Che annata quella di Greta Gerwig.
Il suo Barbie è un kolossal: un miliardo di dollari a livello mondiale (la prima donna regista a raggiungere questo primato) e adesso pioggia di nomination ai Golden Globes 2024. Le probabilità che lo vedremo di nuovo agli Oscar sono alte: dopo i precedenti Ladybird e Piccole Donne, sarebbe la terza nomination per Gerwig agli Academy.
L’assillano per un Barbie 2, ma lei sta già lavorando al sequel di Le Cronache di Narnia per Netflix, e al momento non riesce a concepirlo (e grazie a Dio, il film è perfetto così).
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Piuttosto ha altri primati da aggiungere: è stato annunciato oggi che Greta Gerwig sarà la prossima presidente di giuria al Festival di Cannes 2024. Per la sua 77esima edizione, che si svolgerà dal 14 al 25 maggio in Francia, Gerwig sarà la seconda regista americana a consegnare la Palma d’Oro: a soli 40 anni, è la donna più giovane a ricoprire il ruolo, dopo Sofia Loren nel 1966 (all’epoca aveva 31 anni), l’attrice Cate Blanchett nel 2018 e Jane Campion nel 2014.
“Ieri, ambasciatrice del cinema americano indipendente, oggi al vertice del successo mondiale al botteghino, Greta Gerwig” scrivono nel comunicato ufficiale “riesce a combinare ciò che prima era giudicato incompatibile: produrre blockbuster d’autore, ridurre il divario tra arte e industria, esplorare le questioni femministe contemporanee con abilità e profondità, e dichiarando la sua impegnativa ambizione artistica all’interno di un modello economico che abbraccia per usarlo al meglio“.
Come sottolineano la presidente del Festival Iris Knobloch e il delegato generale Thierry Frémaux, Gerwig rappresenta un perfetto esempio di rinnovamento per il cinema mondiale, in quanto figlia di “un’epoca che abolisce le frontiere e mescola i generi per far trionfare l’intelligenza e l’umanesimo”.
“Cannes è sempre stato per me l’apice di ciò che il linguaggio universale del cinema può rappresentare” risponde la regista, aggiungendo: “Mi piace fare film, mi piace andare a vedere i film, mi piace parlarne per ore”.
E tutto questo amore si riflette nei suoi lavori: dopo l’esordio in piccoli film indie come Hannah Takes The Stairs, Nights and Days, o Damsles in Distress, o le collaborazioni insieme al marito e regista Noah Baumbach in Frances Ha e Mistress America, il suo cinema è la perfetta combinazione tra film d’autore e crowd pleaser più mainstream.
Liberamente ispirata dai classici di fine anni 80/primi anni Novanta, ma con uno sguardo rinnovato che celebra l’esperienza femminile, il concetto di ‘girlhood’ è centrale nella filmografia di Gerwig: che sia un’adolescente che ha fretta di lasciare casa per la grande città (Ladybird è anche una lettera d’amore a Sacramento, città natale di Gerwig) o un classico della letteratura per ragazze come Piccole Donne che diventa ritratto universale ma anche un omaggio alla sua scrittrice Louisa May Alcott. Fino alla bambola più stereotipata e capitalista del globo che si fa metafora dell’esperienza umana.
Se con solo tre film, stiamo già così. Chissà cosa le riserva il futuro.
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