Over the Rainbow – 10 discorsi dal Pride arriva in libreria: intervista a Gianmarco Capogna

Da Sylvia Rivera ad Harvey Milk, passando per Lady Gaga, Barack Obama, Franco Grillini e tanti altri. Arriva in libreria "Over the Rainbow - 10 discorsi dal Pride" di Francesca Druetti.

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Curato da Francesca Druetti, con le illustrazioni di Tommaso Catone ed edito da People, Over the Rainbow – 10 discorsi dal Pride è un libro che vuole offrire il proprio contributo alla lotta per i diritti della comunità lgbtqi+, dando voce ad alcuni protagonisti del movimento, supporter e alleati: Sylvia Rivera, Harvey Milk, Lady Gaga, Barack Obama, Franco Grillini, Alexandria Ocasio-Cortez, Ian McKellen, Porpora Marcasciano, Gianmarco Negri e Olly Alexander.

La potenza dei 10 discorsi raccolti ci aiuta a comprendere come da Stonewall a oggi tanto è stato fatto ma molto è ancora da fare. “Celebriamo sempre l’Orgoglio, facciamolo con la consapevolezza che ogni piccolo gesto può contribuire a dare forza alla nostra battaglia e a tutte quelle persone che ancora non si sentono libere o sicure di vivere appieno il proprio orientamento o la propria identità. Facciamolo per ricordare a tutte, tutti, tutt*, che siamo stat*, siamo oggi e saremo per sempre Favolos* e Ribell*“.

Il libro è disponibile in pre-order per l’edizione cartacea, mentre è già acquistabile in formato ebook in tutte le maggiori piattaforme. Francesca Druetti, Laureata in Società e Culture d’Europa presso l’Università degli Studi di Torino, è un’attivista, transfemminista, militante per i diritti di tutti e tutte. Impegnata con Possibile, perché lo spazio, se non c’è, bisogna prenderselo, e se è color lampone, è ancora meglio. Tommaso Catone, Laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano e diplomato presso la Scuola del Fumetto di Milano, ha invece fino ad oggi collaborato con diverse realtà realizzando vignette, illustrazioni, grafiche e campagne di comunicazione. Oltre alla copertina di Over the Rainbow pubblichiamo a fine post anche un’illustrazione di Tommaso, dedicata all’iconica Sylvia Rivera.

Ai discorsi dal Pride si aggiungono anche i contributi tematici di Luca Paladini, portavoce de “I Sentinelli”, e di Gianmarco Capogna, esperto di politiche europee di non discriminazione e portavoce di Possibile LGBTI+ che abbiamo qui intervistato.

Intervista Gianmarco Capogna

Da esperto di politiche europee di non discriminazione nonché portavoce di Possibile LGBTI+, qual è stato il tuo contributo tematico per Over the Rainbow.

Il libro “Over the Rainbow – Dieci discorsi dal Pride, edito da People, nasce con la volontà di dare un contributo al mese del Pride 2020 che abbiamo vissuto in un modo diverso dal solito. Francesca Druetti è stata abile nel costruire un filo narrativo capace di muoversi nel tempo e nello spazio, dando voce e facendo parlare direttamente i protagonisti del Pride. Nei discorsi troviamo attivist* ed icone della comunità cosi come alleati. Il mio contributo tematico introduce il libro, insieme a quello di Luca Paladini de I Sentinelli, e prova a porre l’accento sul senso del Pride tra libertà e liberazione che sono due elementi centrali della lotta per l’uguaglianza che ci accompagna come comunità da Stonewall fino ai giorni d’oggi. Nonostante le limitazioni, anche in questo 2020, abbiamo ribadito che il nostro Orgoglio resiste e non arretra. Ci siamo ritrovati in una piazza virtuale (anche in qualche piazza fisica, ma in pochissimi casi) e ci siamo uniti da un capo all’altro del mondo. Questo è il grande significato del Pride: riscoprirsi comunità, come è un po’ il senso del mio contributo tematico che intreccia una riflessione sul senso delle nostre marce e sulla necessità di non fermarci fintanto che ogni persona oppressa sia non sia davvero libera. Tutto il libro è un percorso di riflessione che lasciamo a disposizione del lettore/lettrice dal quale attendiamo una propria chiave di lettura sul senso del Pride che ognuno di noi vive in maniera personale unendo la propria voce a quella di tantissime altre persone che in 51 anni hanno affollato, in tutto il mondo, le rivendicazioni per l’uguaglianza. Non mi addentro oltre per lasciare un pochino di curiosità al lettore/lettrice che può acquistare il libro sullo store online di People o in formato ebook in tutte le maggiori piattaforme.

Il Pride Month è appena concluso, e a 50 anni dalla prima storica parata c’è ancora chi si domanda “l’utilità” di un Pride. Cosa rispondi a chi punta il dito contro una manifestazione pacifica, inclusiva, colorata.

Pride è orgoglio ma anche Liberazione e fino a quando ci sarà anche una sola persona vittima di oppressione sarà una manifestazione che ha motivo di esistere. In questo senso, essendo profondamente convinto che le battaglie LGBTI+ siano necessariamente e intrinsecamente intersezionali, trovo molto importante che il Pride Month si sia legato in maniera inequivocabile al movimento Black Lives Matter. I nostri Pride servono anche per la liberazione delle nostre sorelle e dei nostri fratelli afroamericani come per le persone che in tutto il mondo vengono oppresse per il colore della pelle, per il sesso, l’orientamento sessuale, l’identità di genere. Non è un caso che anche il libro “Over the Rainbow” raccolga questo filone narrativo intersezionale e lasci idealmente una pagina vuota per tutti i discorsi da Pride che non abbiamo mai sentito e che non sono mai stati scritti perché ancora in troppi Paesi nel mondo l’omosessualità viene considerata reato. I nostri Pride servono anche a loro e per questo dobbiamo continuare a ricordare che la prima volta fu rivolta.

