusioni omoerotiche. Come la scena bollente con i due attori-detenuti che si fronteggiano, indossando entrambi pantaloni di pelle neri, retti da bretelle che poggiano sui loro toraci nudi e torniti. I due si avvicinano guardandosi intensamente, e appena la distanza si annulla, si allacciano in un appassionato bacio sulle labbra. Le loro bocche si staccano solo per percorrere con appetito il corpo madido dell’altro. Poi il bacio si trasforma in un tango, ricco di sensualità mascolina, nonostante evidentemente uno dei due non possa fare a meno di immaginarsi donna nell’eseguirlo.

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La regia è come sempre di Armando Punzo, che da 15 anni lavora con i detenuti del carcere di Volterra su progetti teatrali che hanno conquistato la critica internazionale. Negli anni scorsi, alcuni spiacevoli incidenti avvenuti durante le tournée della Compagnia, avevano reso molto difficile per gli attori portare all’esterno i loro lavori, ma fortunatamente queste difficoltà sembrano superate.
Lo spettacolo è la elaborazione definitiva dello studio su “L’Opera da tre soldi” di Bertold Brecht avviato nel 2002, e per la messa in scena della quale la compagnia si è vista negare i permessi necessari. L’atmosfera è, quindi, quella di un cabaret promiscuo in cui gli uomini ballano volentieri tra loro, circondati da orchestrina, balletti, intervento comico da piano-bar, e, soprattutto, i personaggi che sembrano ricalcati da un modello da cartoon, con abiti, portamenti, voci e gestualità accentuate con maestria e ironia.

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I detenuti di Volterra, molti dei quali accettano di vestire panni femminili nello spettacolo, hanno scelto, in questo come in altri lavori, di mostrare con orgoglio la propria condizione, addirittura spettacolarizzandola, e sottolineano così il punto di vista affatto particolare di cui godono e che consente loro di osservare il mondo con disincanto crudele. Il “potere” che è il bello di oggi, è quello che nega, rinchiude e inganna. Il “potere” determina la logica di funzionamento della “normalità” che necessariamente esclude e discrimina chi non vi aderisce. Ma l’escluso, o il recluso, o, ancora, il diverso, possiede la forza dello sguardo esterno, sa smascherare i meccanismi della perversione del potere che chi è “nel” potere non riesce a vedere.

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Cosa significa per un detenuto del carcere di Volterra, vestirsi da donna? È rendere evidente e teatrale questa posizione di “esterno”. O forse esorcizzare il sacro ruolo del maschio. O più semplicemente divertirsi a evadere. E di divertimento, nei Pescecani ce n’è tanto! A partire dai testi, dal lavoro degli attori, dall’uso fatto delle canzoni famose in cui le parole rincorrono parodie degli originali spassose e crudeli, fino ai balletti. Assolutamente gay quello ballato da tre attori in pantaloni di pelle nera e petto nudo sulle note di “Freak out”: questi splendidi ballerini non avrebbero affatto sfigurato sul palcoscenico di una discoteca gay, checché ne possano pensare loro!

Date della tournée 2004
23-24 marzo ore 21 Teatro Gustavo Modena- Genova
1-2-3 aprile ore 21 Teatro Ariosto – Reggio Emilia
17 aprile ore 21 Castello Pasquini-Armunia – Castiglioncello (Livorno)
24-25 aprile ore 21 – Teatro Kismet – Bari
27-28 maggio ore 21 – Teatro Mercadante – Napoli
30 maggio – ore 21 Festival dei diritti umani- Mantova
Carte Blanche – Centro Nazionale Teatro e Carcere di Volterra
Compagnia della Fortezza
I Pescecani
ovvero quello che resta di Bertolt Brecht

liberamente ispirato al teatro di Bertolt Brecht
drammaturgia e regia di Armando Punzo
con i detenuti attori della Compagnia della Fortezza: Aniello Arena, Saverio Barbera, Nicola Bello, Nicola Camarda, Tonino Cinque, Giuseppe Di Cosola, Franco Costa, Fabio Lazzareschi, Antonino Linguanti, Antonino Mammino, Santolo Matrone, Maurizio Mazzei, Sabino Mongelli, Matteo Monteseno, Othmane Rachdi, Antonio Scarola, Gennaro Todisco
musiche eseguite dal vivo da Ceramichelineari (Marco Bagnai, Marzio Del Testa, Antonio Chierici)
e con la partecipazione straordinaria della Banda Musicale Filarmonica G. Puccini di Pomarane (prevista, in alcuni casi, la partecipazione delle bande musicali delle città ospitanti)
costumi di Emanuela Dall’Aglio, scene Alessandro Marzetti, collaborazione alle scene Enrico Avarello, movimenti Pascale Piscina, assistente alla regia Laura Cleri, direzione musicale M. Giacomo Brunetti, ricerche musicali e suono Barnaba Ponchielli, collaborazione artistica Stefano Cenci, collaborazione al progetto Luisa Raimondi, direttore tecnico Carlo Gattai, datore luci Andrea Berselli, direttore di scena e capo macchinista Alessandro Marzetti, assistente ai costumi Silvia Provvedi, amministrazione Serena Scali, organizzazione generale Cinzia de Felice
Le foto sono di Stefano Vaja

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