Lo scorso febbraio la Corte d’Appello di Roma ha ufficialmente smentito il Ministero dell’Interno condannandolo ad applicare la dicitura “genitori” o altra dicitura che corrisponda al genere del genitore sulle carte d’identità elettroniche rilasciate a persone minorenni. 5 anni prima, con il governo Conte I, un decreto firmato dall’allora Ministro Matteo Salvini impose al posto di “genitori” la dicitura madre/padre sui documenti. All’epoca prese forma la fake news di “genitore 1 e genitore 2”, diciture mai comparse su alcun documento nazionale, alimentata dalla destra e da una stampa evidentemente complice, che ancora oggi continua a pubblicare titoli incredibilmente e a questo punto volutamente menzogneri.
“In cdm informativa Piantedosi su dicitura ‘genitore 1 e 2′”, scrive l’Ansa.
“Coppie gay, governo pronto al ricorso sulla dicitura “genitore 1 e genitore 2″”, rilancia TgCom.
“Genitore 1” e “genitore 2″ sulla carta d’identità: il governo impugna la sentenza”, titola IlGiornale.
“Via genitore 1 e 2, il Governo impugna la sentenza”, scrive LaRepubblica.
“Il governo contro «genitore 1 e 2» nei documenti”, si legge su Open.
E potremmo continuare. Da 5 anni la stampa nostrana alimenta una clamorosa bugia costruita ad arte da Matteo Salvini e ora cavalcata da quel governo Meloni che vede il leader leghista vicepremier nonché ministro delle infrastrutture.
Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha deciso di dare mandato all’Avvocatura dello Stato ai fini del ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello di Roma del 24 gennaio scorso. La Corte ribadì un concetto molto semplice: sulla carta d’identità di un bambino/bambina non possono essere indicati dati personali diversi da quelli che risultano nei registri dello stato civile.
“Una decisione sbagliata“, la definì Salvini, secondo cui “ognuno deve sempre essere libero di fare quello che vuole con la propria vita sentimentale, ma certificare l’idea che le parole ‘mamma’ e ‘papà’ vengano cancellate per legge è assurdo e riprovevole“. Peccato che “mamma e papà” non ci siano mai stati scritti, sulle carte d’identità dei minori, fino al suo decreto del 2019.
Poi una coppia di mamme si è rivolta prima al TAR del Lazio e successivamente al Tribunale di Roma, esigendo l’emissione di un documento d’identità che rispecchiasse la reale composizione della loro famiglia. Già in primo grado il Tribunale accolse la richiesta delle mamme, dichiarando di fatto illegittimo il decreto in quanto il documento emesso “integra gli estremi materiali del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico”. Oltre alla conferma della sentenza in Appello, il Ministero è stato condannato al pagamento delle spese processuali.
Ora il governo Meloni prepara il ricorso in Cassazione, proseguendo la sua folle e insensata guerra alle famiglie arcobaleno d’Italia, alle sue mamme, ai suoi papà e soprattutto ai loro figli innocenti.
“Come giustificare questo ennesimo spreco di denaro pubblico da parte del Ministro Piantedosi se non come l’ennesimo tentativo disperato di difendere i capricci dell’allora Ministro dell’Interno Salvini?”, il commento di Famiglie Arcobaleno. “Fu infatti lui nel 2019 a sostituire la parola “genitori”, da sempre presente sulle carte di identità dei minori, imponendo “madre e padre” al solo scopo di attaccare e discriminare le famiglie arcobaleno e quelle formate da un solo genitore. I componenti di questo governo ogni giorno decidono di attaccare i nostri figli e figlie privandoli di tutele, riconoscimenti legali e anche della loro identità personale e famigliare. Quanto ancora dovremo sopportare questi soprusi da chi dovrebbe solo riconoscere la piena eguaglianza dei bambin* e dei ragazz* con genitori dello stesso sesso, come già sollecitato dalla Corte Costituzionale?“.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.