La Nuova Terra di Sebastiano Mauri (Guanda, 2021), il romanzo che ho scelto di raccontarvi oggi, è un libro che si differenzia da quelli che abbiamo visto nelle scorse settimane. A renderlo differente non è tanto il soggetto del libro, ma piuttosto l’ambientazione. Questa volta, infatti, lo sfondo in cui la storia si svolge è la foresta amazzonica, un mondo – quello sudamericano in generale – conosciuto molto bene dall’autore, le cui origini italo-argentine fanno il paio con una biografia abituata a fare la spola tra le due sponde dell’Atlantico. Per il popolo arcobaleno quello di Sebastiano Mauri è un nome noto: non solo per le sue performance artistiche come scrittore e regista, ma anche per aver sposato l’attore Filippo Timi nel 2016 a New York.
Il libro
Nel romanzo il protagonista, Leone, è un uomo del ventunesimo secolo (e quindi tormentato da mille insicurezze) che per ritrovare il centro della propria vita compie un viaggio fino al cuore dell’Amazzonia. In realtà ci arriva per tutt’altro motivo; nella sua vita le cose funzionano (almeno in apparenza) e comunque, anche se ciò non fosse, non sarebbe l’Amazzonia il luogo in cui si aspetterebbe di regolare certe questioni. All’inizio la diffidenza e lo scetticismo sembrano essere gli unici gadget che Leone abbia pensato di mettere in valigia; ma presto le cose cambiano anche per lui, fino a ritrovarsi a fare i conti con situazioni e realtà che non avrebbe mai ritenuto possibili. Come ad esempio il fatto che una droga indio, l’ayahuasca, somministrata durante un rito specifico, possa aiutarlo a ricongiungersi con la parte più nascosta e sfuggente di sé stesso.
La Nuova Terra è un libro che gioca con il contrasto fra apparenza e profondità, fra ironia e introspezione, e che riesce a combinare insieme tanti temi diversi. Leone è un uomo che non si distingue nettamente dalla massa: ha un lavoro, una carriera, una relazione, eppure tutto ciò copre ma non colma minimamente il vuoto che ha dentro di sé. Quando mette piede in Amazzonia, non riesce a rinunciare a certi stereotipi e sono proprio questi che rendono così traumatico l’incontro fra lui e il nuovo mondo che lo sta avvolgendo da ogni parte; un mondo basato su valori, regole, concezioni e credenze del tutto avulse dal suo immaginario. L’opposizione iniziale di Leone non è solo disincantata, sarcastica o dettata da una presunta superiorità culturale e tecnologica, è un’opposizione istintiva che subodora quasi animalescamente il pericolo che l’uomo teme di più. Egli sa infatti che se si lasciasse andare, se si adeguasse anche solo momentaneamente allo stile di vita più semplice e naturale dei suoi anfitrioni indios, sarebbe costretto ad affrontare tutti gli scheletri che ha nell’armadio.
Una molteplicità di temi e di letture
Nel suo ritorno alla scrittura, anzi alla narrativa, Sebastiano Mauri intreccia divertimento e profondità, adottando uno stile che sa adeguarsi e cambiare passo. La Nuova Terra, come dicevo, è un libro che sviluppa molteplici temi (ecologia, cambiamento climatico, agonia dell’Occidente, spiritualità), ma il punto fermo è sempre costituito dal percorso interiore compiuto dal protagonista verso la piena accettazione di sé. Fra gli ostacoli da superare ci sono anche i pregiudizi interiorizzati di cui tutti i lettori LGBTQ+ sanno almeno qualcosa. E’ lo scalino più duro da abbattere, l’ostacolo più insidioso e meno riconoscibile contro cui molte persone gay continuano a inciampare anche dopo essersi riconosciute per ciò che sono. Pure Leone, almeno in parte, è succube di questa realtà; nonostante sia un gay che si è pienamente accettato da tempo, ha però un problema aperto con il lato femminile delle cose, una sorta di conflitto interiore irrisolto che si porta dietro da sempre e che la vita, finora, non gli ha permesso di riequilibrare.
Come titolo, La Nuova Terra racchiude tanti significati possibili che calzano la storia scritta da Sebastiano Mauri in molti modi, tutti appropriati o plausibili. Il lettore li riconoscerà uno alla volta in base al rapporto che instaurerà con questo romanzo man mano che avanza nella sua lettura. Fresco e piacevole, ironico ma anche profondo, in buon equilibrio fra spontaneità e manierismo letterario contemporaneo, questo libro ha fatto del suo meglio per dire qualcosa di diverso su temi – spesso – tanto declinati quanto disattesi.
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