”C’è chi pretende diritti esibendosi in volgari forme di trasgressione”, ha attaccato giorni fa Alessandro Di Battista, attaccando proprio i Pride. E all’ex deputato 5 stelle, invece, cosa vuoi dire.

In questi anni di impegno nelle associazioni prima ed in politica poi, ho imparato che la credibilità si misura nella capacità di esprimersi su argomenti conosciuti, studiati, approfonditi. A Di Battista, ma come lui si potrebbe estendere a tanti altri, mi sento di consigliare di conoscere la storia dei movimenti sociali e rivoluzionari come è quello della comunità LGBTI+ prima di lanciarsi in giudizi o consigli non richiesti. Il primo Pride fu rivolta e quella notte al Village di New York (ma potremmo citare anche i Moti di Compton a San Francisco del 1966) erano capeggiati da drag queen e travestiti, da sex worker latin* e afroamerican*, da quelle soggettualità che la società considerava in maniera dispregiativa “checc**” o freak. I Pride nascono da lì, quella sera nello Stonewall mentre la polizia effettuava la canonica retata, nessun* si è chiesto se i moti dovessero essere sobri o trasgressivi. Tutto è iniziato dal lancio di un tacco (la leggenda è diventata più forte della storia) e per un week end nel Village fu rivolta. Ma oltre questo, Pride è rivendicazione anche di dire che non vogliamo conformarci ad una società basata sull’immagine dell’uomo bianco, eterosessuale, maschilista, borghese ma che vogliamo viaggiare tra i generi, tra i ruoli, rivendichiamo i nostri corpi, tutti diversi ma favolosi, come strumento di lotta politica. I Pride mettono in discussione secoli di impostazione sociale, è normale che i più conservatori avranno sempre difficoltà ad accettare le nostre marce che poi sono una festa perché ci celebriamo nella nostra unicità.

Insomma, non sempre è necessario lanciarsi in analisi non richieste. Aggiungo, però, un elemento politico imprescindibile. L’uscita di Di Battista, che non è comunque l’unica e riguarda anche persone della comunità (ahimè), sposta anche il dibattito su una concezione antica e superata dei diritti per cui essi vanno concessi sulla base di un comportamento moralmente accettabile. Ecco su questo sono più serio e netto: i diritti esistono in quanto tali e noi li rivendichiamo in quanto cittadine e cittadini, in quanto essere umani. Non accenteremo mai che chi detiene il potere si permetta di valutarne il riconoscimento sulla base di una concezione etica o morale. Noi i nostri diritti li rivendichiamo totalmente, allo stesso modo pretendiamo piena uguaglianza e pieno rispetto delle nostre vite, dei nostri corpi, della nostra dignità.

Luglio 2020 è un mese importante, perché la legge contro l’omotransfobia che noi tutti attendiamo da 30 anni arriverà finalmente alla Camera dei Deputati. Sei fiducioso per l’approvazione di un DDL possibilmente completo, che non scenda a compromessi?

Il testo unificato depositato il 1 luglio da Zan che mette insieme le diverse proposte presenti in Parlamento è sicuramente frutto di un lavoro di mediazione e sintesi che immagino sia stato tutt’altro che semplice. Conosciamo tutte e tutti le opposizioni, interne ed esterne, a proposte in merito ai diritti civili nel nostro Paese. Come Possibile abbiamo ritenuto che la linea migliore fosse quella di attendere l’effettivo deposito del testo per esprimere una posizione politica chiara nel merito, come siamo abituati a fare. Come abbiamo dichiarato pubblicamente, il testo unificato rappresenta una buona base che ci sentiamo di sostenere, nonostante, per coerenza va sottolineato, abbiamo sempre ritenuto molto importante che quel testo contenesse anche un preciso riferimento alla propaganda d’odio e auspicavamo anche alla messa al bando delle terapie di conversione. In ogni caso, ci sembra un testo con una visione che non si esaurisce al solo ambito giuridico e penale ma si apre anche ad interventi più strutturali in ambito sociale e culturale, di difesa delle vittime di odio e sostegno ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Abbiamo anche apprezzato che il sistema di tutela contro l’odio includesse sesso, genere, orientamento sessuale ed identità di genere perché questa è una emergenza che coinvolge diverse soggettualita’ anche in chiave di discriminazione multipla. Ci sentiamo, con un giusto senso di responsabilità, di sostenere il testo e chiediamo alla maggioranza di blindare quanto più possibile la discussione per difendere il testo e farlo approvare nel minor tempo possibile. Ovviamente la nostra posizione non può prescindere dal fatto che nessun compromesso al ribasso è accettabile, non solo per una questione di principio ma anche per una necessità politica molto semplice: dietro questo testo ci sono persone, storie di vita vissuta, di odio e violenze affrontate. La politica deve dimostrarsi responsabili verso chi ogni giorno affronta odio e discriminazioni, questa legge è la loro, la nostra, legge.

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