Accantonate le paillette e i ritmi da jukebox di Mille, il tormentone estivo confezionato con Orietta Berti ed Achille Lauro, Fedez riscopre le origini con un brano che ha illuminato gli occhi dei fan della vecchia guardia. Morire morire è il nuovo singolo che anticipa l’album Disumano, che il rapper ed influencer rilascerà il prossimo 26 novembre, contenente anche la canzone con cui ha preso parte all’ultima edizione del Festival di Sanremo con Francesca Michielin, Chiamami per nome.
Il videoclip di Morire morire, reso pubblico nelle scorse ore, ha già raggiunto le tendenze di YouTube Italia, raccogliendo in poche ore oltre 600.000 visualizzazioni. Il successo immediato del filmato si annida senza dubbio nel tam-tam che ha generato sui social, complice un concept che mette Fedez al centro della scena. Una sceneggiatura che ricalca con una soluzione di long take il cammino tra le tenebre di un martire, protetto da due guardie del corpo, dapprima raggiunto da giornalisti in cerca di uno scoop, poi dagli hater, questa volta in carne ed ossa. Come in una sorta di discesa agli Inferi, lungo il suo cammino Fedez incontra poi una gang di teppisti che lo riducono a una straccio, su cui un sindaco si diverte ad urinare, da un gruppo di TikToker e di groupie del momento, che sperano in un selfie da pubblicare su Instagram.
Trascinato da una mistress verso un gruppo di uomini con maschera anti-gas, Fedez viene poi legato ad una barella con una camicia di forza, che copre parte del suo completo rosa shocking. Lo spazio intorno a lui si trasforma in quello di una chiesa nel momento della messa e, sotto lo sguardo dei fedeli, il rapper viene accoltellato al cuore dal un parroco. Ma continua a cantare, perché bisogna “morire morire morire, per le proprie idee” (mentre De Andrè sosteneva quanto fosse affascinante pensare di perdere la vita per un’idea, e io “per poco io morivo senza averla mia avuta”), anche di fronte ai laser dei cecchini, che fanno fuoco. È lui contro tutti fino alla fine: gli organi di Stato, la Chiesa, i bulli da tastiera, forse anche contro chi lo sostiene ma vive una vita senza concerti. È lui in prima persona, in primo piano, ieri ragazzo senza responsabilità, oggi uomo con un potere mediatico non indifferente.
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