Tre capolavori di Virginia Woolf

Con questo articolo vogliamo riscoprire tre grandi capolavori della scrittrice inglese, in cui tematiche femminili e LGBT si intrecciano inconsapevolmente in un connubio straordinario.

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Tre capolavori di Virginia Woolf - orlando - Gay.it

Scrivere nell’Ottocento era un lavoro esclusivamente maschile, e soprattutto nell’Inghilterra benpensante erano altri gli impegni che sarebbero spettati alle donne. Eppure, al tempo, di scrittrici donne ve n’erano parecchie, e spesso per pubblicare i propri lavori utilizzavano pseudonimi o preferivano l’anonimato. È il caso di Mary Shelley e del suo famosissimo Frankenstein o il moderno Prometeo (1818), di Jane Austin che si firmava come “A Lady”, o delle sorelle Bronte che per un primo periodo avevano preferito essere i fratelli Bell.

Fra le prime a spezzare una lancia a favore della scrittura femminile fu Virginia Woolf, nata sotto il regno di Vittoria nel 1882. La stessa, per legge, non poté frequentare alcuna scuola, anche se in compenso ricevette un’ottima educazione privata. Nei suoi romanzi esplodono, finalmente, tutte le problematiche femminili dell’epoca, intrecciate anche all’esperienza privata. Non solo: Virginia scrisse anche di amori omosessuali con un’innocenza tale che ci sarebbe impossibile immaginare come nell’Inghilterra dell’Ottocento, in realtà, l’omosessualità fosse un grave reato.

Con questo articolo vogliamo dunque riscoprire tre grandi capolavori della scrittrice inglese, in cui tematiche femminili ed LGBT si intrecciano inconsapevolmente in un connubio straordinario.

1. La signora Dalloway (1925)

Già in La signora Dalloway, Virginia Woolf parla di tutte le debolezze interiori che una donna dell’alta società, come appunto Clarissa Dalloway, deve nascondere dietro la figura di insospettabile moglie di un deputato. Un’ospite perfetta, uscita la mattina per comprare dei fiori, in preparazione del banchetto della sera, ma i cui pensieri profondi e malinconici prendono il sopravvento sulla narrazione, dando origine a uno dei pilastri del romanzo psicologico. Clarissa Dalloway non si nega nemmeno l’amore per le donne, e il suo rapporto ambiguo con l’amica intima Sally ricompare puntualmente fra le pagine dell’opera.

« La cosa strana, a ripensarci, era la purezza, l’integrità del suo sentimento per Sally. Non somigliava a ciò che si prova per un uomo. Era completamente disinteressato, e inoltre, di una qualità che poteva esistere solo tra le donne, tra donne già adulte. Era un che di protettivo, da parte sua; sgorgava da un senso di solidarietà, dal presentimento di qualcosa che alla fine le avrebbe divise: parlavano del matrimonio come di una catastrofe. » In effetti, il tempo cambia le cose: sia Clarissa che Sally si sono sposate. Eppure Sally, ormai diventata Lady Rosseter, sembra conservare la propria individualità, sembra ancora disprezzare l’atteggiamento pretenzioso della classe media. La signora Dalloway ha anche ispirato il film di Stephen Daldry “The Hours”, uscito nel 2002. Nel film, il regista ripercorre la vita di Virginia Woolf al tempo della scrittura del romanzo in parallelo con la storia di altre due donne lontane nel tempo: Laura, negli anni ’50, alle prese con la depressione, e Clarissa, nel 2000, intenta ad organizzare un ricevimento a casa sua per la sera stessa. Due perfette signore Dalloway, che cercano di dimostrare invano tutta la propria forza in una società dalle regole ben definite: Laura è innamorata della vicina, ma deve sopportare i doveri di madre e moglie, mentre Clarissa deve prendersi cura dell’ex compagno malato di AIDS.

2. Le Onde (1931)

Altra opera, forse più sottovalutata, di Virginia Woolf fu Le Onde. Un romanzo fatto di soli monologhi, attraverso cui il lettore può scorgere la vita di sei amici divisi dal tempo, dall’infanzia all’età adulta. Non esiste una vera e propria trama, ma si tratta di un flusso di pensieri che si susseguono a ritmo, andando a costituire un’opera “rivoluzionaria”, come volle chiamarla Marguerite Yourcenar. Una relazione particolare si instaura soprattutto fra due protagonisti: Neville e Percival. Neville è un vero e proprio intellettuale, e darebbe tutta la propria passione per la cultura classica in cambio dell’amore di Percival, un eroe che muore durante una ricerca imperialista in India. Fra le pagine del romanzo si dispiegano innumerevoli pensieri d’amore che, sorprendentemente, non scossero in modo particolare la critica del tempo:

« [Neville:] Bisogna fare di tutto per respingere l’orrore dell’informe. Leggiamo dunque scrittori di romana severità e virtù, cerchiamo anche tra la sabbia del deserto la perfezione. Sì, ma a me la virtù e la severità dei nobili romani piacciono alla luce grigia dei tuoi occhi […]. Per me la poesia è la tua voce che parla. Tu sei Alcibiade, Aiace, Ettore e Percival. A loro piaceva viaggiare, hanno rischiato la vita a capriccio, e non erano neppure grandi lettori. Ma tu non sei Aiace, né Percival. Loro non arricciavano il naso, né si grattavano la testa con quel tuo gesto preciso. Tu sei tu. Questo mi consola della mancanza di molte cose. »

3. Orlando (1928)

Infine, fra i romanzi di Virginia Woolf che ancora oggi continuano a influenzare la cultura moderna c’è indubbiamente Orlando, la storia di un aristocratico che attraversa quattro secoli di storia, cambiando di volta in volta sesso e corte. Come potremo immaginare, la scrittrice approfitta dei vari passaggi storici per criticare anche la società patriarcale del suo tempo: come donna, Orlando troverà in una tribù nomade dell’Asia Orientale più libertà che nell’Inghilterra elisabettiana. Quello che oggi potremmo definire un romanzo “queer”, servì in realtà a Virginia Woolf per riflettere sul tema dell’intercambiabilità dei sessi, del confine sottile fra genere maschile e genere femminile soprattutto fra gli artisti. Lo stesso romanzo fu dedicato a Vita Sackville-West, poetessa con la quale Virginia intrattenne una profonda relazione amorosa, e ha ispirato l’omonimo film di Sally Potter, in cui Orlando è interpretato dall’attrice androgina Tilda Swinton.

« “Sei sicura di non essere un uomo?” le chiedeva ansioso, e lei gli faceva eco: “Possibile che  non sei una donna?” e quindi dovevano verificarlo senza ulteriori indugi. Perché ciascuno dei due era tanto sorpreso della subitanea simpatia dell’altro, ed era per entrambi una tale rivelazione che una donna potesse essere tollerante e schietta come un uomo, e un uomo bizzarro e acuto come una donna, che dovevano mettere subito la cosa alla prova. »

di Marco Nicosia

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