Maya Angelou. Un nome, una vita legata alla letteratura e all’attivismo nella lotta per le persone di colore, le donne e la comunità LGBTQ+. Nella sua carriera ha scritto ben 36 titoli, alcuni dei quali sono diventati dei veri e propri manifesti femministi, tra cui Io so perché canta l’uccello in gabbia, libro autobiografico in cui ha raccontato come la scrittura e la letteratura l’abbiano aiutata ad affrontare il razzismo e i traumi nella sua vita. A riprova del suo grande contributo alla società, ha ricevuto anche la Medaglia della Libertà presidenziale da Barack Obama. Venuta a mancare nel 2014, viene oggi insignita di un altro, simbolico, riconoscimento.
Dal 10 gennaio, infatti, circolano ufficialmente i primi quarti di dollaro che portano un’effigie della poetessa, il che rende Maya Angelou la prima donna nera ad essere rappresentata sulla moneta americana. Non solo, ma anche tra le prime donne a essere rappresentate sulla moneta americana. Proprio quest’anno è partito l’American Women Quarters Program, un programma della durata di quattro anni che, entro il 2025, vedrà celebrate sui dollari americani le donne che hanno contribuito allo sviluppo e all’arricchimento storico della Nazione attraverso le loro realizzazioni e i loro successi.
Il programma è stato reso possibile da una legge promossa dalla senatrice democratica del Nevada, Catherine Cortez Masto, per riconoscere alle donne che hanno fatto la storia ciò che è loro dovuto. E proprio la senatrice ha voluto fortemente che tra le prime figure ricordate ci fosse proprio Maya Angelou, come ha dichiarato: «La scrittura e l’attivismo di Maya Angelou hanno ispirato innumerevoli americani e la sua eredità ha contribuito ad alimentare una maggiore equità e comprensione in tutta la nostra nazione». Le sue parole hanno parlato a intere generazioni di donne in ogni parte del mondo e ha aperto una strada molto chiara su come il razzismo sistemico potesse essere affrontato e combattuto.
«Questa moneta garantirà a generazioni di americani di conoscere i libri e le poesie di Maya Angelou che hanno parlato dell’esperienza vissuta delle donne nere»
Il braccio alzato di fronte a un uccello in volo e un sole che sorge: questa è la posa in cui la scrittrice è incisa nel metallo, a ricordo di come le sue parole siano riuscite a ispirare e sollevare gli animi. Anche alla fine della sua vita, nonostante la sua veneranda età, non ha mai smesso di lottare per gli altri. Una delle ultime cause per cui si batté fu il matrimonio egualitario nello stato di New York, per cui chiamò personalmente tre senatori affinché la legge passasse.
Il marchio indelebile che ha lasciato non è stato dimenticato nemmeno dopo la sua morte, quando il presidente della Campagna per i Diritti Umani ha ricordato come sia diventata un’eroina anche per le persone queer, con i suoi inni di pace, uguaglianza e orgoglio capaci di muovere intere masse.
Indimenticabile il suo discorso del 1996 al GALA Festival (Gay and Lesbian Association of Choruses) quando pronunciò uno dei suoi appelli più celebri: «Io sono gay… Io sono lesbica. Io sono nera. Io sono bianca. Io sono nativa americana. Io sono cristiana. Io sono ebrea. Io sono musulmana». Non c’è distinzione tra cuori, anime e menti: negli occhi di Maya Angelou, siamo sempre tutti uguali. Certo, aiuterebbe se oltre ai riconoscimenti quel razzismo contro cui lei ha lottato fosse stato almeno in parte sconfitto, almeno oggi. Per ora, dobbiamo accontentarci del suo ricordo, e del mondo di cui sognava.
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