Non tutti i gay sono dei ventenni magri, glabri e ben rasati, anche se a fare capolino in una normale discoteca gay sembrerebbe proprio così. Il fenomeno risale agli anni ’80, quando la dittatura dei coniglietti da palestra sembrava imporsi sovrana; allora i bears, o orsi, sono stati messi da parte, e i loro grossi corpi pelosi hanno perso concupiscenza. In maniera esattamente opposta a quei modelli perfettini sulle copertine delle riviste gay, il bear tipico è barbuto (con una barba spesso cespugliosa), più robusto (a volte francamente ciccione), meno giovane, solitamente avvolto in jeans o pelle, e, almeno in teoria, essudante una irrefrenabile mascolinità.
Un orsacchiotto di mia conoscenza, uno splendido e peloso italiano con un bellissimo cazzo, mi disse: «L’ursinità è più popolare ora di quanto non lo sia mai stata, e lo è in tutto il mondo». Certo, c’è sempre stato chi preferiva gli uomini più corpulenti; di solito venivano chiamati “Chubby chasers” o “cacciatori di ciccioni”. Ma il fenomeno bear, come movimento, culto o comunità, è qualcosa di assolutamente nuovo. In un periodo in cui l’Aids ha reso le relazioni tra gli uomini gay e i loro corpi più problematiche, la mistica ursina celebra l’erotismo della carne.
La sessualità bear mette in luce una via di fuga creativa dalla competizione priva di sentimenti che si trova in altre parti della comunità queer. Come ha scritto Les Wright nel Bear Book, «Un atteggiamento ursino… seleziona e promuove l’intimità emotiva negli incontri sessuali… e sostiene dei rapporti primordiali mentre favorisce le situazioni del sesso casuale: incontri occasionali, sotterfugi, compagni di giochi, e simili».
E’ un fenomeno culturale unico della comunità gay. Alcuni etero smaniano per le donne grasse, ma la cultura ursina gay è molto più che un modo per eccitarsi. Dai primissimi giorni della rivista Bear, con il suo disinvolto motto “Naked hairy homo smut“, (“Oscenità omo pelose e nude”), c’è stata una vera e propria invasione di orsi: bar per orsi, libri e riviste per orsi, eventi per orsi come il Bear Pride di Chicago, le inevitabili montagne di merchandise per orsi, e la creazione di una sottocultura all’interno della sottocultura gay. E poi ci sono i sottogruppi nei sottogruppi: i cubs (orsi più giovani), gli otters (uomini pelosi ma più magri), e i muscle bears (esattamente ciò che il nome indica, orsi muscolosi).
Quindi, l'”ursinità” è qualcosa a metà tra un movimento sociale e un feticcio sessuale. Come tutti i movimenti sociali, ci sono divisioni interne, e alcuni orsi discutono all’infinito su chi è e chi non è un “vero” orso. Cosa conta realmente? La stazza, la pelosità, o l’atteggiamento? C’è persino una scala di valori ideata da qualcuno, che dà dei voti numerici a cose come la densità della peluria della barba o la circonferenza della pancia.
E come per tutti i feticci sessuali, l’attrazione per i tipi ursini può sconcertare coloro che non la condividono. Ma l’erotismo è, in un’accezione più estesa, un fenomeno determinato culturalmente. Ciò che si suppone risultare eccitante cambia col tempo:
molte porno star degli anni ’70, con i loro petti villosi e il corpo che non ha conosciuto steroidi, hanno ora un aspetto positivamente old-fashioned. Ma, come i pantaloni a zampa d’elefante, tutte le mode ritornano. Gli orsi hanno preso degli elementi che hanno avuto una valenza sessuale, come il look da boscaiolo della tipologia da quartiere Castro a San Francisco, o i segni virili del pelo corporeo e della barba, e hanno aggiunto un accento sulle dimensioni. Non quelle del pene, ma quelle del girovita.
Alcuni contestano il fatto che la nascita dei concorsi di bellezza per orsi e delle porno star bear, ripete la gerarchia sociale predominante cui il movimento originariamente si opponeva. E forse è vero. Ma passare un sabato sera in ritrovi (in)fami di famiglie d’orsi come il Lone Star Saloon di San Francisco rende subito chiaro che questi ragazzoni amanti del divertimento se la godono alla grande alla barba delle polemiche. E diciamocelo: al di là della politica, della spiritualità, e del cameratismo dei gruppi bear, alla fin fine ciò che conta è soprattutto il sesso. Grazie a Dio.
«Eccomi, sono grosso. Vieni a scoparmi, amico» dice Mister Bear. E chi siamo noi per contraddirlo?
di Simon Shephard – Gay.com UK
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