Domani 17 maggio sarà la Giornata Internazionale contro omofobia, bifobia e transfobia. Sarà il 14esimo anno in cui questa data verrà ricordata, dichiarata ricorrenza nel 2004 dall’Unione Europea. La data inoltre non è scelta a caso: il 17 maggio 1990 l’OMS eliminò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Giornata mondiale contro l’Omofobia e la Transfobia in Italia: il sondaggio di Gay.it
Gay.it ha interpellato oltre 1000 tra i propri lettori per mappare le dimensioni del fenomeno, e i risultati sono quelli di una vera e propria emergenza.
Almeno 1 persona LGBTQ+ su 2 (52%) nel corso della propria vita ha subito aggressioni a sfondo omofobo .
Tra questi la stragrande maggioranza degli episodi avvengono su minorenni
- circa un terzo (29,45%) del campione li ha subiti prima dei 14 anni,
- il 43% tra i 15 ed i 18 anni
Il 60,37% delle aggressioni infatti sono avvenute in ambito scolastico. Come riportano le dichiarazioni volontarie chieste agli intervistati alla fine del sondaggio, il 90% provengono dai compagni di classe e dai classici bulli, nella maggior parte dei casi per una sospetta omosessualità, talvolta a seguito di un coming out. Fatto importante: anche la denuncia ai professori e ai presidi non ha ottenuto risultati.
Ma la scuola non è l’unico ambiente: il 7,93% ha indicato la famiglia, il 4,27%il luogo di lavoro, l’1,83% è stata vittima di omofobia in discoteca o in altri locali, mentre un consistente 25,61% è stato aggredito in zone frequentate della città.
Le aggressioni verbali riguardano offese ad alta voce di fronte ad altre persone, minacce, sguardi negativi e commenti, oltre a inseguimenti con il solo scopo di mettere paura. Sono il 62,20% delle esperienze omofobe vissute.
Le aggressioni sfociano in violenza fisica nell’ 8,54% dei casi riportati.
Il 29,27% sono violenze psicologiche (prese in giro morbose e continuative, mobbing, stalking), non meno gravi e debilitanti sul lungo periodo.
Il dato preoccupante: non dire nulla di quanto accaduto
Il 75,61% degli intervistati ha affermato di non aver detto nulla a nessuno dopo l’episodio. Il 21,95% si è confidato con la famiglia o con gli amici, mentre solo l’2,4% ha denunciato il fatto alle autorità o a un’associazione gay.
Le reazioni
- Il 4,32% ha detto che i genitori o gli amici lo hanno convinto a denunciare il fatto alle autorità;
- Il 19,75% ha detto di ave ricevuto supporto dalla famiglia, ma anche l’intimazione di tenere segreto l’episodio;
- L’11,73% spiega che familiari e amici sono rimasti indifferenti;
- Per il 9,88% la colpa è loro, a causa del proprio comportamento.