L’8 Marzo è la giornata internazionale dei diritti della donna.
Cosa significa per la comunità LGBTQIA+?
Significa che lottiamo l’unə affianco all’altrə, rispondendo insieme allo stesso sistema che opprime, non tutela e cancella chiunque si sottrae alle aspettative dello status quo.
Lottiamo perché la nostra è una battaglia transfemminista, fatta da e insieme alle persone transgender, ancora oggi lasciate indietro – anche all’interno della stessa comunità.
Lottiamo contro la disinformazione di una classe politica che proclama fantomatiche ‘ideologie gender’, divide i diritti in compartimenti stagni, rivendicando la libertà di una donna solo se cisgender, bianca e abile.
Lottiamo per una rappresentazione che non si limiti al contentino di una quota, ma passi direttamente microfono e palco alle nostrə compagnə, rendendolə non più oggetto ma soggetto delle proprie storie.
Lottiamo per un’autodeterminazione che non dipenda da sguardo o proiezioni altrui, ma sia veicolata da quellə stessə soggettività ogni giorno banalizzate dalla narrazione dominante.
Lottiamo per gli innumerevoli crimini d’odio transfobico, figlio dell’odio contro le donne.
Lottiamo per tutte lə nostrə compagnə lesbiche e bi, costrettə a scontrarsi con una società fallocentrica e patriarcale (altre facce della stessa medaglia), e con una rinnovata misoginia reazionaria.
Lottiamo per quellə compagnə resə ancora oggi invisibili da una rappresentazione che oscura chiunque non sia un maschio perfettamente conforme agli standard canonici (anche negli ambienti LGBTQIA+).
Lottiamo per osservare il mondo attraverso una nuova lente, mettere in discussione i nostri bias – partendo da quella misoginia interiorizzata che la comunità gay continua ad assecondare.
Lottiamo per liberarci tuttə. Non solo oggi. Coraggio.
Foto di Aldebaran S su Unsplash
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