Le terapie di affermazione di genere migliorano la qualità della vita del 98% delle persone transgender e gender non conforming

I risultati del più ampio studio su persone transgender e gender non conforming condotto negli Stati Uniti su un campione di oltre 90.000 partecipanti.

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Il principale disagio affrontato dalla comunità transgender deriva dalla discriminazione sistemica | Foto di Amnesty International
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A meno di un anno dalle elezioni presidenziali USA e a pochi giorni dalla tragica scomparsa di Nex Benedict, giovane non-binariǝ e nativǝ americanǝ vittima della transfobia dilagante negli stati a maggioranza repubblicana, l’indagine più ampia mai condotta negli Stati Uniti sulle persone transgender rivela le reali condizioni di vita e le esperienze in un momento di intensificato dibattito e contestazione sui diritti della comunità LGBTQIA+ – spesso strumentalizzata e attaccata dalla destra conservatrice americana per raccogliere consensi.

Il rapporto “2022 US Transgender Survey Early Insights“, realizzato dal National Center for Transgender Equality, ha coinvolto un numero senza precedenti di 92.329 individui transgender, sia binariǝ che non binariǝ, di età pari o superiore ai 16 anni residenti negli Stati Uniti.

Lǝ intervistatǝ hanno fornito informazioni riguardanti vari aspetti della loro vita, inclusi la situazione familiare, l’accesso alle cure sanitarie, le opportunità di lavoro, l’educazione, e le condizioni abitative.

Nonostante un numero significativo di persone transgender che hanno intrapreso un percorso di transizione esprima soddisfazione per la propria vita, il rapporto evidenzia come la comunità trans continui a interfacciarsi con notevoli disparità e discriminazioni in varie aree della società americana.

La vita dopo e durante la transizione

Il sondaggio ha evidenziato un alto livello di soddisfazione di vita tra coloro che hanno intrapreso un percorso di transizione di genere.

Infatti, il 94% dellǝ intervistatǝ che hanno vissuto almeno per un certo periodo nel genere con il quale si identificano, diversamente da quello assegnato alla nascita, ha dichiarato di sentirsi “molto più soddisfattǝ” o “un po’ più soddisfattǝ” della propria esistenza.

Tra questi, una considerevole maggioranza, pari al 79%, ha indicato di provare il massimo grado di soddisfazione.

Il rapporto sottolinea che una minoranza dellǝ intervistatǝ, solamente il 3%, ha espresso minor grado di soddisfazione rispetto alla propria vita, specificando che l’1% si sente “un po’ meno soddisfattǝ” e il 2% “molto meno soddisfattǝ”.

In aggiunta, il documento evidenzia che “quasi tutti” gli individui che al momento del sondaggio stavano seguendo un trattamento ormonale, il 98% per l’esattezza, hanno testimoniato un incremento nella soddisfazione di vita grazie alla terapia ormonale intrapresa per allinearsi maggiormente alla propria identità di genere o per supportare il proprio percorso di transizione.

Tra lǝ intervistatǝ, l’84% ha dichiarato di essere “molto più soddisfattǝ” della propria vita durante il trattamento ormonale, mentre il 14% ha espresso di sentirsi “un po’ più soddisfattǝ”. Una frazione minore dell’1% dellǝ intervistatǝ ha invece indicato che il trattamento ormonale ha avuto come effetto una riduzione della loro soddisfazione di vita.

Discriminazioni e maltrattamenti verso la comunità transgender

I dati emersi dal rapporto giungono in un contesto in cui diversi stati hanno adottato legislazioni che restringono o proibiscono le terapie di affermazione di genere.

Nonostante le preoccupazioni espresse dall’ONU, secondo la Human Rights Campaign nel 2024 sono infatti già state presentate nelle Camere statali circa 130 proposte di legge volte a limitare i diritti della comunità LGBTQIA+. Questo confrontato con l’anno precedente, in cui sono state introdotte 225 proposte.

Una precedente indagine condotta dal Trevor Project, organizzazione dedicata alla prevenzione delle crisi e del suicidio tra lǝ giovani LGBTQ+ sotto i 25 anni, ha evidenziato che l’85% dellǝ giovani transgender e non binariǝ ha riferito come i dibattiti riguardanti i diritti della comunità T, quando dirottati in negativo, abbiano un impatto devastante sulla loro salute mentale. 

Tornando al 2022 US Transgender Survey Early Insights, il 40% dellǝ intervistatǝ ha rivelato di aver valutato la possibilità di trasferirsi a causa di discriminazioni o disuguaglianze subite nel proprio luogo di residenza, mentre il 10% ha confermato di aver già cambiato residenza per lo stesso motivo.

La preoccupazione persiste invece tra le famiglie con bambinǝ transgender e gender non conforming, che si trovano a cercare assistenza medica al di fuori degli stati in cui il diritto alll’affermazione di genere è estremamente limitato, tra cui Florida, Virginia, Texas, Ohaio e Carolina del Nord.

Oltre un terzo dellǝ intervistatǝ, precisamente il 39%, ha dichiarato di aver subito molestie online legate alla propria espressione o identità di genere nei 12 mesi antecedenti l’indagine, mentre il 30% ha riferito di essere stato oggetto di molestie verbali nello stesso lasso di tempo.

Quasi il 60% dellǝ intervistatǝ, di età compresa tra 16 e 17 anni ha inoltre riferito di aver affrontato maltrattamenti o esperienze negative a scuola.

Tra i disagi più riportati, molestie verbali, aggressioni fisiche, bullismo online, il diniego del diritto di vestirsi in conformità alla propria identità o espressione di genere, personale didattico che si rifiuta di usare i nomi o i pronomi scelti dagli studenti, o la negazione dell’accesso ai servizi igienici o agli spogliatoi che corrispondono alla loro identità di genere.

La maggior parte dellǝ intervistatǝ (62%), indipendentemente dall’età ha espresso di sentirsi “molto a disagio” o “un po’ a disagio” nel ricercare l’assistenza di figure autorevoli (dirigenti scolasticǝ, datorǝ di lavoro, forze dell’ordine) quando necessario, attribuendo questo disagio alla propria espressione o identità di genere.

Salute e sicurezza

Interrogati sulle proprie esperienze in ambito sanitario, quasi metà dellǝ intervistatǝ, il 48%, che avevano consultato un operatore sanitario negli ultimi 12 mesi, ha rivelato di aver vissuto almeno un’esperienza negativa legata alla propria identità di genere.

Tra le situazioni negative menzionate figuravano: “il rifiuto all’assistenza sanitaria, episodi continuati e deliberati di misgendering, professionisti sanitari apertamente transfobici“.

Quasi un quarto degli intervistati ha dichiarato di aver evitato di ricorrere a cure mediche nell’anno precedente nonostante ne avesse necessità, per timore di subire maltrattamenti. Inoltre, il 28% ha ammesso di non essersi rivolto a un medico nello stesso arco temporale a causa degli elevati costi associati.

Il rapporto ha altresì evidenziato che il tasso di disoccupazione tra gli intervistati era significativamente più elevato rispetto alla media nazionale, attestandosi al 18%, quasi cinque volte superiore.

La vasta campagna di disinformazione portata avanti da alcuni esponenti repubblicani viene nuovamente contraddetta da dati e prove statistiche, che ribadiscono come il principale disagio affrontato dalla comunità transgender derivi dalla discriminazione sistemica. Al contrario, l’accesso alle terapie di affermazione di genere si rivela un fattore chiave nel migliorare significativamente la qualità della vita di coloro che ne beneficiano.

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