Esattamente venti anni fa, nel gennaio 1980, usciva Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli. Lo scandalo che suscitò, e che costò un sequestro del libro per oscenità, era dovuto al linguaggio diretto e alla esplicita tematica omosessuale. Ma in realtà Tondelli, discreto e tormentato, non scelse mai, nella sua vita, la “militanza”. La decisione di raccontare storie di omosessuali, quindi, oltre che mossa da una forte componente autobiografica, fu certamente una necessità ponderata stilisticamente. Il narratore tondelliano, infatti, non si misura quasi mai con la battaglia ideologica, rinuncia a rivendicare apertamente la “differenza”. L’omosessualità si attua a livello del “vissuto” dei personaggi, è manifestazione naturale del loro modo di sentire. La differenza, laddove esiste, è un fatto di anima e di percezione. L’estrema coerenza, fin dai primi racconti, dei temi dell’irrequietezza, dell’amore come tensione alla scoperta di sé, del forte senso del divino, cercato tra gli uomini e le loro pulsioni, sono un fil rouge che dona all’opera complessiva una chiave di lettura specifica e una notevole compattezza. Proprio questa continua ricerca si arena di fronte alla consapevolezza delusa di un’ossessione nostalgica che non trova mai, salvo in alcuni brevi attimi, completo compimento. L’omosessualità tondelliana, dunque, ha ragioni stilisticamente più profonde e tormentate di quanto non possa apparire al primo sguardo. La rilettura del mondo attraverso gli occhi di un “diverso”, permette di raccontare l’amore e i suoi drammi schivando la banalità del “già detto”. «È assoluto, non si può comandare, accelerare, evitare, guidare. L’amore è totalità e pienezza»; è specchio di sé, di una propria capacità di cogliere l’essenza delle cose e degli affetti in modo sofferto e nostalgico. L’amore omosessuale nei romanzi di Tondelli si libra grazie al punto di vista privilegiato del “diverso”, al di sopra del facile “impasse” del sentire collettivo, che secoli di letteratura amorosa e di un pensiero comune stancamente codificato, avevano appesantito e privato di ispirazione. Questa tensione interna è manifestazione, allo stesso tempo, di un bisogno mistico che non sempre si esprime nei romanzi in forma diretta, e si realizza nella ricerca costante dell’altro e nella rassegnazione delusa della consapevolezza che non sarà mai possibile possederlo completamente, che sarà sempre drammaticamente e irrimediabilmente altro da noi stessi. L’incontro fisico, allora, sarà anche scontro. Il momento esatto prima della completa intimità, della scoperta reale dell’altro, è gravato dal «timore di quanto sta per accadere, la paura di rovinare tutto se mai non si giungesse a trovarsi nella prova estrema del confronto dei corpi. È il momento del silenzio prima della lotta». Le parole esistono per spiegare tutto questo, ma giacciono nel fondo, cristallizzate nell’atto umano della completezza.
È un breve momento; l’attimo spaventosamente felice della consapevolezza: tutto il senso della vita e la tensione religiosa di Tondelli si realizzano nella «quiete ansimante» del corpo dell’amato, «nel piacere di essere accolto, finalmente nel mondo di un altro». Poi non vi sono che addii, come accade in Pao Pao, dove l’imbarazzo virile di dirsi l’affetto e il bisogno di amicizia trovano un disperato sfogo negli abbracci e negli sguardi «a voler trattenere nel pensiero un viso, una mano, una parola e pensare che tutto quel tempo dell’affiatamento e delle carinerie e degli amori era già finito, quindi ti guardo ti guardo perché mi pare – dannazione – di non averlo fatto mai». Tondelli oppone all’amaro disinganno racchiuso in ogni abbandono la continua e sofferta ricerca di assoluto, unica difesa continuamente disillusa contro la solitudine; «poiché l’amore è come un dono degli dei che si muove sulle ali del vento sempre inafferrabile e sempre inseguito; l’amore non è mai là dove lo cerchiamo e vola via da dove lo crediamo. Proprio per questo e dell’amore e degli dei dobbiamo imparare a fare senza».
BIBLIOGRAFIA
“Altri libertini” e “Pao Pao” sono editi da Feltrinelli;
“Rimini”, “Camere separate” “Un weekend postmoderno” e “L’abbandono” sono editi da Bompiani;
la bibliografia completa al
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