Quando a febbraio dello scorso anno Elly Schlein fu eletta segretaria del Partito Democratico, la reazione degli oppositori fu tutt’altro che clemente.
I social – ma anche la stampa e la televisione – si scatenarono in un vero e proprio shitstorm di bodyshaming e omofobia, attaccando componenti della sua identità che nulla avevano a che fare con la sua competenza e preparazione in ambito politico.
Un fenomeno che affonda le sue radici nella misoginia, ma ancor più esacerbato dal fatto che Elly Schlein non è solo donna: è anche queer.
Se il suo background innegabilmente privilegiato le ha permesso di sfondare le barriere che ostacolano ogni giorno l’ascesa politica di innumerevoli profili simili al suo, Schlein ha comunque dovuto subire le ritorsioni di un patriarcato che non vuole accettare un simile cambio di paradigma.
Più del 27% delle donne queer viene dissuasa dallo scendere in politica
Un’indagine dettagliata, condotta dal LGBTQ+ Victory Institute, organizzazione statunitense impegnata nella promozione di leader politici appartenenti alla comunità LGBTQ+, ha voluto indagare il fenomeno negli USA, producendo risultati che ancora una volta confermano la persistenza di radicate barriere legate al genere e all’orientamento sessuale nel campo politico.
Il rapporto, particolarmente focalizzato sulle difficoltà incontrate dalle donne LGBTQ+, fa parte dell’analisi più ampia “When We Run” dell’Istituto. Quest’ultima esplora le testimonianze di un numero senza precedenti di 1.065 individui LGBTQ+ che hanno concorso nelle elezioni del 2022. Di questi, 470 hanno contribuito alla ricerca partecipando al sondaggio.
Secondo i risultati dello studio, una percentuale considerevole pari al 27,2% delle candidate appartenenti alla comunità LGBTQ+ ha ammesso di essere stata dissuasa dal proporsi per cariche elettive a causa di pregiudizi legati al proprio genere. Solo il 7,1% degli uomini gay e bisessuali che ha riferito di aver sperimentato un sentimento simile.
L’analisi ha inoltre evidenziato come le donne transgender siano soggette a un rischio ancora superiore di circa il 10% rispetto alle donne cisgender queer di essere scoraggiate dall’intraprendere campagne elettorali.
Coloro che però scelgono di entrare ugualmente in politica devono comunque confrontarsi con la paura concreta di subire attacchi dalle resistenze patriarcali.
Una preoccupazione predominante riguarda il rischio di subire molestie: l’83,7% delle donne LGBTQ+ ha espressamente manifestato timori in questo senso, una percentuale che si distacca significativamente dal 77,4% registrato tra uomini gay e bisessuali.
Apprensioni che, per quanto gravi, non sono prive di fondamento. Secondo il rapporto, una percentuale del 5,4% di donne LGBTQ+ ha sperimentato violenza di genere nel corso delle campagne elettorali, una cifra notevolmente superiore all’1,9% riferito dagli uomini gay e bisessuali.
La situazione si aggrava ulteriormente quando si considerano le donne transgender: il 7,1% di loro ha dichiarato di essere stata vittima di violenza di genere durante il periodo elettorale.
Non è solo la violenza, tuttavia, a colpire le donne queer che coraggiosamente scelgono di accettare il rischio. Si parla anche di atteggiamenti più subdoli, figli del pregiudizio di genere, che colpiscono il 15% delle donne queer in politica. Percentuale che, purtroppo non sorprendentemente, sale a un allarmante 32,1% quando si parla di donne trans.
Un pregiudizio profondo, che impedisce alle donne queer di essere prese sul serio nel proprio percorso politico: in molte hanno dichiarato di non sentirsi stimate o almeno ascoltate dai propri colleghi maschi, né tantomeno dai media – che sembrano non perdere occasione per mettere in discussione le loro competenze.
Eppure, nonostante le avversità, il numero di donne LGBTQIA+ in politica aumenta di anno in anno.
“La paura delle molestie anti-LGBTQIA+ è reale, ma questo non ferma la loro corsa alla politica,” afferma Emily Randall, senatrice queer dello stato di Washington, intervistata da LGBTQ+ Nation. “C’è chi è disposta a indebitarsi personalmente pur di candidarsi. Affronteranno inevitabilmente attacchi anti-LGBTQ, tra cui insulti omofobici e transfobici, minacce sui social media e messaggi d’odio via email, ma non si tirano indietro. La loro salute mentale ne paga le conseguenze. Ma, nonostante tutto, le donne queer continuano a candidarsi. E a vincere.“
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