Il 12 agosto 1880 nasceva a Bournemouth (vicino Londra) Radclyffe Hall, forse la prima donna scrittrice che sfidò la cultura dei primi anni del ‘900 parlando di omosessualità, e in particolare della cultura lesbica.
Il libro per cui è ricordata è Il Pozzo della Solitudine, romanzo che fece scalpore in Inghilterra, dove venne censurato e bandito, poiché considerato troppo osceno. In realtà, il romanzo raccontava la storia di una donna inglese lesbica, e del disagio che provava a non poter vivere liberamente la propria sessualità.
Il Pozzo della Solitudine si può considerare il primo libro al mondo a tematica apertamente lesbica.
Tra gli altri, si ricorda anche la raccolta di poesie Twixst Earth and Stars, prima opera di Radclyffe Hall, scritto nel 1906. Due anni più tardi, apre al lesbismo con la seconda raccolta di poesie, A sheaf of verses, scritta dietro l’ispirazione di una donna e sua compagna. Di notevole importanza anche La stirpe di Adamo del 1926, con il quale vinse il James Tait Black Memorial Prize. Il romanzo più noto arrivò solo nel 1928, e scatenò una campagna di odio verso la donna e il libro stesso.
La vita di Radclyffe Hall
Marguerite Radclyffe Hall nasce il 12 agosto 1880 da una famiglia benestante, e inizia a interessarsi alla scrittura a 20 anni, pubblicando la sua prima raccolta di poesie.
Per tutta la sua vita, non nasconde la sua omosessualità. Amava indossare abiti maschili, con i quali si sentiva più a suo agio. Nel 1908 inizia una relazione con Mabel Veronica Label, chiamata Ladye, la quale fu la sua musa per alcune opere. La convivenza termina nel 1915, con la morte di Ladye. Si unisce quasi subito alla scultrice Una “Vincenzo” Troubridge, nonché cugina di “Ladye”. La relazione con Una continua per tutta la vita di Radclyffe Hall, ovvero fino al 1943.
Lo scandalo de Il Pozzo della Solitudine
Un libro mai letto prima, considerato osceno. Se ai nostri occhi, oggi, appare un semplice romanzo su una donna lesbica, alla fine degli anni ’20 era un incredibile opera da censurare. Ma iniziamo ad analizzare il libro dalla sua storia.
La trama
È la storia di Stephen, una donna nata in epoca vittoriana, che viene battezzata con un nome maschile, poiché i genitori volevano un bambino. Stephen appare abbastanza mascolina: spalle larghe, fianchi stretti, capelli corti, ama tutti gli sport che – ancora oggi – sarebbero considerati “da maschi”.
Capisce di essere lesbica solo a 18 anni, quando rifiuta un ragazzo che le aveva confessato il proprio amore. Dai genitori, riceve poco aiuto: il padre cerca di capirla, la madre la vede come innaturale. Nel corso degli anni, Stephen accetta la sua omosessualità, vestendosi da maschio e frequentando altre donne, ma sempre considerandosi maledetta.
Lascia la tenuta della famiglia dopo la scoperta di un amore platonico che portava avanti com una vicina di casa, e si trasferisce a Londra, dove diventa una scrittrice amata dal pubblico e dalla critica. Allo scoppio della Grande Guerra si trasferisce in Francia, dove inizia una relazione con una donna, Mary, la quale però non è lesbica, ma nutre dei sentimenti veri per Stephen. La sessualità di Mary però inizia presto a vacillare, ed è la stessa Stephen a spingere la ragazza verso un uomo, suo amico, che viveva a Parigi.
Critiche a apprezzamenti
Nel libro, si nota la voglia di vivere liberamente la propria vita. Sia per Stephen sia per Radclyffe Hall. La critica però non lo vedeva allo stesso modo. Un libro, dicevamo, che oggi non scatenerebbe alcuno scandalo, dove la parola “lesbica”non viene mai citata, utilizzando invece il termine “invertita”.
Anche le “effusioni” descritte sono molto contenute. Radclyffe Hall scrive “l’ha baciata sulle labbra, come un’amante“, mentre la notte d’amore tra Stephen e Mary si trasforma in “quella notte non erano divise“.
A scatenare la campagna di odio che portò poi alla censura del romanzo fino al 1949 fu l’ editore del Sunday Express, James Douglas. Nella sua critica, aveva scritto:
Per prevenire la contaminazione e la corruzione della narrativa inglese è dovere del critico rendere impossibile a qualsiasi altro romanziere di ripetere questo oltraggio. Dico deliberatamente che questo romanzo non è adatto per essere venduto da nessun libraio o per essere preso in prestito da nessuna biblioteca.
Nel 2019 sono stati digitalizzati diversi documenti relativi all’autrice, che comprendono le bozze della prima stesura (molto più espliciti rispetto alla versione pubblicata, ma eliminati dalla stessa Radlcyffe Hall per evitare scandali) e commenti di moltissimi lettori, che riportano una verità molto diversa.
Oltre all’appoggio di Virginia Woolf e EM Forster, il pubblico era entusiasta dell’opera, e e molti lettori volevano farlo sapere a Radclyffe.
I commenti dei lettori
I ricercatori incaricati di digitalizzare i documenti hanno ritrovato un commento dagli Stati Uniti:
L’immagine che dipingi del povero invertito dovrebbe rendere tutti più caritatevoli… Nessuno potrebbe finire il tuo libro, signorina Hall, senza indossare una spada e uno scudo per sempre a difesa degli invertiti.
Per altri è stata una fonte di ispirazione:
Mi ha fatto venire voglia di vivere e andare avanti… mi sono scoperto a Parigi e temevo questa cosa che pensavo anormale.
Dal Regno Unito, dove il libro era bandito, un ragazzo 18enne ha scritto:
Ho vissuto molti dei terrori dell’invertita. Il suo libro è davvero meraviglioso ma bruciante
Sempre da Londra, un altro lettore ha scritto:
All’inizio ripugnava e disgustava, e poi il pathos e la bellezza di esso mi hanno preso, e se avessi avuto il potere di aiutare quelle povere anime avrei offerto i miei servizi.
Un romanzo ancora oggi attuale
Le difficoltà della famiglia a capire Stephen, la voglia di essere se stessa, la mancanza di amici, l’allontanamento della società perché considerata invertita. Sono tutti temi che ancora oggi sconvolgono la vita dei membri della comunità LGBT+, anche se in modo diverso.
Ma il sentimento di vivere liberamente è sempre presente, e non cambia mai, da generazioni. Proprio per questo è importante l’ultima frase scritta del romanzo, in cui Stephen fa un appello dicendo: “Dacci anche il diritto alla nostra esistenza!“
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